Sono due le date italiane che vedranno salire sul palco Pj Harvey con lo show incentrato su “The hope six demolition project“, nuovo album dell’artista britannica accompagnato dall’imponente lavoro visuale di Seamus Murphy, fotografo e documentarista che aveva già collaborato con la Harvey per i dodici film realizzati in occasione di Let England Shake.
Nel viaggio tra Afghanistan, Kosovo e Washington DC, il progetto solleva delle questioni che sono ormai del tutto assenti anche in quelle pericolosissime estetiche/politiche del cambiamento, perché si tratta di un’esperienza comunitaria molto forte sottolineata non solo dall’incedere innodico della musica, ma anche dal modo in cui il linguaggio del documentario entra in contatto con un’esperienza di qualità squisitamente comunitaria.
Il titolo allude infatti al controverso American HOPE VI, l’iniziativa governativa che nel tentativo di riqualificare alcuni progetti urbani, ha di fatto disintegrato numerose comunità.
Nei concerti italiani, insieme alla Harvey, contribuiranno ai suoni della band anche Enrico Gabrielli (Calibro 35) e Alessandro Stefana, detto “Asso”, già con Mike Patton e Vinicio Capossela.
Come saranno quindi i concerti del 23 ottobre all’Alcatraz di Milano e del 24 Ottobre all’Obihall di Firenze?
Nei concerti Europei Pj Harvey è arrivata sul palco con un costume che ricorda la versione antropomorfa di un corvo, grazie alla proficua collaborazione con la costumista Ann Demeulemeester, brandendo un sassofono e con un ritmo militare a far da sfondo.
Dai report e dalle brevi clip live che si trovano in rete, sembra che l’intera setlist, occupata per buona parte dai brani di “The Hope six demolition project“, risenta di quella stessa atmosfera rituale. È il caso per esempio di “To Bring you my love” e “Down by the water“, quasi sempre collocata alla fine degli show, la cui ebollizione viene ulteriormente rallentata dai suoni del nuovo corso, un rituale cupo e liberatorio
Se si esclude 50ft Queenie e alcuni classici da “To Bring you my love” i concerti del nuovo tour non scavano troppo indietro nella carriera della Harvey, privilegiando alcuni brani di “Let England Shake“, gemello “politico” del nuovo album e qualcosa da White Chalk.
Non vediamo l’ora di vederla.