venerdì, Novembre 22, 2024

Noveller – Fantastic Planet: la recensione

Noveller è il progetto solista di Sarah Lipstate, dal 2009 attiva con questo moniker, rigorosamente associato ad una produzione strumentale che in questi anni ha veicolato la sperimentazione tra ambient ed elettricità nel solco di artisti come Rhys Chatman, Brian Eno, Adrian Belew e Glenn Branca, con il quale ha collaborato suonando nella sua guitar orchestra.

L’immaginario di Noveller è quindi quello di una strana creatura chitarristica che nella descrizione di paesaggi sonori si muove tra astrazione estatica e la distorsione del mondo industriale, un contrasto che si completa nella sinestesia delle sue performance dal vivo, quasi sempre sostenute da un filmaking sensoriale basato sul grattage della celluloide e sulla modifica diretta del supporto, una pratica che avvicina i suoi brevi film alle sperimentazioni del pre-cinema e a quelle del new american cinema.

Fantastic Planet è il primo album della Lipstate a uscire per Fire Records ed è quello che si avvicina maggiormente ad un’esperienza di viaggio, mantenendo un rapporto interdimensionale tra la corporeità e la spiritualità, come suggeriscono alcuni titoli della tracklist, brevi indicazioni dalla qualità Zen (no unholy mountain; concrete dreams).

In questo senso, Fantastic Planet fa fede al suo titolo, nella ricerca di un punto medio tra energia elettromagnetica e un progressivo distacco dal rumore, perchè se si esclude l’introduttiva “into the dunes” con quella dinamica pieno/vuoto che sembra riferirsi ad una versione personale e meditativa del rock strumentale anni ’90, tutto il resto procede nella direzione di un minimalismo acusmatico, con alcune reminiscenze dai travelogue di Brian Eno ideati per Apollo Soundtracks, dove la retorica del country si separava dalla terra per descrivere l’abisso dello spazio aperto.

Fantastic Planet splanca quindi una voragine tra le ripetizioni geometriche alla Adrian Belew (Sisters) e il caos rumorista (Pulse Point), trasforma il suono della chitarra in un’astrazione elettromagnetica e allo stesso tempo immagina paesaggi senza fine con un fingerpicking cristallino (Concrete dreams), entra dentro il grembo della natura e osservandolo come un nuovo sistema planetario, ne registra il battito (Growing).

Sarah Lipstate sembra aver assimilato la lezione di Glenn Branca per quanto riguarda il costruttivismo legato alle armoniche superiori e la ripetizione minimale , ma la sua idea di orchestrazione è diversa da quella del compositore di Harrisburg, perché quel “wall of sound” viene scomposto e dilatato in un suono che si allontana sempre di più dall’allineamento verticale o dalla strategia delle accordature non convenzionali orientate a generare una serie di cluster; un po’ come nella musica tradizionale giapponese, in quella di Noveller le linee e le risonanze non sono sempre in una relazione di dipendenza tra di loro, generando un movimento che non segue necessariamente le regole dell’armonia e obbligandoci in un certo senso a sviluppare una nuova attitudine percettiva, quella di un mondo sonoro concretamente fantastico.

 

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.

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