A noi tre. Paolo Benvegnù dedica il video de “La nostra vita innocente” alla famiglia e lo gira con uno smartphone insieme alla compagna Letizia Frattegiani. Non è la prima volta che un musicista estende il proprio racconto alle immagini. E non sarà l’ultima. Non lo sarà per una “necessaria” riduzione delle competenze ritagliata sull’orizzonte di una crisi economica globale. Un settore in crisi strutturale da decenni scopre finalmente la semplicità del gesto e lo trasforma da necessità in espressione tattile.
Paolo e Letizia raccolgono una serie di oggetti della loro vita, piccole cose con un significato intimo condiviso, sconosciute o quasi per chi le guarda. Ecco perché vengono esplorate con la prossimità palmare e con il tatto che sostituisce l’ipertrofia di un occhio ormai cieco. Un’asimmetria tra vicinanza e distanza di cui da queste parti cerchiamo di tener conto spesso e che scambia la posizione, non semplicemente simbolica, tra visibile e invisibile.
Viene esfoliata la pelle dell’immagine. Mentre il predominio ottico ne privilegia il potere rappresentativo, la percezione aptica ha maggiormente a che fare con il corpo; fuori dalla dimensione teorica, lo sa bene chi si occupa di ricostruire percorsi di fruizione museale per gli ipovedenti.
Il video de “La nostra vita innocente” è vicinissimo alla superficie delle cose, le percorre come la mano che accarezza, ecco perché le sue immagini non sono narrative stricto sensu, ma chiedono maggiori risorse in termini di immaginazione e memoria per poter essere completate. Paradossalmente, rispetto al predominio ottico del set, dove tutto è visibile e disponibile, l’immagine tattile spinge verso la contemplazione pura.
L’infinitesimamente piccolo, scomposto nelle sue caratteristiche materiali e costitutive, esplode.
Abbiamo osservato con attenzione e passione alcuni video girati durante i momenti più critici della pandemia che si sono improvvisamente contratti nello spazio dell’immagine di poesia, interagendo con musica e liriche senza cedere alla cornice del dispositivo, come purtroppo è accaduto per gran parte delle produzioni.
Oltre al video di Paolo Benvegnù e Letizia Frattegiani, post prodotto da Lorenzo Buzzigoli, segnaliamo l’esplorazione “scientifica” e tattile di noWareArt per “Renegade Sun (Brexit)” (Stolen Apple), Alexander Brown per Orlando Weeks con Blood Sugar, Trevor Naud per Protomartyr con il video di Worm in Heaven, YouNuts! per Achille Lauro con il video di 16 Marzo, Martina Chinca per Giovanni Lindo Ferretti con la clip di “Ora”, e da un tempo parallelo, solo apparentemente distante, la lezione di Brian Eno.