Daydream è un brano tratto dal full lenght dei fiorentini Stolen Apple, intitolato “Trenches” e pubblicato alla fine del 2016. La band, una delle più longeve nel panorama della musica italiana alternativa, attiva sin dal 1992 attraverso altre formazioni (Malastrana, Buzz On, Nest), ha destinato la decima traccia del CD ad una poesia di Daniela Pagani, riadattandola per l’occasione insieme al fratello Alessandro Pagani, batterista degli Stolen Apple.
Daniela, dopo essersi esibita negli anni settanta allo Zecchino D’oro con una canzone entrata nella memoria di tutti, ha coltivato la poesia come forma di espressione privilegiata. Scomparsa a soli 22 anni il 2 giugno del 1987, ha pubblicato due raccolte di poesie, di cui una postuma. Dalla prima raccolta intitolata “Cavalli d’argento” è stato tratto Daydream, racconto di un sogno dove fontane traboccanti acqua, disseminate in un paese sconosciuto e abbandonato, vengono riparate ad una ad una dalla narratrice, mentre vaga solitaria per quelle strade deserte.
Il brano è una ballad tra Neil Young e Bob Dylan, ma contiene echi “desert” vicini a certo rock degli anni novanta, elementi che tutti insieme hanno ispirato Michele Faggi per il video ufficiale presentato in anteprima esclusiva su Indie-eye, grazie al canale Audioglobe che distribuisce “Trenches” per l’Italia.
Il video è “found footage allo stato quasi puro“, come ci ha detto Michele, ed è realizzato in collaborazione con l’archivio immagini di sua proprietà
Stolen Apple – Daydream – Dir: Michele Faggi
– Ho “pensato” Daydream a partire da filmati cineamatoriali originali: cercati, raccolti, e acquisiti attraverso donazioni dal sottoscritto, senza ricorrere quindi ad archivi di pubblico dominio, perché volevo immagini in un certo senso “mai viste”– ci ha detto Michele Faggi –
“Ripensare un brano con questo materiale, già pensato dai cineamatori, è come percorrere a ritroso la genesi di un’immagine, per cambiarne i presupposti e scoprirne una diversa aura. Ho utilizzato più raccolte di viaggio, piccoli travelogue che complessivamente superano le 20 ore di girato, rigorosamente realizzate in pellicola 8mm o super 8 e che coprono un range temporale di venti anni, a partire dai primissimi anni sessanta. La poesia di Daniela Pagani è una visione intimista e allo stesso tempo onirica. Racconta di un luogo della mente, del desiderio e della memoria. A partire da questi elementi ho cercato di ricostruire la narrazione di un non luogo, combinando insieme prospettive diversissime provenienti dal sud del mondo. I racconti possibili sono molteplici: il ricordo di un amante, una storia di anime migranti, la separazione dai luoghi della propria infanzia, l’elaborazione di una perdita, il viaggio come condizione perenne e anche interiore, l’occidente che include ciò che non conosce, controllando con lo sguardo . Il montaggio mette insieme luoghi incongrui e ne crea uno possibile, ricombinabile dalla propria relazione con la memoria. Per il video si è cercato di mantenere inalterati alcuni difetti della pellicola, sia dovuti all’usura che alle riprese “sbagliate” e probabilmente “non volute dall’operatore”, una sorta di ricerca accurata dell’errore, per creare un ritmo diverso, basato sugli scarti, sui vuoti e sulla definizione materiale del tempo”
“Mi girai nel vicolo del piccolo paese / e sentii un rumore costante / mi avvicinai / una fontana perdeva / cercai di stringerla / poi ne vidi un’altra che perdeva / la strinsi / poi ancora un’altra che perdeva / la strinsi / tornai indietro / e tutte le fontane perdevano nuovamente / le fissai / poi mi sedetti su una sedia / mi misi una coperta addosso / e mi addormentai / sognavo che tutte le fontane / non gocciolavano più / ero contenta / sognavo”. (Daydream – Daniela Pagani)