domenica, Dicembre 22, 2024

Sharon Jones & The Dap-Kings – It’s a holiday soul party: Natale in salsa soul

La tradizione dei Christmas albums è trasversale a tutta la musica americana, dalle escursioni dei più noti crooner fino agli album strumentali di Henry Mancini per arrivare infine alle raccolte della serie A Very Special Christmas, inaugurate nel 1987 a sostegno della causa Special Olympics e naturalmente all’immensa operazione natalizia messa in piedi da Sufjan Stevens. La musica soul, inclusa quella di derivazione “northern”, non si è mai tirata indietro da questo gioco celebrativo, re-inventandone i parametri che già di per se erano orientati a rappresentare una versione decisamene WASP della più nota festa cristiana, tra renne, campanacci e padri arrapati che baciano la moglie con la barba di Santa Claus.

Del resto, per rivelare questa perversione dietro la maschera candida già in nuce nella canzone di Tommie Connor, censurata dalla chiesa di Bostom e resa nota prima da Jimmy Boys ed in seguito da The Ronettes, Jackson Five, solo per citarne alcuni, dobbiamo arrivare ad un film di Lewis Jackson del 1980, raccontato da Roberto Cerasuolo su indie-eye cinema in questa divertente ricognizione horror-natalizia e dove la mamma, invece di baciare Babbo Natale, accoglie un suo generoso cunilinguus.

La tempesta black non è così irrispettosa, ma punta in egual misura allo stomaco e alla stimolazione ormonale attraverso il mezzo più pertinente, quello del groove. Sono molti gli esempi di Soul natalizio, a partire da uno storico box pubblicato nel 1968 che metteva insieme Otis Redding, Carla Thomas, Clarence Carter, fino alle recenti reissues della Rhino Records che documentano al millimetro il ricco repertorio natalizio affrontato dai principati interpreti della musica nera, tra cui segnaliamo l’incredibile “Santa Claus Go Straight To The Ghetto” tratta dal Funky Christmas di James Brown.

Sharon Jones, “furbissima” interprete di un soul-revival in pieno fermento, non poteva lasciarsi scappare un’operazione filologica come quella del suo nuovo “It’s a Holiday Soul Party“, mettendo insieme brani originali scritti insieme ai suoi Dap Kings e standard natalizi già affrontati, come dicevamo, dai cugini maggiori.

Sharon Jones & The Dap-Kings – Ain’t no chimneys in the projects

La tracklist allora include traditional come White Christmas, Silent Night, Silver Bells rivisti in modo intelligente cercando di confondere le carte. Rispetto alla versione di Otis Redding, per esempio, quella di White Christmas proposta dalla Jones è completamente diversa dall’impostazione languida del soulman di Dawson, spingendo l’accellerazione sul gospel, sul Marvin Gaye più acceso e ascensionale (quello di Chained) e sulla coralità delle girl bands Spectoriane, anche se la versione interpretata da Darlene Love per la raccolta natalizia messa insieme da Phil Spector nel 1963 era decisamente molto più “slow”.

Il classico scritto da Katherine Kennicott Davis diventa “Funky Little Drummer Boy“, davvero un’altra cosa rispetto alla versione incisa da Stevie Wonder nel 1967, perché pur mantenendo l’incedere rallentato e marziale, alza il livello del groove avvicinandosi maggiormente alla musica di James Brown e consegnandoci una delle versioni più divertenti e convincenti del brano più tedioso e buonista tra quelli della tradizione natalizia, qui con i Dap Kings in grande spolvero.
Silver Bells, con un intro piano e voce gospel, è la traccia più rockin’soul dell’intero lotto, i cui riferimenti alle contaminazioni della musica di Solomon Burke si sprecano.
La selezione direttamente scritta dalla Jones e dai compari spazia come sempre dal classic soul alle prime propaggini funk-disco come nella notevole Ain’t no chimneys in the projects e nell’opener 8 Days (of Hannukkah) dedicata agli otto giorni dell’ebraica Festa dei Lumi, a conferma dell’abilità di Sharon Jones nel mescolare culture, tradizioni e riferimenti, al di là della confezione apparentemente “standard” dei suoi album.

Dopo il notevole Give The People What They Want che segnava il ritorno di Miss Jones in seguito alla sua lunga battaglia con il cancro, “It’s a Holiday Soul Party” segna la nuova discesa in pista dell’interprete di Augusta, in attesa di godersi il documentario diretto da Barbara Kopple intitolato proprio “Miss Sharon Jones!” e che dal Toronto International Film Festival si spera che arrivi anche dalle nostre parti

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.

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