domenica, Novembre 17, 2024

Sharon Van Etten – Are We There: la recensione

Giunta al quarto disco e dopo aver collaborato con alcuni nuovi grossi calibri dell’Indie Rock (The National, Antlers), la cantautrice americana sembra intenzionata a fare il passo definitivo verso quella consacrazione presso il mondo Indie che un po’ tutti, addetti ai lavori e semplici fan, si aspettano. Difficile dare una valutazione di un disco come Are We There; veramente labili e sfumati sono i confini che delimitano un’opera che nelle intenzioni vuole essere intensa e tormentata dal precipizio verso la caduta nel manierismo da mestierante navigato.
Circondata da un buon numero  di ospiti più o meno illustri (Shearwater, Lower Dens) la ragazza del New Jersey mette sul tavolo la sua notevole quantità di talento che si esprime nella capacità di creare atmosfere e melodie inquiete e notturne, una sorta di Dark Folk cupo ed introspettivo per amori infelici e tormentati, per notti insonni e fughe solitarie con le lacrime incrostate sulle guance. Una manciata di confessioni amare sull’ineluttabilità della fine di ogni amore. Il mood è quello, insomma.
La produzione è corposa e massiccia, i suoni escono fuori compatti e i ritmi quadrati e potenti, quasi nell’intento di contrapporsi alla delicatezza e all’intimismo sprigionato da gran parte delle composizioni. La voce di Sharon Van Etten è sempre prodigiosa, con quel timbro caldo che vuole scavarti dentro ed un’estensione sempre controllata; perfetta nell’intensa Afraid Of Nothing, cascata di tristezza che sembra suonata da dei Wilco malati d’amore. Taking My Chances è il pezzo piacione scelto come primo singolo, soffusamente ammaliato da beat elettronici e con un ritornello che ti si ficca subito nel cranio. Emotività rotta e sincerità autentica anche nella programmatica, sin dal titolo, Your Love Is Killing Me.
Il resto della scaletta non si discosta molto dai tre brani iniziali, offrendo ancora buoni momenti e struggenti interpretazioni (I Love But I’m Lost, I Know, Everytime The Sun Comes Up), ma rischiando, come detto in apertura, una certa caduta nel manierismo (Our Love, Nothing Will Change).
Are We There è un buon album che sicuramente farà breccia in diversi cuori; la consacrazione la ragazza la merita sicuramente. Difficile però parlare di capolavoro.

Denis Prinzio
Denis Prinzio
Denis Prinzio è bassista di numerose band underground ora in congedo temporaneo, scribacchino di cose musicali per sincera passione, la sua missione è scoprire artisti che lo facciano star bene.

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