You needed me
Oooh, you needed me
Feel a little more, and give a little less
(Rihanna)
Tratto dallo splendido ANTI, Needed Me è l’ultimo tra i video realizzati per il nuovo lavoro sulla lunga distanza pubblicato da Rihanna e il primo diretto da Harmony Korine per l’artista barbadiana.
Girato interamente in slow motion, procede da una dimensione deformata della memoria, politica e personale, come in buona parte dei lavori brevi dell’autore americano, da Sunday per i Sonic Youth, passando per Living Proof di Cat Power, fino a quella che rimane una delle sue clip più intense, No More Workhorse Blues, girata per Bonnie “Prince” Billy, dove il lavoro sull’immagine sottoposta al movimento dello “scrub” assumeva un valore peculiare nella rilettura dei mezzi analogici (VHS e altri strumenti consumer) attraverso una percezione del tempo già digitalizzata.
Needed Me non evidenzia più quella cicatrice attraverso un processo di ri-mediazione, ma espande un segmento di Spring Breakers, sostituendo il punto di vista di James Franco con quello di Rihanna. Korine allarga quindi la prospettiva su quell’ambiente tribale che veniva nascosto dalla superficie patinata del suo ultimo lungometraggio, azzerando il contrasto e portando in superficie il sottosuolo. In Spring Breakers erano i segni lasciati dal passaggio in/visibile dei Die Antwoord, già parte del bellissimo Umshini Wan, il corto diretto da Korine nel 2012: targhe, anelli, tatuaggi, spaccature urbane, segni, sovrimpressioni, brutte motion graphics, nascondevano quello che al contrario è del tutto esplicito nel film di Neil Blomkamp e che riserva una parte importante al duo boero.
In “Needed Me” bikers con maschere mostruose emergono dall’inferno e vengono fagocitati dalla superficie liscia di un video dalla fotografia hi-tech che diventa più drammatico rispetto a Spring Breakers, sfrontatissima elegia parafiliaca.
Rihanna, artista dalla personalità fortissima capace di riscrivere in corso d’opera i propri video cacciando a calci in culo filmaker con le idee poco chiare, era forse più vicina allo spirito di Korine con il suo (splendido) Pour it up, mentre in questo caso il regista americano si avvicina al mondo della cantante barbadiana rendendo esplicita la liberazione femminile dal male attraverso il male, che ha caratterizzato il suo percorso fino ad ora, anche quando si è trattato di esprimere la furia di un corpo posseduto; basta guardare con attenzione il video di What Now per capire come miss Fenty spezzi, letteralmente, i margini dell’inquadratura con la sua furibonda presenza performativa, una prossimità “pericolosa” all’occhio dell’autore, vicina all’appropriazione del punto di vista e che forse riusciva solo a Madonna.
Korine in questo caso sembra più interessato a creare una soggettiva libera di questo universo preparando lo spazio scenico per l’attraversamento imponente di Rihanna e opponendo lo spazio architettonico al corpo statuario della Fenty. Più esplicitamente, il gioco con l’immaginario mafioso, che per Rihanna come per buona parte della cultura R’n’b coinvolge numerosi aspetti, include anche il discorso amoroso, oggetto centrale di tutti i brani contenuti in ANTI.
In questo appiattimento sulla superficie dell’ultimo Korine è presente un’ulteriore lettura di quel contesto, con la tendenza a portare sullo stesso piano mondi (anche visuali) diversi, sbarazzandosi di quell’ipocrisia tipica di chi si immagina ancora una “questione morale”, pur sapendo che il codice mafioso regola le nostre vite, anche quelle sentimentali, fatte di ricatti, compromessi e giochi di potere; val la pena renderle esplicite.
L’attitudine “punk” può quindi essere assorbita in questo girone infernale, l’ultimo film di Hillcoat è chiarissimo in questo senso. Per chi si era immaginato che Korine scherzasse mentre metteva in bocca a James Franco l’apologia di Britney Spears, magari inventandosi qualche giustificazione post-moderna fuori tempo massimo per intortare il “lettore critico” e distanziarsi dall’esuberante energia di un testo ludicamente e orgogliosamente osceno, questo video tutto superficie e niente più e uno straordinario scaracchio in gola e ci racconta cosa siamo diventati o cosa potremmo diventare.