È difficile se non impossibile, leggere il nome darkside e non far esplodere una serie di associazioni mentali connesse ai Pink Floyd. Per questo, proprio perché questa associazione è di una scontata banalità lapalissiana, non posso credere che Nicolas Jaar e Dave Harrington non avessero ben presente i volti di Waters e compagni quando si sono battezzati sotto l’egida di Darkside. Progetto nato nel 2011 dall’incontro dell’enfant prodigio dell’elettronica Nicolas Jaar e il chitarrista canadese Dave Harrington, Darkside hanno dato alle stampe un omonimo Ep seguito dall’azzeccato remix dei Daft Punk dal titolo Random Access Memories Memories.
Psychic è un album che mira alla decostruzione, allo smantellamento di ogni aspettativa che possa celarsi dietro la parola elettronica. Partendo dall’apertura gargantuesca di Golden Arrow (11 minuti per la canzone che rappresenta l’opener del disco), Psychic dimostra subito la propria inclinazione schizofrenica: l’impulso cardiaco continuamente interrotto da sintetizzatori che friggono e sfrigolano, lo sfacelo perenne della linearità del pezzo, il finale reso accattivante dal falsetto funky. Psychic allena al disorientamento, lo fa attraverso il missaggio non bilanciato e le continue sovrapposizione alla base di fondo, come in Heart dove una maglia di percussioni lascia filtrare a spiragli sottili l’andamento sensuale e catchy della traccia.
Proprio quando trenta minuti di addestramento sembrano aver sortito un qualche addomesticamento uditivo, Psychic scompagina nuovamente tutto. Paper Trails, punta di diamante dell’album, risucchia in una spirale nettamente blues mentre la voce radiofonica di Jaar pettina dolcemente i nervi mettendoli a riposo. Il baccanale di percussioni di The Only Shrine I’ve Seen inaugura il versante più dance dell’album, lanciando i suoni su una sorta di dance hall lunare dove l’equipe di tamburi e percussioni scintillano padroneggiando. I suoni di Psychic rimandano ad un’atmosfera aliena, un continuo bollore elettro-prog, musica dance e tocchi blues. Nell’ordito Darkside confluiscono sia rimandi conclamati (Flaming Lips, Air), sia analogie più nascoste quali il minimalismo alla John Cage e l’afro beat alla Keith Jarrett. Un tutt’uno che va a costituire quell’organismo pulsante e di poche parole che è Psychic; un essere di poche parole, che preferisce al testo la comunicazione telepatica e che si rivela in modo straordinario denso e coinvolgente.