domenica, Novembre 17, 2024

Psalm Zero – The Drain: la recensione

Per comprendere la musica proposta dai Psalm Zero bisogna partire dalla storia dei suoi due membri: se infatti Andrew Hock è quello dalle esperienze più canonicamente metal (è il frontman dei minacciosissimi Castevet) è il curriculum del suo sodale Charlie Looker a stupire. Looker annovera infatti numerose esperienze in estemporanei esperimenti legati al mondo dell’indie rock, ed in più ha suonato la chitarra in Rise Above dei Dirty Projectors. Insomma, quanto di più lontano si possa immaginare dal metal. L’unione di questi due musicisti partorisce The Drain, disco d’esordio sulla lunga distanza dopo aver pubblicato un Ep lo scorso anno. Anche la scelta del produttore dimostra la volontà precisa di non rinchiudersi nei cliché di genere: dietro la consolle siede Martin Bisi, uno che ha lavorato con gente come Sonic Youth, Swans, John Zorn ed Helmet, vale a dire il gotha del Noise Rock di New York.
Sostanzialmente, siamo di fronte ad una forma mutante di Avant Metal che si nutre come una carogna inferocita degli sperimentalismi industriali ed estremi dei Godflesh o delle magnifiche forme progressive dei leggendari Voivod. L’incipit rappresentato dalla title track disegna anche una traiettoria di Doom futuristico, come dei Candlemass infarciti di cure siderurgiche e di Industrial Metal. L’uso alternato delle voci (il pulito ed a tratti salmodiante tono di Looker spezzato dallo screaming di Hock) è vincente, a tratti addirittura disturbante – in senso buono – nell’ostica e scurissima Chaos Body. In più di un momento Psalm Zero si trasfigura in una forma inquietante di Dark Wave; l’acme viene raggiunto nella conclusiva Meanwhile, ossianica e lenta marcia funebre lanciata nell’iperspazio voivodiano ed accerchiata da massicci synth gothic wave.
È un metal moderno e “open minded”, ci si consenta la terminologia anglosassone da critici snob, che non ha paura di confrontarsi con generi lontani dal suo organismo complesso ed estremo: le melodie infatti non sono circolari, le strutture multiformi dei brani hanno bisogno di ripetuti ascolti per poter essere assimilate. Non tutto è perfetto, ci sono alcuni momenti di stanca in cui si ha la sensazione di girare a vuoto, ma stiamo parlando comunque di un debutto più che meritevole di attenzione e che potrà piacere anche ad un pubblico non strettamente metal.
Altro bel centro per la Profound Lore, label indipendente statunitense che si dimostra essere una delle realtà più vive ed innovative nel circuito Metal.

Denis Prinzio
Denis Prinzio
Denis Prinzio è bassista di numerose band underground ora in congedo temporaneo, scribacchino di cose musicali per sincera passione, la sua missione è scoprire artisti che lo facciano star bene.

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