Quintetto dai confini compressi e schiacciato fra l’asse delle tonalità medie, Polar Bear giunge direttamente dalla lande britanniche presentandosi come una schermaglia di sax, basso, chitarra e rumore. Capitanati dal batterista Sebastian Rochford, la band trova formazione completa con Pete Wareham (sassofono baritono), Tom Hernert (contrabbasso), Lefcutter John e John Burton. Un miscuglio a metà fra improvvisazione apolide, intrisa del senso ancestrale della parola “jazz”, e cervellotico studio sonoro, dove niente è lasciato al caso. Uscito nella primavera del 2014, In Each and Every One è il quinto album dei Polar Bear, a distanza di quattro anni dall’acclamato Peepers. Undici brani che si crogiolano negli spazi e negli interstizi lasciati aperti dalla vaghezza della parola “jazz” e tutto ciò che essa comporta: improvvisazione e assenza di schemi. E difatti, si intravedono percussioni in chiave samba nei sottofondi di Be Free, una forte componente elettronica che avvolge come una brina lattea le note di apertura di Open See, fino al soliloquio ebbro di Two Storms. Passaggi che non sempre brillano per originalità, ma lasciando al contributo rumoristico gran parte dell’effetto disturbato e disturbante dei brani. E se il giugolo strozzato di Two Storms rischia di suonare come uno starnazzo stonato, la conclusione di Sometimes riallinea in modo equilibrato e perfetto le sorti dell’album. In Each and Every One è un pastiche dall’aspetto poco salubre, molto incline a far prevalere l’aspetto malato e madido di germi piuttosto che aperture ariose e frizzanti. Life And Life, ad esempio, porta a sintesi l’estrema unione fra disturbi rumoristici, frammenti da panorama industriale, e il guaito molle di pianti del sax, un’eco di lontananza mai colmata. Due soli che alimentano un eterno scontro, da quello più immediato fra bene e male arrivando a quello più generico che sottende a qualsiasi dualismo e che si realizza nei due emisferi di Lost In Death Part 1 / Lost In Death Part 2.
Polar Bear nutrono un fascino elegante anche se non particolarmente originale. In Each and Every One sembra accontentarsi di raggiungere risultati discreti, di far intravedere in controluce il potenziale contenuto, stuzzicando la curiosità dell’ascoltatore sonoro a prossime tappe future. Nel frattempo, è consigliato assaporarlo con lentezza biblica, magari raccolti nel proprio eremo interiore.