Pochi mesi fa avevamo sentito parlare di Remedies Ahead dai diretti interessati, in occasione dell’intervista fatta ai Rue Royale prima di una delle loro tante date su e giù per la penisola. Ruth e Brookln ci dissero che per la prima volta il disco non sarebbe stato rigorosamente Do It Yourself, ma con un produttore “vero” in uno studio “vero”, e che il ruolo di Ruth nella composizione avrebbe assunto maggior rilevanza.
In cosa si traducono questi cambiamenti quando si passa all’ascolto del disco? Soprattutto in una maggior varietà di soluzioni stilistiche, pur restando nell’alveo di un folk-pop sognante rispettoso della tradizione, queste vanno da momenti più elettrici e quasi rock ad altri in cui si gioca con l’elettronica usando loop (ad esempio in Pull Me Like A String) usati al posto giusto nel momento giusto, dopo un primo momento di straniamento.
Ciò che non cambia è la qualità dei brani (e complimenti dunque a Ruth, oltre che a Brookln), che anche questa volta creano un mondo fatto di piccole cose, di sentimenti semplici in bilico tra malinconia e felicità, di bellezza misurata ma comunque in grado di colpire al cuore grazie al linguaggio senza tempo della canzone folk. Le melodie e le armonizzazioni vocali tra Ruth e Brookln rimangono infatti le basi su cui la musica dei Rue Royale viene costruita, il collante che unisce le dodici canzoni del disco al di là delle differenti scelte produttive, che danno quel tocco per rendere ancor più speciale l’album.
Difficile scegliere i brani più rappresentativi, ma ci proviamo comunque citando il brano iniziale, Changed My Grip, col suo vago senso di inquietudine aumentato dal parco uso di ritmiche elettroniche (cosa che abbiamo sentito fare ultimamente da Nancy Elizabeth, per esempio), così come il successivo Set Out To Discover, più solare e pop, con una melodia più delineata e in crescendo, come degli Arcade Fire ridotti a duo. Poi la già citata Pull Me Like A String, con i loop vocali di Ruth che duettano con Brookln in una delle sue migliori prestazioni, Almost Ghostly, ballata minimale dalle parti dei Mazzy Star con una chitarra elettrica effettata e suadente a tirare le fila del discorso, Settle In, Settle Down, forse la melodia più bella del disco, con Ruth a farci sognare con la sua voce, e l’ultimo pezzo del disco, Every Little Step, un piccolo compendio di ottimo pop tra arrangiamenti ricchi e vari, incursioni ritmiche elettroniche, la voce di Ruth e naturalmente una melodia stupenda.
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