lunedì, Dicembre 23, 2024

Red Snapper – Hyena: la recensione

Retroevoluzione: così potremmo chiamarlo il percorso dei Red Snapper. Guardare veramente avanti con l’ispirazione di qualcosa che è stato. La band nata nel 1993 è riuscita a stringere i denti fino ad oggi con un processo di digestione ottima del loro passato trip-hop. Hyena lo testimonia alla perfezione: commissionato per il restauro insonorizzato di quel cupo lungometraggio che è Touki Bouki, film senegalese firmato Djibril Diop Mambéty del 1973, diventa un tassello nuovo e inaspettato per la formazione capitanata da Richard Thair, Ali Friends e David Ayres.

Le vicissitudini della band passano dal fiancheggiare i Prodigy per il tour di Fat of the Land, un mezzo scioglimento, una reunion e Hyena. Si stenta a credere che il passato della band fosse la moda degli anni ’90, le atmosfere fumose di droghe sintetiche e vecchie pellicole in bianco e nero. Ascoltando Card Trick, la traccia d’apertura, si scopre un mondo nuovo: il funk africano all’ennesima potenza, sul cui tema potevano costruire l’intera colonna sonora. Ma i quattro londinesi vanno oltre e ricostruiscono la loro identità quasi meglio della riverginizzazione di Damon Albarn con Democrazy.

Walking Man è incredibilmente moderna, poteva essere scritta dai Portishead degli ultimi tempi o Frank Ocean in qualche demo remoto. Village Tap riprende le cavalcate seventies delle originali colonne sonore (devo proprio nominarlo? Curtis Mayfield), Herder Can Ride più di tutte coglie la fragile malinconia della pellicola senegalese.

Da notare: il contrabbasso usato al momento giusto al posto del basso elettrico rende tutto più malleabile all’orecchio, jazzy sì, ma senza forzatura melodiche o svisate artistiche. I Red Snapper vanno dritti al punto: evocare il 1973, suonarlo in Senegal, farlo approdare, come la missione dei protagonisti, a Parigi. Dock Running, sebbene sia una traccia minore, coglie tutti questi aspetti: rendiamo grazie a Tom Challenger al sax e alle tastiere.

Più che il disco prende corpo nelle nostre orecchie, più che i Red Snapper se ne approfittando, introducendo suoni filtrati e manipolati. Lassoo rallenta il tiro, Traffic echeggia gli War. Archout e Blue Chest sono prove d’esperienza, il passato trip-hop al servizio dei fotogrammi del film.

No exit rappresenta perfettamente il dramma dell’esule mancato: potrebbe essere Mory, uno dei protagonisti del film, come potrebbe essere Eveline di Gente di Dublino, opera di Joyce, o di una ragazza di Bube qualsiasi. L’attaccamento alle proprie radici corrode l’anima. Fortunatamente i Red Snapper sono rimasti sul battello e sono approdati sulle coste dell’afro-funk. E potrebbe essere solo l’inizio.

Elia Billero
Elia Billero
Elia Billero vive vicino Pisa, è laureato in Scienze Politiche (indirizzo Comunicazione Media e Giornalismo), scrive di dischi e concerti per Indie-eye e gestisce altri siti.

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