domenica, Novembre 24, 2024

Ryley Walker – Primrose Green: la recensione

Il nuovo album di Ryley Walker esce per Dead Oceans, dopo i primi due lavori pubblicati da Cass Records, il secondo dei quali condiviso con la chitarra di Daniel Bachman. Ed è proprio rispetto a quella raccolta che il musicista stanziato a Chicago ridefinisce i confini della sua musica, integrando il chitarrismo visionario di Of Deathly Premonitions dentro un involucro più vicino al folk britannico dei primi settanta; la radice è quella comune legata al fingerpicking di Davey Graham e di conseguenza a tutte le elaborazioni successive, attraverso la musica di John Renbourn, Martin Carthy, Bert Jansch e ovviamente Nick Drake.

Ma come gli è capitato di raccontare durante una recente intervista, “Primrose green” non è un album nostalgico, pur recuperando la vitalità dei modelli citati lo spirito è quello della presa diretta e dell’improvvisazione, con tutte le inclusioni che comporta nel dialogo inevitabile tra presente e passato, considerando che tra i musicisti ospitati nell’album ci sono alcuni tra i performer più importanti della scena jazzistica chicagoana contemporanea, come Frank Rosaly, Jason Adasiewicz e Fred Lonberg-Holm.

Presenze che conferiscono all’album di Walker una qualità fuori dal tempo, basta ascoltare con attenzione la forma minimale e concentrica della title track per ricordarsi come suonavano alcune ibridazioni prodotte da Jim O’Rourke o dal primo Sam Prekop, dove Bacharach o la scuola di canterbury lanciavano un ponte verso tutta la scena musicale anni ’90 che gravitava intorno.

Nate in un take, massimo due, le canzoni di “Primrose Green” escono ed entrano continuamente dall’ambito della Jam, consegnandoci lo spirito di un autore che ha la capacità di trasformare l’istantaneità in un racconto imprevedibile, trainato dal soul visionario del primo Van Morrison, trasposto qui in una terra di mezzo che per prassi è la stessa di certo post-folk senza però il peso di quei suoni, ovvero senza che il risultato sia riconoscibile in termini di strategie e modelli, ma genuinamente “post” nel tentativo di cercare un punto di convergenza.

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.

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