“Ho fatto i soldi fornendo un prodotto richiesto dalla gente. Se questo è illegale, anche i miei clienti, centinaia di persone della buona società, infrangono la legge. La sola differenza fra noi è che io vendo e loro comprano. Tutti mi chiamano gangster. Io mi definisco un uomo d’affari” (Al Capone)
Keith Reilly fonda il Fabric nella nativa Londra insieme a Cameron Leslie, uno dei club manager londinesi più attivi ed efficienti in circolazione negli anni novanta. Lo fondano il 29 settembre 1999, una data che da sola racconta il peso storico di una venue dove sono passate tutte le tendenze dancefloor dei nuovi anni zero. Vibrazioni bassissime dal ventre ai piedi che hanno consentito agli appassionati di tutto il mondo di ballare ritmi hip hop, derive breakbeat, meditazioni dubstep, concitazioni drum and bass e il disimpegno adrenalinico della musica electro.
Grazie alle mani esperte dei resident dj Craig Richards e Terry Francis il Fabric si è imposto come una delle realtà europee più importanti, ospitando durante la sua attività artisti come Chemical Brothers, Groove Armada, Fatboy Slim e Paul Kalkbrenner.
Lo spazio originario, inserito in quello degli ex magazzini Metropolitan Cold Stores, viene messo in vendita nel giugno del 2010 per una serie di problemi finanziari, crisi superata dall’acquisto per mano del consorzio Fabric Life Limited e dalla successiva assunzione di un nuovo staff che offre lavoro a più di 100 persone.
Dopo altri sei anni di florida attività, una sventura si abbatte sul club: la morte di due 18enni per overdose tra luglio e agosto 2016 spinge le autorità a chiedere il ritiro della licenza, rifiutando eventuale revoca e decretandone la chiusura definitiva dopo un incontro svoltosi lo scorso 6 settembre all’Islington Town Hall. Non sono bastati gli appelli del sindaco di Londra Sadiq Khan e quello di una serie di importanti personalità legate anche solo affettivamente alle attività del club.
È una storia tristemente nota purtroppo, basta pensare alle recenti crociate contro il Cocoricò, molto simili nei metodi e nei toni, dove l’innesco a catena è quello di un falso dibattito sulla relazione tra droga e club culture.
Il circo mediatico che coinvolge alti prelati, psicologi da prime time televisivo, sociologi della domenica, comunità di recupero, il Vaticano e la sua televisione di riferimento, Tv2000, individua negli spazi preposti all’intrattenimento un problema di natura morale, la cui soluzione viene elaborata attraverso lo strumento politico meno efficace: quello della censura culturale e del proibizionismo.
La reazione degli artisti alla chiusura del Fabric (servizio di NME)
Vanna Iori, deputata del Partito Democratico e responsabile nazionale del partito per l’infanzia e l’adolescenza, in un suo intervento dedicato ai fatti del Cocoricò diceva che “non è certo chiudendo una discoteca che si risolve il problema“, ma allo stesso tempo puntava sulla questione morale, sul vuoto esistenziale, sul disagio psicologico rivendicando con forza la necessità di rafforzare la lotta al narcotraffico, l’intensificazione dei controlli e la prevenzione, “potenziando le reti sociali che oggi fanno fatica a proteggere i minori”
Giovanardi, il Papa e adesso anche Iori, come faceva giustamente notare Agenzia Radicale, tutti uniti in una costosissima lotta alla droga, retroterra ideologico che ha portato alla chiusura del Fabric e che in casi più gravi è la causa e il cuore pulsante di una vera e propria guerra civile, efficacemente raccontata da Denis Villeneuve nel suo bellissimo Sicario.
Keme Nzerem di Channel 4 chiarisce come la chiusura del Fabric sia parte di una serie di iniziative preoccupanti della stessa matrice che tenderebbero a far scomparire la club culture dal Regno Unito. Il servizio e il parere di Dj Goldie:
Mentre queste scelte non salvano vite ma causano la morte di molti, favorendo gli affari della mafia con leggi scellerate e liberticide, il prossimo 31 ottobre il Tenax si schiera con il Fabric e con la campagna di sostegno attivata dallo stesso locale per venire a capo di una complessa battaglia legale. Sono già state raccolte più di 303mila sterline, alle quali sarà aggiunta una parte dell’incasso della serata, che rappresenta a tutti gli effetti la prima uscita italiana del Fabric.
Si esibiranno il dj resident del club londinese Craig Richards con Matt Tolfrey e Adam Shelton, e i resident del club fiorentino Cole, Mennie e Fabio Della Torre.
Tutte le voci di spesa della campagna vengono e verranno costantemente aggiornate secondo uno statuto di trasparenza, visionabile attraverso questo link
“Siamo il Fabric.
Per circa due decadi abbiamo supportato la musica, l’arte e la cultura a Londra con grande orgoglio – raccontano i gestori del Fabric sul loro sito – abbiamo organizzato 3106 eventi e abbiamo accolto nei nostri spazi 6 milioni e 750 mila persone provenienti da tutto il mondo. Grazie ai nostri standard operativi di qualità siamo stati riconosciuti sia dall’industria che dalla corte di giustizia come un punto di riferimento per le migliori pratiche in ambito nightlife. In tutti questi anni abbiamo lavorato per creare un posto sicuro, una casa. Ci chiamiamo Fabric per una ragione precisa. Il Fabric è un vero e proprio tessuto connettivo, che cuce insieme razze, generi, preferenze sessuali e generazioni di età diverse in un brillante arazzo. Gli elementi che lo costituiscono sono la migliore musica, la migliore tecnologia, e il miglior visual e interior design.
Lo scorso settembre la nostra licenza è stata revocata e questo ci ha costretto a chiudere i battenti. È stato un momento difficile per noi ma il supporto che abbiamo ricevuto da tutto il mondo, dai nostri clienti giovani e meno giovani, dagli artisti che sono entrati in contatto con noi, dai nostri vicini e dagli altri club di tutto il mondo, si è rivelato davvero incredibile.
Non possiamo far altro che dimostrare gratitudine, perché questa è una testimonianza precisa dell’energia che il Fabric impiega per la cultura e la comunità. Non possiamo quindi considerare tutto questo come la fine, possiamo fare ricorso in appello e per questo avremo sicuramente bisogno del vostro aiuto. Sarà una battaglia molto costosa, e non possiamo combattere da soli, sopratutto dopo sei settimane di chiusura ininterrotta senza alcun reddito. Chiediamo quindi a chi ci sostiene da sempre, ai colleghi, alla popolazione tutta di contribuire alla nostra raccolta fondi che servirà da supporto per una piccola parte del team fabric, per mettere in ibernazione il locale e ovviamente per affrontare la battaglia legale. Se cadiamo, qualsiasi club nel regno unito potrebbe essere soggetto agli stessi controlli polizieschi.
Se questo accade, in futuro nessuno sarà più in grado di investire nei luoghi di aggregazione sicuri, ben gestiti e di qualità; è una minaccia reale. I pionieri della cultura musicale che hanno trovato in Londra e nel Regno Unito il principale brodo di coltura si spegneranno e il patrimonio, così come l’eredità culturale acquisita, si seccheranno come il tralcio sulla vite. Non possiamo certo permettere la distruzione della cultura e della creatività notturne.
Tutti noi qui al fabric siamo sconvolti per le tragiche morti che si sono verificate nei nostri spazi. Siamo determinati a fare tutto il possibile per ridurre i pericoli nel nostro club. Continueremo a cercare di fissare gli standard necessari come paradigma per gli altri. Lavoreremo con le autorità preposte al controllo e alla regolamentazione per raggiungere l’obiettivo prefissato. Ma a meno di non ottenere il permesso per riaprire i battenti, tutti i problemi che abbiamo dovuto affrontare si trasferiranno altrove.
Ci appelliamo a tutti coloro che amano questa città, a tutti coloro che amano questa cultura e a tutti coloro che lavorano in questo settore per supportare la nostra battaglia e fare una donazione attraverso la nostra campagna”
Apertura porte evento Tenax #SaveFabric ore 22:30
ingresso 15 € / 18 € / 20 € – vietato ai minori di anni 18
Sito ufficiale