Se ci consentite la sintesi, Alessandro “Asso” Stefana è il chitarrista che più di altri in Italia si è avvicinato alla sperimentazione “tattile” di Marc Ribot, creando paesaggi sonori inusitati, tra elettricità e dilatazioni ambient. Mentre Cristiano Godano è il musicista che per primo ha fatto suoi, entro i nostri confini, i principi estetici e poetici delle sonorità noise esplose oltreoceano tra la fine degli anni ottanta e i primi anni novanta, con un nuovo lessico tarato su velocità diversamente urbane. Non era scontato che si incontrassero sulla passione comune per Neil Young, ma in qualche modo può essere considerato nell’ordine delle felici probabilità.
Non è necessario ricordare l’amore di Lee Ranaldo, Thurston Moore e soci per un album come re-actor, tra quelli considerati erroneamente minori nella vastissima discografia del grande autore canadese, ma evidentemente capace di aprire una breccia nel cuore delle nuove gioventù soniche per forza e capacità di sintesi. Difficile riassumere in poche righe “cosa sia” il trovatore di Toronto attraverso i decenni della sua prolifica attività, basterà quindi ricordare l’influenza transculturale esercitata sulle generazioni vicine e lontanissime dalla sua.
Cristiano Godano e Alessandro “Asso” Stefana, mentre erano al lavoro sull’undicesimo album dei Marlene Kuntz, si sono ritrovati sul terreno di una passione comune, quella per la musica di Young, sviscerato e approfondito in termini strutturali e poetici.
Godano ha più volte dichiarato il suo amore giovanile per Young e come la parte più violentemente elettrica di Rust Never sleeps sia stata in qualche modo il suo battesimo con il rumore. Lo aveva già celebrato nei live condivisi con Giancarlo Onorato, eseguendo la cover di Out on the weekend, uno dei classici più intensi di Harvest.
L’idea di una riscrittura intima e profonda di questo universo creativo nasce quindi dal confronto in studio tra i due musicisti italiani e da un concerto estemporaneo allestito nella residenza dove prendeva corpo il nuovo disco dei Marlene.
Quella piccola ma intensa esperienza convince il duo a organizzare un tour in giro per la penisola.
Nasce quindi “Journey Through The Past The Tour“, titolo preso in prestito dal film girato in 16mm dallo stesso Young nel 1973 e che insieme al disco, raccoglie prove, backstage esibizioni live dal 66 fino a oggi, oltre ad una serie di frammenti anti-narrativi. Realizzato con lo spirito crudo e spontaneistico che aveva caratterizzato Time fades away, è tra le altre cose un manifesto del rapporto non riconciliato di Young con l’industria discografica. Questa irriducibile autonomia ci immaginiamo abbia spinto il duo Godano / Stefana a sceglierlo come titolo del loro show, che è un’incursione acustica e intima nel repertorio Younghiano, ma con il propellente della riscrittura che lo colloca fuori dalla cornice del semplice tributo.
Nella setlist classici come Hey Hey, My My, Comes a time, You and Me, Harvest Moon, Cowgirl in the sand, Old Man, Heart of gold, Helpless, la bellissima The Needle and the Damage Done, ma anche brani meno frequentati Through My Sails incursione acustica dal rumorosissimo Zuma, See the Sky About to Rain e For the Turnstiles tratte da On the Beach, uno dei tre tasselli dell’oscura Ditch trilogy,
In alcune delle date precedenti, il concerto si è chiuso con un encore costituito da una selezione di brani tratti dal lavoro solista pubblicato nel 2020 da Cristiano Godano. Mi ero perso il cuore, prodotto da Gianni Maroccolo e Luca Rossi è in effetti un disco che trae linfa dall’amore per Dylan e Young e rappresenta il coronamento di questo omaggio autoriale al grande musicista canadese.
Journey through the past the tour oggi 25 maggio 2023 fa tappa a Firenze, nella suggestiva cornice dell’anfiteatro Ernesto De Pascale, nel polmone verde fiorentino del parco delle Cascine.
Si tratta di uno degli eventi del contenitore Ultravox di cui abbiamo parlato da questa parte ed è ad ingresso gratuito.
Il concerto comincia alle ore 21:00 e per chi viene in auto e in moto, è disponibile un parcheggio custodito in Via Dell’Aeronautica, a cento metri dal palco
[la foto dell’articolo è uno scatto di Michele Piazza, fornito da Ufficio Stampa Marco Mannucci]