Gli Otawa sono un duo veronese costituito da Stefano Mancuso e Giovanni Canton, il loro ultimo album, uscito ad aprile 2019, si intitola “”Ondes de Guitares et Synthétiseurs“”. Tra esplorazione elettronica e mondi sonori legati alle tradizioni dei popoli, elaborano una personalissima versione di World Music. “A Night in Sorong” è un brano strumentale ed elettroacustico con inserti etnici legati al mondo tropicale, realizzato insieme al percussionista Pietro Micheletti. Gli strumenti che Otawa hanno utilizzato sono djembe, chitarra, sintetizzatore Moog e tongue drum. Una tensione minimalista ma in continuo movimento che caratterizza anche il videoclip del brano, realizzato in computer grafica dallo stesso Stefano Mancuso: “Ho scelto di realizzare un videoclip animato, per una necessità di tipo estetico, dettata dal genere musicale – ci ha detto Stefano – la maggior parte dei nostri musicisti e artisti di riferimento integra il discorso musicale con elementi visivi, e ciò si riflette nei loro videoclip, di carattere spesso astratto, che si avvicinano al mondo della videoarte“.
Indie-eye Videoclip presenta in anteprima esclusiva il video di “A Night in Sorong”, in calce una breve intervista a Stefano Mancuso sulla realizzazione della clip
Otawa – A Night in Sorong – Il videoclip di Stefano Mancuso
Stefano, perché hai scelto il disegno in computer grafica per la realizzazione del video di “A Night in Sorong”?
Il disegno in computer grafica consente di avere una precisione matematica nella gestione dei parametri visivi, raggiungibile in modo meno complesso che utilizzando tecniche di ripresa “tradizionali”.
E Il mondo della natura…?
L’utilizzo di immagini riconducibili ad elementi naturali, seppur stilizzati, ricalca la nostra mission di unire musica elettronica e musica etnica, suoni sintetici e suoni acustici, ambiente astratto e percezione del reale, futuro e passato.
Quali strumenti hai utilizzato per la realizzazione del video?
Il principale software utilizzato è touchdesigner che permette di gestire, attraverso il linguaggio di programmazione Python, il flusso audio come sequenza numerica.
Molto interessante, quali sono i risultati e i vantaggi e come si arriva all’elaborazione dell’immagine?
Con questa procedura è possibile convertire un parametro sonoro, come l’ampiezza dell’onda, in un parametro visivo, come la velocità di movimento di un elemento grafico. E’ così che una foglia può essere mossa da un colpo di djembe o la luminosità di una luce può variare seguendo le note di una chitarra.
Come hai messo insieme queste immagini a livello di post-produzione?
Gli elementi animati sono stati assemblati in After Effects seguendo una timeline sincronizzata con le pulsazioni del brano e ricalcando i cicli musicali costituiti da 7 battute ciascuno.
Dal vivo come elaborate questa vocazione visual?
Negli spettacoli dal vivo facciamo uso di proiezioni audio-reattive generate in tempo reale dai nostri PC e stiamo mettendo a punto un sistema di illuminazione a led controllato (sempre in tempo reale) dai nostri strumenti musicali.
Replicherete e porterete avanti questa interessante sperimentazione? In che modo?
Abbiamo già in programma una serie di altri singoli con videoclip connessi. Vogliamo sperimentare nuove soluzioni più minimali, come l’animazione di disegni su carta o l’utilizzo di sole luci audio-reattive.