Una volta lessi che per elencare le partecipazioni e i progetti di Mr. Gruffydd Maredudd Bowen Ryhs, per comodità da qui in poi Gruff Ryhs, ci vorrebbe più di una giornata. Difficile dare torto alla sentenza, vista la quantità di citazioni che riaffiorano accanto al nome del musicista gallese; gli esordi coi Ffa Coffi Pawb, la nomea guadagnata nei Super Furry Animals, l’abbandono della coralità per il progetto solista, più una sfilza di collaborazioni da Paul McCartney, ai Gorillaz, fino alla comparsata durante il concerto dei Manic Street Preachers. Gruff Ryhs ci ha abituati alla versatilità, alla congiunzione artistica fra musica, sceneggiatura e scrittura, ma la scelta di realizzare un concept album ispirato alle vicende di Giangiacomo Feltrinelli, è un netto sgambetto all’orizzonte dell’aspettativa. Grazie ad un tavolo di lavoro che ha visto impegnati musicisti come Josh Klinghoffer (l’attuale Frusciante dei Red Hot Chili Peppers), il produttore hip-hop Boom Bip, lo sceneggiatore Tim Price e il regista Wils Wilson, ha preso le forme Praxis Makes Perfect.
Seconda pubblicazione per i Neon Neon, l’album si ispira alle vicende dell’editore italiano attingendo in gran parte al libro Senior Service scritto dal figlio Carlo Feltrinelli; difficoltà per la pubblicazioni di romanzi ritenuti scomodi, la militanza presso il Gruppo di Azione Partigiana, la costruzione infine dell'”impero” Feltrinelli, rappresentano gli argomenti principali. Visto il tema, è davvero straniante la scelta di inserire la vicenda trattata in una cornice di musica elettro pop, e non nel più atteso e prevedibile, cantato folk-popolare. Ci si aspetterebbe che un simile progetto trovi voce nell’elenco di colonne sonore tanto care al collettivo Wu Ming, non nuovi alla trasposizione musicale dei contenuti letterari, piuttosto che nelle geometrie sintetiche dal sapore dance. (Sarà che i Wu Ming escono per Einaudi?).
Di certo l’abito non fa il monaco, ma a prima vista lo fa scambiare per tale, pertanto, se lo shock è quello che Ryhs voleva ottenere, lo shock ha avuto. Le dieci tracce di Praxis Makes Perfect rivelano una ricerca sofisticata che sfocia nell’elettronica bon ton, smorfiosa, elitaria e in qualche modo legata allo sperimentalismo anni ’70 a cui, a suo tempo, abituò Mike Oldfield di Tubolar Bells. Ne sono esempio pezzi come The Jaguar o la rilassata chiusura di Ciao Feltrinelli. A rafforzare ancora più il tributo all’Italia, si aggiungono la voce di Sabrina Salerno in Shopping (I like to) e quella di Asia Argento (Mid Century Modern Nightmare), interpretazione che dimostra, qualora ci fosse dubbio, come la resa scenica della figlia d’arte sia migliore se stretta in un paio di cinque tasche che come declamatrice. Sound geometrico, asciutto e controllato sono ingredienti costanti, che irrigidiscono anche le deviazioni del ritmo tribale di Hoops with Fidel.
Praxis Makes Perfect è un azzardo, un album che lascia imbambolati e allo stesso tempo lusingati (l’esterofilia a volte funziona anche al contrario), riuscendo a farsi benvolere all’ascolto. Parafrasando il titolo e un adagio in lingua tedesca, Übung macht den Meister, l’esercizio fa il maestro.