lunedì, Novembre 18, 2024

Neil Holyoak – Rags across the sun: la recensione

Il losangelino Neil Holyoak stanziato a Montreal debutta nel 2003 con These Mountains look the same raccolta di bozzetti folk a cui faranno seguito altri tre album concepiti nello stesso modo. Rags across the sun è il quinto lavoro di Holyak e non aggiorna molto il suo songwriting intimista di derivazione country e con una malinconia invernale di fondo. Influenzato da Townes Van Zandt, del quale propone una personale rielaborazione di Only Him or Me, si fa accompagnare dalla pedal steel di Michael Begin, dal drumming leggerissimo di Lewis Handford, il basso di Tamara Sandor e dalla sua voce eterea, sempre sullo sfondo a raddoppiare le linee melodiche di Neil. La scrittura di Rags Across the sun è di matrice fortemente paesaggistica, cristallina come i picchi innevati tra Stati Uniti e Canada, si affida ad un intarsio vocale semplice e di vocazione innodica con più di un riferimento alla tradizione bluegrass e a tutta l’autenticità che ne consegue. A questa tendenza si affianca una notevole capacità di elaborazione degli arrangiamenti, partendo proprio da una strumentazione che non eccede mai. È il caso di Jeremy Song e della successiva Empress of Love che dopo una partenza vicina ai modi di Van Zandt, diventa una cavalcata percussiva fuori dagli standard sommessi di tutto l’album. Rags across the sun ha la forza essenziale del racconto a veglia e della compenetrazione tra i ritmi del cuore e quelli della natura; un equilibrio essenziale, che concepisce lo spirito creativo come una diretta emanazione di un approccio diretto e onesto.

Ugo Carpi
Ugo Carpi
Ugo Carpi ascolta e scrive per passione. Predilige il rock selvaggio, rumoroso, fatto con il sangue e con il cuore.

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