giovedì, Novembre 21, 2024

OoopopoiooO – Theremin fiabesco e visionario: l’intervista a Vincenzo Vasi e Valeria Sturba

[la foto di copertina è di Roberto Cavalli]

La prima serata del New Evo Festival di Offagna, lo scorso 6 agosto, è stata chiusa dal concerto degli OoopopoiooO, strambo nome dietro cui si celano Vincenzo Vasi, thereminista dalla lunga carriera che ha condiviso il palco con artisti del calibro di Mike Patton e Vinicio Capossela solo per citarne alcuni;  e Valeria Sturba, sua allieva proveniente dall’ambito colto ma con un grande interesse per il cambiamento e la sperimentazione.

I due hanno fatto volteggiare le note dei loro theremin attraverso l’aria del Colle dell’Acquedotto, la splendida location della serata, coinvolgendo un pubblico numeroso ed attento e non lesinando in sperimentazioni vocali e melodiche dal forte impatto, sia nei loro brani autografi che nelle rielaborazioni di brani del repertorio classico, in particolare lo Stabat Mater di Pergolesi il Bolero di Ravel, chiuso in una semiseria cacofonia di strumenti giocattolo.

Affascinati dal loro live abbiamo quindi avuto l’occasione di incontrare i due musicisti nel backstage, riuscendo a carpire qualche informazione sulla genesi del progetto, sulle idee alla base e su probabili sviluppi futuri.

Innanzitutto complimenti per stasera, però partirei con l’intervista chiedendovi non tanto della serata, quanto degli albori del progetto. Come è nato? E perché, anche?

Valeria: il principio di tutto è stato quando gli ho chiesto una lezione di theremin. Ne avevo comprato uno da una settimana e ho conosciuto Vincenzo così.

Vincenzo: io mi sono accorto praticamente subito che Valeria era super-dotata e allora ho pensato che bisognava suonare insieme

Valeria: abbiamo iniziato a suonare insieme i due theremin. Il theremin di solito viene usato a livello di effettistica, invece noi abbiamo pensato di suonarlo in duo per fare melodie

Vincenzo: esatto. All’estero ci sono dei progetti che fanno cose del genere, in Italia invece no. Comunque in generale tutti i progetti, anche quelli dei solisti, sono molto “infiocchettati”, hanno questa roba che bisogna suonare sempre determinata musica e bisogna essere impostati in un certo modo. Noi invece pensavamo di iniziare a lavorare sullo strumento in un’altra maniera, facendo ricerca sullo strumento, perché è uno strumento ancora in fase pioneristica per il modo in cui viene suonato, per le composizioni che si possono fare con esso. Quindi abbiamo cercato di dargli una nuova vita ancora, ne ha diverse e questa è un’altra ancora.

Valeria: questa è stata l’idea al principio. Poi ci siamo accorti che suonavamo tutti e due un sacco di strumenti e quindi abbiamo integrato portando dentro tutto quello che sapevamo fare, dall’elettronica a violino, basso e voci.

Vincenzo: tutto in realtà non riusciamo a portarcelo, perché viaggiamo in treno e abbiamo un sacco di valigie. Quindi un sacco di altre cose le lasciamo a casa, per necessità.

Valeria: ora però sto prendendo la patente, quindi quando andremo in giro in macchina ci porteremo molti più strumenti!

OoopopoiooO, foto di Paolo Grasso
OoopopoiooO, foto di Paolo Grasso

Il vostro background musicale come influisce su ciò che fate? È qualcosa da cui partire o qualcosa con cui rompere totalmente?

Vincenzo: tutte e due le cose…

Valeria: esattamente. Io vengo dalla musica classica e in un certo senso ho rotto.

Vincenzo: Bisogna dire che Valeria, senza avere sperimentato o ascoltato, ha una sua musicalità molto vicina al minimalismo

Valeria: sì, mi sono accorta di essere minimalista ancor prima di ascoltare il minimalismo. Vengo dalla classica e dopo il conservatorio ho abbandonato quel mondo, però inconsciamente c’è e quindi mi influenza, sta lì.

Vincenzo: io ho qualche anno in più di Valeria, quindi ho un background che va dagli anni Settanta, quando ero bambino, a oggi, passando per tutti i generi musicali. Per esempio quando avevo 18-20 anni suonavo in un gruppo new wave, questo per dire quanta musica mi è arrivata nella testa. Questo ovviamente viene sempre rimesso in discussione, OoopopoiooO è il risultato di tutto questo.

Com’è fare un progetto del genere in Italia? Dove andate a inserirvi?

Vincenzo: lo facciamo in Italia perché abitiamo in Italia, altrimenti lo avremmo fatto volentieri da un’altra parte, pensavamo di farlo in Cile perché abbiamo visto che lì funziona, o meglio c’è della gente che ha voglia di ascoltare, mentre in Italia non esiste quasi più, a parte poche eccezioni.

Valeria: anche se in realtà in Italia ci collochiamo in un sacco di posti, ad esempio abbiamo suonato in dei festival jazz, di elettronica, cantautorali, non essendo il nostro un genere definito possiamo finire un po’ ovunque.

OoopopoiooO, Foto di Pasquale Modica
OoopopoiooO, Foto di Pasquale Modica

A proposito, se doveste definire con una sola parola quello che fate, quale scegliereste? Sperimentale, avanguardia, elettronica, thereminismo?

Vincenzo: in realtà quello che posso dirti è che è musica fiabesca. Spesso quando finiamo i concerti la parola più ricorrente è quella

Valeria: sì, fiabesco oppure visionario. È una musica che può anche essere definita cinematografica, anche se non ci sono video o immagini mentre suoniamo

Vincenzo: però lavoriamo spesso e volentieri sulle immagini

Immagini cinematografiche o vostre?

Vi: abbiamo fatto qualche lavoro. Come OoopopoiooO siamo attivi da circa tre anni e in questo periodo inevitabilmente, nel senso che non siamo andati a cercare nessuno se non quelli che ci hanno fatto il video ufficiale Mr. Theremin, abbiamo avuto modo di lavorare in ambito cinematografico. Possiamo citare il film di Ermanno Cavazzoni Vacanze al mare, dove c’è un brano che abbiamo suonato anche stasera. Poi abbiamo lavorato su diversi film muti, con uno abbiamo vinto un festival a Bolzano. Poi abbiamo dato la musica a un video dell’autore della copertina del disco, che è Luigi Minguzzi, un video-artista o meglio un artista a tutto tondo, dato che il video è la fase finale di un progetto durato qualche anno e legato a un quadro fatto da lui non dipingendo, ma realizzato con la materia. Lui ha portato il quadro in digitale e da lì ha iniziato a fare un viaggio caleidoscopico a cui noi abbiamo fornito la musica.

Valeria: tra poco il video sarà disponibile su Youtube, ancora non c’è.

Mr. Theremin, il video ufficiale

 

Prima vi definivate fiabeschi, ma stasera ho notato anche una componente ludica in ciò che fate. Siete d’accordo?

Vincenzo: assolutamente sì. Le fiabe di solito finiscono bene ma nel mezzo solitamente ci sono molti morti, noi cerchiamo di evitare i morti…

Valeria: insomma, non sempre. A volte ci sono momenti un po’ tetri ed inquietanti…

Per quanto riguarda invece la sperimentazione sulla voce, come vi muovete?

Vincenzo: fa parte del mio background, perché io dal 1990 ufficialmente e da pochi anni prima non ufficialmente ho deciso di lavorare sulla mia voce. Per un tot di anni ho anche esagerato in questo senso, evitavo proprio le parole, non volevo più nessun testo, per esempio anche stasera ho cantato il Bolero in una lingua che non esiste. Adesso non ho più nessuna superstizione per quanto riguarda il testo e la parola, però ho applicato alla parola tutto quello che c’era prima.

Valeria: io invece stavo pensando a un’altra cosa, che la voce nel nostro duo è arrivata dopo. Nei primi concerti che facevamo c’erano le voci, ma non così come ora, e comunque ci stiamo sempre più dirigendo verso il mondo delle voci, i pezzi che stiamo scrivendo per il prossimo disco sono vocali, insomma ci sta piacendo lavorarci.

Vincenzo: anche perché le nostre due voci sono completamente diverse, ma quando cantano insieme si fondono bene e questa cosa ci piace assai.

Invece la melodia che ruolo ha in ciò che fate?

Valeria: io sono una grande fan della melodia

Vincenzo: anch’io sono un fan della melodia, anche se mi capita di fare dei concerti in cui non mi esce una nota. A me piace tantissimo la melodia, tanto quanto il rumore, quindi la mia utopia, e penso anche quella di Valeria, è inglobare le due cose, il lirismo più accattivante con il noise più disturbante. Secondo me esiste l’equilibrio, questa cosa l’abbiamo già vista nella musica contemporanea, però nella musica pop, nella musica “indie” e in generale nella musica che i giovani d’oggi possono ascoltare non s’è vista. Per esempio negli Zu non c’è melodia, però sono riusciti a far arrivare un certo tipo di musica a chi non ascolta musica sperimentale. Secondo me si può fare anche meglio nel senso del prodotto artistico, si può dare una cosa che ha entrambe le caratteristiche. La melodia è brutta? No! Anche il peggio metallaro secondo me ogni tanto si mette lì e ascolta, non dico Laura Pausini, ma qualcosa di melodico. Sono andato a suonare in Norvegia con Mondo Cane a un festival di metallari, ma metallari quelli brutti, e a fine concerto molti di loro piangevano. Questo per dire che la melodia è qualcosa che rimane, e rimane anche per quello che fa il peggior noise.

OoopopoiooO, foto di Roberto Cavalli
OoopopoiooO, foto di Roberto Cavalli

Classica domanda finale: quali sono i vostri progetti futuri, come OoopopoiooO e non?

Vincenzo: cominciamo con gli OoopopoiooO, che lentamente faranno il secondo disco. Ora ci daremo una mossa e possiamo dire che probabilmente saranno delle canzoni

Valeria: a novembre invece uscirà un mio disco in duo con una cantante/pianista/batterista, Valentina Paggio. Facciamo elettro-pop, o almeno credo sia la definizione più giusta. Sono canzoni, ma anche lì ci mettiamo altro, io lo sento molto orecchiabile e commerciale anche, però non è banale. Non abbiamo un’etichetta per ora, quindi pensavamo di autoprodurci. Abbiamo anche già fatto diversi live. Poi ho un altro progetto mio, che si chiama S.T.U.R.B.A., un quartetto di free jazz in cui c’è anche Vincenzo al basso elettrico, oltre a Francesco Cusa alla batteria e Pasquale Mirra, che è il vibrafonista più bravo del mondo. In questo caso sono mie composizioni, anche queste sono melodie e temi che poi si fondono nelle improvvisazioni. Inoltre suono con John De Leo nella Grande Abarasse Orchestra

S.T.U.R.B.A. live @ Bologna 27-2-2015

Vincenzo: io invece continuo in maniera abbastanza svogliata a portare avanti il mio solo col theremin, è uscito un disco a inizio 2011 intitolato Braccio elettrico e ogni tanto mi capita di fare qualche data. Poi ho qualche brano e piano piano, con i miei tempi, finirò anche il secondo disco solista.

Vincenzo Vasi – Braccio Elettrico

Ho anche un altro disco di canzoni fermo che non so quando mai uscirà. Poi ho diverse collaborazioni, ad esempio con Marco Parente, con cui ogni tanto suono, anche se non abbiamo niente in comune, nessun ascolto, ma ci vogliamo tanto bene e mi piace come scrive, sono innamorato della sua musica. Non mi vergogno a dire che quando l’ho conosciuto e mettevo su la sua musica mi veniva da piangere. Quando succede così è un segnale che bisogna muoversi, io ho iniziato a chiamarlo e a rompergli le scatole e alla fine son riuscito a partecipare al suo disco e adesso facciamo delle date, senza impegno, un po’ col suo repertorio e un po’ con il mio.

Marco Parente & Vincenzo Vasi + Vincent Butter @Lago di Oz

Oltre a questo collaboro con i Sousaphonix, che è un gruppo jazz, quasi una big band, creata da Mauro Ottolini, e lo trovo molto divertente perché si lavora su tutto un altro repertorio. Poi ogni tanto sbuca fuori sempre il buon Vinicio Capossela, mentre con Mike Patton ora è un po’ ferma la cosa, ho visto che sta mettendo su un progetto nuovo quindi figurati se fa uscire il secondo Mondo Cane, che è già pronto tra l’altro.

 

Fabio Pozzi
Fabio Pozzi
Fabio Pozzi, classe 1984, sopravvive alla Brianza velenosa rifugiandosi nella musica. Già che c'è inizia pure a scrivere di concerti e dischi, dapprima in solitaria nella blogosfera, poi approdando a Indie-Eye e su un paio di altri siti.

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