Saam Farahmand è uno dei registi di video musicali più importanti del secondo millennio. Oltre ai video per Klaxons, Janet Jackson, ricordiamo l’esperimento realizzato per i Soulwax come uno degli esempi più riusciti e potenti nella combinazione tra creatività digitale e presenza fisica, una costante che è rimasta presente in molti dei lavori del nostro, ma che non rappresenta certamente l’unica forma attraverso cui Farahmand si esprime. Si prenda un video come Another Hell realizzato per Daughn Gibson, tentativo di estendere le possibilità narrative del suono in un vero e proprio racconto che diventa torch song per il modo in cui gli elementi in campo interagiscono, invertendo le priorità del video promozionale e lasciando la musica sullo sfondo, come elemento tra altri elementi, tra rumori diegetici e la parola che assumono consistenza ritmica.
Open Up The Sky è il secondo video che Farahmand realizza per Shock Machine, il progetto dell’ex Klaxon James Righton, ed è un’evoluzione di quell’idea tutta analogica e legata alla centralità della silhouette che si staglia sul paesaggio. In questo caso la sagoma dell’artista diventa finestra attraverso la quale osservare un mondo che esplode e si incendia, quasi fosse una sintesi delle possibilità elettroniche che si affacciavano nei video musicali della fine degli anni settanta, tra tutti quelli di Bruce Gowers realizzati per i Queen e The Jacksons. Farahmand riesce ancora a legarsi alla forza del gesto con sorprendente fisicità, anche quando lavora con i nuovi mezzi digitali.