Il bristoliano Theo Watkins ha già diretto un buon numero di videoclip tutti elaborati a partire dall’idea di montaggio, ritmo e ripetizione. Non importa quale sia la forma scelta, più o meno narrativa, ma le modalità con cui il racconto si contrae come funzione stessa del ritmo. Il lavoro realizzato per i concittadini Palace, segue per certi versi un criterio non dissimile dalla frammentazione di movimenti, dettagli e corpi, che si può vedere nella clip realizzata per Model Man.
In quel caso era una personale revisione dei video performativi, con la danza che muoveva lo stesso frame, in questo è una dimensione psichica della memoria, che serve a Watkins per isolare con mascherini e illuminazione corpi, volti, gesti, come se le immagini provenissero da un vecchio dagherrotipo o dalle forme incerte della fotografia stenopeica.
Si tratta del lavoro più astratto e visual dell’artista britannico e a nostro avviso uno dei suoi più riusciti, che elabora le liriche estreme dei Palace ispirate alla formazione del ricordo e alla connessione tra memoria e desiderio.
Brano incentrato sul senso della perdita, “Lover”, identifica l’ossessione amorosa come una dimensione della mente, mentre le immagini di Watkins passano in rassegna un campionario visivo che decostruisce la ritrattistica degli album di famiglia, tra presenza ed evanescenza.