Il ritorno della Rock’n’Roll band milanese dopo l’esordio sulla lunga distanza del 2012 (Red Sessions) e due EP, coincide anche con un parziale cambio di ragione sociale, andando ad ampliare ulteriormente le similitudini con quella che da sempre è la primaria fonte d’ispirazione del gruppo, ovvero gli Stooges del buon vecchio zio Iggy.
Ora i nostri si fanno chiamare Nero And The Doggs, rafforzando così ancor di più la presenza e la carica del loro fondatore e frontman. Se vogliamo continuare ancora un po’ col gioco masturbatorio delle similitudini, potremmo anche dire che Death Blues (co-prodotto da Rocket Man Records e White Zoo Records) non somiglia per niente al famigerato Raw Power, album epocale nel quale c’era stato appunto l’aggiunta del nome di Pop accanto a quello della band. I Doggs infatti il loro Raw Power l’hanno già registrato, vale a dire il brutale Red Sessions; ora è giustamente giunto il momento di voltare pagina. E la band lo ha fatto nella maniera più intelligente possibile, ovvero incupendo un suono già poco solare di suo, imbottendolo e saturandolo di blues ballads urbane e sudaticce.
Nero si cala così efficacemente nella parte del crooner senza perdere di vista la carica viscerale del suo R’n’R in brani che paiono una versione riveduta e corretta delle murder songs caveiane (Feel The Death, Damaged Love, Love Is A Jail, Back To The End), in cui morte e amore malato sono i temi ricorrenti. Non mancano i brani d’impatto che lasciano un trait d’union col passato recente (Sin City, Insanity, Sweet Confusion), ma il cambio stilistico è convincente e denota buona personalità e capacità di provare nuove strade senza snaturarsi.
Menzione particolare per la title track: Death Blues è ciò che promette il titolo, ovvero un Blues mortifero ma allo stesso tempo potente e devastante, con un’armonica che vi spinge dritti dritti all’inferno.
