domenica, Novembre 17, 2024

Ottodix – Zodiacantus: il video di Flavio Ferri in esclusiva su Indie-eye e l’intervista

Ottodix è l’alter ego di Alessandro Zannier, artista multiforme interessato alle intersezioni tra arte, filosofia ed elettronica sin da quel “Corpomacchina” pubblicato nel 2003. Ottodix oggi è anche il nome di una band costituita da Zannier insieme a Mauro Franceschini, Giovanni Landolina, Loris Sovernigo.

Zodiacantus è il terzo singolo estratto da “Micromega“, sesto lavoro come Ottodix e concept album ispirato agli ordini di grandezza della materia nel cosmo “dalle micro particelle alle galassie, passando per l’uomo“. 

Il videoclip che Indie-eye CLIP presenta in anteprima esclusiva è diretto da Flavio Ferri  e comprende un cameo dell’attore Giorgio Ganzerli.

Ottodix – Zodiacantus – Dir: Flavio Ferri

Quello di Zodiacantus è il terzo video ufficiale dopo Micromega Boy e Planisfera entrambi diretti dal montatore-regista Fabrizio Rossetti e dal produttore già nei DeltaV,  Flavio Ferri.

[pullquote]Micromegaproject è una piattaforma per Google Chrome che combina arte, scienza e musica[/pullquote]

La clip di Zodiacantus è stata girata all’interno del Caffè del Teatro di Salsomaggiore serve anche da lancio per una release con 10 tracce remix tratte da Micromega e rielaborate da artisti del calibro di Madaski, Lele Battista, Silvia Ottanà e Cristian Milani (Adam Carpet).

Il tutto è solo un tassello dell’Encyclopédie di Zannier; Micromegaproject è infatti una piattaforma per Google Chrome che combina arte, scienza e musica con 117 tracce audio e numerose illustrazioni, corpus in divenire che dal 2018 in poi costituirà una mostra/concerto, eccedente rispetto a qualsiasi classificazione di genere.

Per l’occasione abbiamo intervistato Alessandro Zannier e Flavio Ferri sulla lavorazione del video e sui loro rispettivi mondi creativi.

Flavio, vivi a Barcellona da qualche anno, senza chiederti di fare un bilancio, quanto è cambiata la tua vita creativa in relazione alle opportunità offerte dalla città?

Flavio: Barcellona è il posto dove avrei sempre voluto vivere. È uno stimolo continuo. Qui ho ritrovato la voglia di fare, anche grazie alle persone che ho incontrato, primo fra tutti il mio nuovo guru, Fabrizio Rossetti, un regista italiano che vive qua da 17 anni.

Sei sempre stato a contatto con il video, anche per il tuo lavoro nell’advertising, come ti sei approcciato alla regia per la clip di Zodiacantus?

Flavio: Non lo so, sono un regista amatoriale. Faccio quello che ho voglia di fare senza pormi troppe domande, cerco di capire chi mi sta di fronte e siccome di fronte avevo un amico e un artista che rispetto da anni e di cui ho co-prodotto l’album credo che le cose siano uscite così senza troppi ragionamenti.

Raccontaci il tuo punto di vista sul video

Flavio: Per essere il più obiettivo possibile ho portato con me mio figlio Artur che di lavoro fa video e gli ho chiesto di essere il mio occhio nella macchina da presa. Ho fatto il regista puro non ho quasi mai guardato in macchina, volevo che l’idea che avevo in testa, non solo nella mia testa ma anche in quella di Alessandro e di Giorgio Ganzerli – l’attore che ci accompagna nel video- venisse fuori a prescindere dalla macchina da presa.

Alessandro, Zodiacantus, è un bellissimo titolo ed evoca molte cose. Puoi raccontarci quelle più importanti per te?

Alessandro: Grazie, il titolo è un mix tra le parole “zodiaco” e “canto”: la protagonista è una cantilena elencante tutti i pianeti, con lo scopo di esorcizzare e smascherare le superstizioni mettendo in faccia la realtà astronomica e geo fisica degli astri. [pullquote]Esorcizzare e smascherare le superstizioni [/pullquote] Inoltre l’ho mischiata con “calicantus”, fiore invernale profumatissimo, che ha un nome antico e una solennità bellissima. Quei nomi ancestrali tipo “Andromeda” o Alpha Centauri” che evocano la notte dei tempi e l’infinito.

Come ti sei approcciato alla realizzazione della clip per Zodiacantus?

Alessandro: L’idea è stata di Flavio, io ero attratto dall’ipotesi di mettere in scena e ridicolizzare la superstizione in qualche modo, senza cadere nelle facili e abusatissime simbologie dello zodiaco. Flavio, che sa prendermi per la gola, mi ha proposto un video che ricordasse i Depeche Mode, a noi molto cari, in uno dei video più auto ironici della loro carriera: “It’s no good” (n.d.a. Video diretto dal grande Anton Corbijn)  in cui la band è conciata in modo tamarro, lontana dalla sua aura di gruppo di culto dark electro blues, che li stava rendendo fin troppo seriosi. 

Depeche Mode it's no good
Depeche Mode – it’s no good (Dir: Anton Corbijn)

Il mio gruppo ha sempre vissuto un salutare scollamento dal messaggio profondo e serioso che le canzoni portano in palco. Nel backstage e nella vita reale ridiamo molto e l’umorismo e la goliardia sono elementi fondamentali dello spirito di coesione. [pullquote]Nel video siamo vestiti come dei tamarri space-rock[/pullquote] Io quando sono in fase di scrittura e elaborazione dei miei album sono troppo serioso, ho bisogno della band per tornare ragazzo e divertirmi in compagnia, anche in modo grottesco. Il video è infatti grottesco, siamo vestiti come dei tamarri space-rock in un locale dall’estetica retrò surreale, con richiami al look da maghi televisivi e chiromanti imbonitori o lettori di oroscopi di provincia. Abbiamo portato elementi scenici kitsch di varia natura sul set, seguendo poche linee guida e poi con Flavio abbiamo trovato la quadra. Soprattutto lui, in fase di montaggio, ha reso tutto molto credibile e con una fotografia di alto livello.

In Zodiacantus la forma ricorrente sembra quella globulare. Da una mirrorball, fino all’effetto che incornicia la performance in primo piano di Ottodix per arrivare agli ammassi orbitali. Potete raccontarci il concept visuale e filosofico?

Flavio: Non faccio mai ragionamenti così complessi, non è nel mio modo di vivere. C’era questa palla luminosa e l’ho usata. In fondo la testa è una palla, a volte luminosa.

Alessandro: I video alle mie spalle sono tratti dal visual show di Micromega che portiamo on stage in concerto, compreso l’astrolabio animato in 3D, realizzato per la piattaforma digitale www.micromegaproject.com.

[pullquote]In natura le corrispondenze degli schemi sono impressionanti e aiutano a farci riflettere sulla reale dimensione di noi stessi[/pullquote] L’intero disco è un viaggio in nove tappe-canzoni, tra i livelli di grandezza della materia nel cosmo, dalle micro particelle alle galassie al mutiverso, passando per l’uomo, al centro. Ogni canzone prende spunti e allegorie poetiche dalla scienza, fisica e astrofisica, oltre che dalla filosofia; Micromega era un racconto di Voltaire in cui il Sistema Solare era il luogo di un viaggio di istruzione per due filosofi. Zodiacantus è il livello 7 di 9.

Ho dovuto studiare molto queste materie per trovare le metafore esatte che spiegassero il disegno matematico degli sbagli umani o del nostro comportamento come fossimo collettivi di insetti, cellule o galassie. In natura le corrispondenze degli schemi sono impressionanti e aiutano a farci riflettere sulla reale dimensione di noi stessi, in un disegno di regole precise, altro che astrologia.

Alessandro, come hai discusso le idee principali con Flavio Ferri?

Alessandro: Diciamo che siamo entrati abbastanza subito in sintonia e che mi sono fidato del gusto di Flavio, persona molto intelligente che ha subito capito il rischio di scivolare nella parodia esagerata. Questi soggetti sono sempre sul filo del rasoio, raccontare il cattivo gusto senza esserne preda non è facile.

In parallelo c’è questo tête-à-tête con Giorgio Ganzerli e “Lady X”….

Flavio: Io adoro Giorgio. L’idea del rapporto umano/manichino me l’ha data lui, all’inizio era una bambola gonfiabile ma il manichino era più fotogenico. E’ un’idea semplice. La mancanza di comunicazione. Cosi’ semplice che e’ complicata. Lady X, un copyright di Alessandro, è una grande attrice perfetta nel suo ruolo.

[pullquote]Giorgio Ganzerli ha un carisma e una fisicità perfette per rendere sordido e un po’ malato tutto il video[/pullquote]

Alessandro: Giorgio, che ha un carisma e una fisicità perfette per rendere sordido e un po’ malato tutto il video, è stato voluto da Flavio ed è stata un’ottima scelta. E’ stato proprio Giorgio a volere un manichino da “spupazzarsi” e da sedurre  al tavolo del cabaret dove ci esibiamo. In realtà voleva una bambola gonfiabile, ma avevo visto da poco il film con Ryan Gosling, “Lars e una ragazza tutta sua” e mi piaceva quel rapporto più sottile e ambiguo tra l’uomo solo e la donna fasulla, idealizzata e immobile.

(n.d.a. per approfondire, dalla prospettiva dell’oggetto rispetto al soggetto, Air Doll di Kore-Eda Hirokazu)

Una “tipologia” scelta su misura, così come tipologie sono i segni zodiacali. Mi piace il fatto che i video tratti da Micromega (tutti di Flavio) abbiano vissuto una vita a parte, l’album è già fin troppo visionario. Volevo che il regista mettesse del suo, che fosse opera sua e che mostrasse la dimensione “umana” del progetto. Avere il regista che è anche il co produttore del disco, poi, è un lusso fantastico.

La sequenza conclusiva è molto Bunueliana, anche se in modo traslato ho pensato a “Estasi di un delitto”, tu a cosa hai pensato?

Flavio: Buñuel è grandissimo e io volo molto più basso. Ho solo pensato a quanto gli esseri umani siano ciechi e sordi.

Luis Buñuel – Estasi di un delitto (Ensayo de un crimen, Messico – 1955)

Alessandro, il concept di “Micromega” è ricco di stimoli legati alla filosofia della scienza. Oltre a questa riflessione se ne scorge una più eminentemente e nobilmente politica. Se sei d’accordo puoi cercare di raccontarcela?

Alessandro: Giustissimo, io scrivo sempre in modo critico nei confronti della società in cui vivo e in modo abbastanza perentorio, quindi è innegabilmente un pensiero politico, nel senso “a-partitico” del termine, però; espongo un punto di vista che spero sia costruttivo.

[pullquote]Guardare alla natura con gli occhi della scienza, in modo laico, poetico e lucido[/pullquote]

Micromega, infatti, non è solo demolitore, è un concept visionario e idealista e propone di ragionare sul contesto, sul senso della posizione nel caos delle cose e sull’ambiente che ci ospita, che influenza in modo fisico, quantistico e matematico il nostro benessere e il nostro agire.

Se dovessi definire la sintesi del manifesto politico di Micromega, direi: guardare alla natura con gli occhi della scienza, in modo laico, poetico e lucido, rispettando e difendendo l’ambiente e utilizzando la tecnologia meno e meglio. Per godersi la vita di più.

Flavio, quanto le tue idee e quelle di Alessandro sono confluite, quanto invece è nato spontaneamente da una tua riflessione personale sui concetti e sull’immagine

Flavio: Alessandro ha spiegato tutto in “Micromega”, io mi sono limitato a dare una visione di quanto ho assorbito del suo immane lavoro. Io sono stato solo l’occhio che ha guardato il suo lavoro dal mio punto di vista. [pullquote]Alessandro scinde il fiore in neutrini, io guardo il fiore. Siamo perfetti[/pullquote] Ho tradotto in immagini quello che ho assorbito. La sua complessa rappresentazione del mondo che ci circonda l’ho guardata con assoluta semplicità, diciamo che siamo stati complementari, lui ci ha messo la parte filosofica e io l’ho tradotta in immagini. Alessandro è un grande comunicatore che riesce a far convivere scienza e letteratura, enciclopedismo settecentesco e teoria delle superstringhe. Lui scinde il fiore in neutrini, io guardo il fiore. Siamo perfetti.

Alessandro, come mai hai scelto adesso di realizzare un concept denso come questo. C’è un’urgenza sociale, etica e politica secondo te, che ti ha spinto in questa direzione?

Alessandro: In realtà ho sempre fatto concept densi, sono una persona estremamente pesante quando scrivo![pullquote]Con Micromega ho voluto dire la mia, chiedendo aiuto alla scienza, l’unica voce autorevole e credibile rimasta in un mondo di strilloni e imbonitori voltagabbana[/pullquote] Soprattutto negli ultimi due c’è stato un crescendo che va di pari passo con la deriva socio-economico-culturale-ambientale e di gusto che stiamo vivendo. Col precedente “Chimera” ho demolito e condannato le utopie fallite del XX Secolo. Con Micromega ho voluto dire la mia, chiedendo aiuto alla scienza, l’unica voce autorevole e credibile rimasta in un mondo di strilloni e imbonitori voltagabbana. Infatti oggi i grandi istituti come NASA, ESA, CERN, organizzano convegni filosofici, mostre d’arte, bandi per creativi, producono film e hanno sèguito, perché la gente ha bisogno di credere a qualcuno o a qualcosa di certo. O va dai maghi, o va dal prete o va dallo scienziato. Ecco, ho scelto quest’ultima causa da promuovere.

Ottodix – Chimera (2014)

Cosa ne pensate delle opportunità che la rete oggi offre a chi fa videoclip; mi riferisco alla sperimentazione con formati eterogenei che prima era impensabile, pena l’estromissione dalla rotation

Flavio: A me la rete fa paura e anche un po’ schifo. [pullquote]A volte mi sembra che mettere qualcosa sul web sia come pisciare nel mare[/pullquote] C’è più conformismo nel web che nella Rai degli anni ’60. Tutti fanno ma nessuno guarda quello che fanno gli altri. Viviamo nell’epoca del copia e incolla. In più girano dei video irritanti, tutti uguali, a seconda del genere. A volte mi sembra che mettere qualcosa sul web sia come pisciare nel mare. Però se un artista non è lì è come se non esistesse. Ogni epoca ha le sue disgrazie ma non per questo non dobbiamo viverla.

Alessandro: E un caos, ne faccio parte mio malgrado. Mi adeguo, anche se trovo in giro davvero poche idee spicce e autocompiaciute di essere tali, messe lì pur di avere visualizzazioni.

(n.d.a. per una visione connettiva: tele contatti / una conversazione con Derrick De Kerckhove e Francesco Margherita)

E dei videoclip di oggi? 

Flavio: Non lo so, il video dovrebbe essere un punto di vista su una canzone. Un’artista dovrebbe dire : “come vede il mio pezzo questo regista?” . Invece spesso vedo cose che sembrano fatte a caso solo per esserci. Ti ricordi la parola “presenzialismo” che andava di moda 20 anni fa? La mia impressione sui video che vedo oggi è questa.

Alessandro: Ci sono video interessanti, di sicuro, ma come dicevo, noto spesso un certo autocompiacimento dell’essere raffazzonati, quella banalità, spesso spacciata per semplicità voluta, tipo scelta artistica, che mi fa andare abbastanza in bestia. [pullquote]Noto spesso un certo autocompiacimento dell’essere raffazzonati, quella banalità, spesso spacciata per semplicità voluta[/pullquote] Il paradosso, poi, è che se provi ad affrontare cose più complesse o fatte più con cura, vieni visto con un certo fastidio e un po’ di sufficienza, come se volessi fare quello troppo complicato, che oggi è un atteggiamento “out”. Credo che in generale sia una questione di pigrizia collettiva, di ascolto, concentrazione, pazienza o altro. Io e Flavio siamo persone che lavorano tanto su quello in cui credono, questo a me basta e avanza. Hai presente le chiacchierate e le bevute da bar a base di utopie e progetti che poi di solito non si concretizzano? Ecco, noi invece le abbiamo avverate, passando dallo scherzo ai fatti. Lavorando. E questo oggi ti rende di nicchia.

(n.d.a.  / a questo proposito, scrivevamo, in un redazionale del 2013:”La media dei Videoclip prodotti in Italia in quel contenitore confusionario che viene definito come “indipendente” è rappresentata da “prodotti” che pur non potendo più contare sull’appoggio di specifiche realtà editoriali, mimano ancora strategie e posture di un mainstream morto vent’anni fa, quando le televisioni tematiche giunte ad una solida e inattacabile maturità industriale, imponevano regole, scelte, tendenze, colore, illuminazione e quell’idea perversa di “ritmo” invisibile subordinato ad una coerenza narrativa molto più vicina ad una parodia del cinema muto che a un territorio di sperimentazione su formati, linguaggi, durata” (Leggi l’articolo completo: a-ritmie del tempo – i Videoclip e il tempo nell’immagine)”

Alessandro, “Micromega” ha più di una vita. Oltre quella dell’ascolto c’è un vero e proprio multiverso creativo che consente di spostarsi tra rielaborazioni dei brani contenuti nel cd e un mondo visuale. Quanto è importante per te l’apporto visuale alla tua musica. In una frase: potresti farne a meno?

Alessandro: Non più. Ho iniziato la mia carriera a comparti stagni, da artista visivo che ha incontrato tardivamente la musica, poi le cose sono cresciute sempre più in simbiosi con la scrittura dei miei brani. Grazie alle canzoni, l’ossatura di tutto, sono divenuto un creativo concettuale; la teoria  e la poetica del mio lavoro è ciò che canto, per esempio lavoro davvero tantissimo su ogni singola parola dei testi; inoltre le opere derivate sono gli album sonori, i quadri, le installazioni, i mondi che creo, indistintamente, a seconda del linguaggio più consono. Sono declinazioni varie di un’idea scritta, che resta il fulcro portante.

Qual è per te il concetto di multiverso? Te lo chiedo perché tra le novità più interessanti del tuo nuovo lavoro c’è la possibilità di espansione. Ovvero una narrazione che non finisce mai…

Alessandro: E’ quello di un mondo in cui le regole più elementari della percezione del luogo e del tempo e i cliche sono scardinate. So che la scienza sta arrivando a simili rivelazioni attraverso la teoria delle stringhe e osservando gravitoni, bosoni, entanglement e buchi neri e le risposte sembrano preannunciarsi disarmanti, destabilizzanti, vicine se non oltre, al mistero [pullquote]Le canzoni non possono continuare a parlare sempre e solo di noia adolescenziale, di ribellioni post punk- indie, o di bizzarre storielle d’amore hipster di tutti i giorni[/pullquote] della vita e della morte. L’arte contemporanea non può continuare a dipingere ritratti o vasi da fiori o replicare lattine di Coca Cola e Campbell in una perpetua, rassicurante pop art, né le canzoni possono continuare a parlare sempre e solo di noia adolescenziale o ribellioni post punk- indie o bizzarre storielle d’amore hipster di tutti i giorni. Ci sono cose più urgenti per un creativo di cui occuparsi e pre-occuparsi, ci sono grandi temi che da troppo tempo vengono schivati perché è più facile e più immediata la strada della quotidianità. Che poi, alla fine, Micromega parte dal cosmo proprio per tentare di spiegare l’uomo di oggi e il suo quotidiano in modo più profondo e poetico. Almeno ci tenta.

L’installazione www.micromegaproject.com (per Chrome) è una direzione che ho provato a indicare, in termini di espansione di un album, di rottura di un cliche. E’ un viaggio illustrato e sonoro nella messa in scena del cosmo, organizzato per sottomultipli e in nove gironi. Vi invito a farci un giro.

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.

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