A volte le incomprensioni non si possono evitare. L’improvvisa cancellazione del live di Matisyahu, cantante ebreo statunitense che doveva esibirsi nella serata finale del Rototom, sabato 22, sembra proprio non far parte di quella categoria. Mentre tutto dentro il festival andava per il meglio, mercoledì gli organizzatori, con l’anima dell’evento Filippo Giunta in testa, che camminava nervosamente nel backstage, si sono trovati a fronteggiare la forte polemica politica legata all’annullamento del concerto di Matisyahu, cui era stato chiesto di prendere posizione in merito alla questione arabo-israeliana, ovvero di dichiararsi favorevole al diritto di uno stato libero palestinese.
Una richiesta giunta direttamente dal Sunsplash su pressione del gruppo spagnolo di attivisti Bds (Boicotta, Disinvesti e Sanziona Israele), mostratosi ostile all’artista e al quale proponeva di scrivere una nota o girare un video per chiarire la sua posizione e dunque – eventualmente – riappacificarsi con loro.
“E’ spaventoso e offensivo” ha twittato Matisyahu, declinando l’invito, il tentativo di “obbligare un artista a fare dichiarazioni politiche“, chiedendosi se fossero state fatte pressioni del genere anche nei confronti di altri artisti. Subito è intervenuto il governo spagnolo con un chiaro comunicato nel quale si punta il dito sul fatto che Matisyahu sia stato obbligato a fare professione di fede politica sul conflitto arabo-palestinese, “una forma di procedere che viola la libertà di coscienza”
Solo dopo tutto questo, allora, e dopo una prima nota nella quale si comunicava la cancellazione dell’evento per “l’indisponibilità al dialogo dell’artista“, gli organizzatori hanno precisato di “rifiutare l’antisemitismo e ogni forma di discriminazione verso la comunità ebraica“, scusandosi pubblicamente per l’accaduto con Matisyahu, invitandolo “a esibirsi sabato prossimo, come inizialmemte previsto“. I vasi rotti e incollati malamente in un secondo momento non sono belli come prima, e non sembra ci siano le condizioni favorevoli affinchè Matisyahu possa decidere di metterci una pezza.
Dal suo Facebook ufficiale Matisyahu dichiara: “Gli organizzatori del festival mi hanno contattato per le pressioni ricevute dal movimento BDS. Volevano che scrivessi una lettera o facessi un video, affinché prendessi posizioni sul Sionismo e il conflitto isrealo-palestinese per mettere in pace gli animi degli attivisti spagnoli del BDS. Supporto la pace per tutti i popoli. La mia musica parla per se stessa e non inserisco nessun elemento politico. La musica ha il potere di trascendere l’intelletto, le idee e le posizioni politiche e può unire le persone in questo processo. Il festival ha insistito perché chiarissi le mie posizioni personali: aspetto che ho percepito come una pressione molto chiara per favorire l’agenda politica del BDS. Onestamente mi è sembrato offensivo obbligare un artista ebreo-americano in cartellone a fare dichiarazioni politiche. Altri artisti invitati al Rototom Sunsplash sono forse stati obbligati a rilasciare dichiarazioni del genere per potersi esibire? Nessun artista si merita di esser messo in una situazione del genere, semplicemente per esibire la propria arte. Il mio obiettivo è quello di suonare la mia musica per tutti, senza distinzioni di razze, religioni, background culturale e provenienza. Come musicisti, tutti, è quello che cerchiamo. Con amore, Matis”
Mercoledì sera, tra l’altro, sul main stage è arrivato Capleton a festeggiare 30 anni di carriera con un possente live, controverso artista per i suoi testi intrisi non di rado di pura omofobia, tanto per continuare a riflettere sull’affaire-Matisyahu. Fortunatamente ci hanno pensato prima Cham e poi Shuga, interessanti artisti giamaicani, in particolare la seconda, a proseguire le celebrazioni per il 70esimo anniversario della nascita di Marley, proponendo oltre al proprio repertorio grandi cover di Could You Be Loved (Cham) e Who The Cap Fit (Shuga). Meno entusiasmante, a nostro avviso, l’esibizione di Kiril Dzajkovski con Mc Wasp & Tk Wonder. Innovativo esperimento di techno balcanica dove i fiati hanno la loro importanza ma che con il reggae, ad esser sinceri, lega fino a un certo punto.
Stasera, giovedì 20 agosto, invece il cartellone sul main stage tornerà ad essere notevole. Aprono subito i Bad Manners (Uk), poi arriverà dalla Germania “l’eurosenatore” del reggae Uwe Banton. La notte però si accenderà solo con gli Africa Unite, storica band italiana sempre fonte di grandi soddisfazioni in levare che per l’occasione proporrà l’ultimo album Il Punto Di Partenza. Gran finale se non oltre, con il celebrativo Cantando A Marley che vedrà sul main stage tantissimi artisti spagnoli per ricordare Bob a settant’anni dalla sua nascita. Quando la musica lo ha reso vivo per sempre.