Sam Davis & Tom Andrew sono due artisti formidabili. Tom Andrew in particolare lavora sfruttando la tecnologia motion capture, affrontata con una metodologia “al volo”, durante la lavorazione dei suoi video e conferendogli un aspetto spesso selvaggio e lo-fi. Nei lavori condivisi con Sam Davis, che si occupa della parte 3D, il lavoro in post è ridotto al minimo, basta guardare Under the tallest arch, clip diretta per Daniel Avery, dove una performer indossa un vestito MO della Neuron mentre la piattaforma software Notch, uno strumento per performance grafiche in real time, proietta effetti particellari sulla performer stessa. Ma è lo stesso vestito della Neuron e quindi i movimenti della performer a muovere le proiezioni.
Questo approccio empirico e performativo torna nel bellissimo video realizzato per Nemahsis.
In Criminal l’artista palestinese stanziata in Canada è sotto sorveglianza e frammentata da una serie di dispositivi video che segmentano la sua identità fisica. Le videocamere a circuito chiuso intrappolano tutti i suoi movimenti. Con il set design di Ash Halliburton a fare la differenza, è un video che utilizza una tecnologia diversa rispetto agli altri lavori della coppia, ma che giunge allo stesso risultato.
Lo spazio performativo dei videoclip torna al centro, ma assegnando di volta in volta al performer stesso un margine creativo amplissimo nella sinergia fisica tra corpo, movimento e produzione di elementi visuali. In questo caso non è la tecnologia MO che fa da tramite tra il corpo, lo spazio e l’arena dell’immagine video, ma la frammentazione generata dall’occhio di sorveglianza e il cambio continuo di vestiti da parte di Nemah Hasan, vero nome di Nemahsis, elemento centrale del suo discorso artistico e politico.
La sua è una visione controversa e complessa e riguarda la possibilità di rafforzare l’identità culturale e femminile attraverso l’ostensione dell’hijab; aspetto che ha caratterizzato il suo successo sui social e su piattaforme come tiktok prima di intraprendere la carriera come musicista.
Il video dei due creativi, ridefinisce lo spazio della videomusica per come ci ostiniamo a ricordarla, rimettendo al centro il performer, ma allo stesso tempo lasciando ampio margine affinché possa creare la propria posizione e la propria immagine durante la sessione performativa. Se in questo caso l’ottimo montaggio di Steve Shaw, sembra ricombinare l’occhio, la centralità di Nemahsis è in grado di moltiplicare il proprio potenziale, sfruttando la frammentazione dei dispositivi.