Sarah Neufeld ha attraversato gli ascolti di molte persone senza che queste, probabilmente, sapessero di aver incrociato la sua musica o il suo modo di affrontare lo strumento che suona da anni. Negli ultimi dieci anni della sua carriera ha suonato il violino per gli Arcade Fire e per il sestetto strumentale di Montreal attivo sin dal 2003 con il nome di Bell Orchestre. Mentre ha appena finito di lavorare a Dalmak, l’imminente album degli Esmerine, il 20 agosto 2013 la canadese Constellation pubblicherà il suo primo lavoro solista intitolato Hero Brother.
Prodotto da Nils Frahm, che partecipa all’album con il piano di Forcelessness e con l’harmonium di Breathing Black Ground, è un lavoro prettamente strumentale ma che non rinuncia ad una potente presenza fisica, a partire dalla title track dell’album, dove in una sorta di traditional ossessivo ed esoterico, Sarah batte violentemente il ritmo con il piede e trascina il brano fino alla fine. Il contraltare è quello di una certa evanescenza, che ricorda gli album più radicali di Elizabeth Frazer incisi insieme ad Harold Budd, non è un caso che gli interventi vocali della Neufeld, quando si sentono, assumono la forma di un lamento pre semantico e senza lingua, un canto delle sirene che sembra provenire dall’isola dei morti di Böcklin. Due anime quindi, tra il minimalismo ritmico e rituale della danza (Hero Brother, Wrong Thought per esempio), fino al dissolversi della melodia in un sistema armonico, che ha lo scopo di evocare ambienti o la persistenza astratta del canto (rispettivamente Breathing Black Ground e They Live on)
È proprio sulla risonanza, per esempio, che la Neufeld sembra aver puntato anche durante le sessioni di registrazione, scegliendosi luoghi in qualche modo capaci di evocare il mistero tra urbanità e arcaicità, come da note di copertina, e quindi utilizzando un parcheggio sotterraneo, oppure servendosi di un Nagra per prendere i suoni all’interno di una cupola geodesica.
Il risultato è sorprendente, perchè rispetto ad un album che utilizza sostanzialmente un solo strumento per quasi tutta la sua durata, il lavoro sui timbri diventa fondamentale, e il violino della Neufeld non suona mai identico a se stesso, o per esempio, a quello di una certa tradizione folk, se non mantenendo con questi elementi un contatto vivo e in continua mutazione; la lunga Right Thought, una delle tracce che introduce la voce della performer canadese, sembra evidenziare una relazione tra lo strumento e l’idea che è possibile farsi del suo suono attraverso il filtro della coscienza, non è un caso che Sarah negli ultimi anni abbia coltivato personalmente la pratica della meditazione, un’attitudine che in termini pratici ha accompagnato allo studio dello Yoga tradizionale e che le ha consentito, in un contesto in cui la sua musica è quasi sempre stata sviluppata in termini collaborativi e condivisi con altri artisti, di trovare finalmente un’isola intima e profondamente spirituale che fosse frutto del suo lavoro personale.
Lo dice lei stessa: “Il Violino è un’estensione della mia voce“, con la consapevolezza ovviamente del grado di complessità incluso nella parola “voce“.
Hero Brother è un lavoro unico nella sua fusione sottile tra minimalismo, improvvisazione e musica delle radici, basta ascoltare la traccia conclusiva, Below, per capire come si muova all’interno della mitologia collettiva di un paese per rivelarne, brano per brano, i “segreti sepolti sotto terra” evocati da un solo strumento, e dall’innesto di un canto lontano, una voce disincarnata dal peso del corpo.
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