Quando si parla di cantautorato, il terreno su cui ci si muove è sempre scivoloso e la parola suggerisce evocazioni non sempre facili da gestire. Tuttavia descrivere il lavoro dei Sawara and the Blackphelps senza far riferimento a questa parola, renderebbe l’istantanea de Il Tempo Supplementare una panoramica mozza. Nato nel 2013, Sawara and the Blackphelps è un progetto figlio di Fabio Agnesina (voce, chitarra acustica, ukulele, tastiere, percussioni, cowbells) e Matteo De Capitani (chitarra acustica, chitarra elettrica, lapsteel guitar, basso, percussioni, batteria, tastiere, ukulele).
Realizzato presso l’Ncore Studio di Lecco, il disco è interamente autoprodotto. Otto tracce in cui si mischiano i suoni liquidi e brevissimi dell’ukulele all’esuberanza della chitarra elettrica, un contrasto che accompagna sin da subito l’apertura dell’album con Overtime. L’intreccio prosegue e si fa via via più complesso; l’accostamento della doppia voce maschile e femminile (La Notte per volteggiare, Nella mia piccola casa), la raffinatezza degli arrangiamenti, l’arte declamatoria che sbircia la resa sonora di Linea Gotica dei CSI.
Fra le tracce, probabilmente è La complessità della separazione tra ossigeno ed anidride carbonica quella a far saggiare le peculiarità dei Sawara and the Blackphelps. E sarà che quella di Fabio risulta così piratesca e famelica nel descrivere ora abbandoni notturni e ora palpitanti inseguimenti mentali di figure sfuggenti, sta di fatto che l’excursus de Il Tempo Supplementare, causa malìa e forte attrazione allo stesso tempo.