Un viaggio per i tropici attraverso tunnel notturni metropolitani quello degli Still Corners (Berlin Lovers, Midnight Drive) alla fine dei quali si schiude il giorno con giochi di luce e sogno creati da Greg Hughes con tastiere, synth e corde di chitarra che vibrano per accompagnare la sensuale voce di Tessa Murray.
The Trip è la prima, monumentale traccia di questo lavoro e funziona molto bene come apripista: una melodia ritmata da un riff di chitarra e un ritornello che proietta l’ascoltatore già molto lontano (“So many miles/ So many miles/ So many miles/Away”).
Dalla seconda traccia in poi comanda la tastiera, strumento emblematico del dream pop. Viene in mente Victoria Legrand dei Beach House; si tratta di due band molto simili tra loro e anche la sensualità è un elemento ampiamente condiviso ed espresso attraverso i medesimi canali, ovvero una voce femminile particolarmente intensa e impreziosita da tastiere che ora ricordano voli di gabbiani all’orizzonte, ora incanalano la mente all’interno di claustrofobici labirinti.
Berlin Lovers, traccia centrale del disco, appartiene a quest’ultimo tipo ed è in netto contrasto con la già menzionata, melodica prima traccia. Future Age, traccia numero sette, accoglie l’ascoltatore all’uscita dal tunnel berlinese e riprende il filo del discorso “mellow songs”: “Swim in the sea of love/ and fly with the white dove”. Naturalmente, in questo viaggio i momenti si alternano e così le due dimensioni, sogno diurno e realtà notturna, si sovrappongono in pezzi come Beatcity.
La title track chiude questa dreamy dozen con quella che è probabilmente la melodia più riuscita del disco: fra giochi vocali ed elettronici si conclude qui il viaggio e quindi il nuovo lavoro dei pupilli londinesi della Sub Pop Records.
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