Prima della deriva attuale verso l’indistinto, gli anni novanta del rock avevano indicato una strada, pur nella varietà delle intuizioni. L’artigianato, spesso altissimo, evitava camuffamenti e perseguiva la verità del suono. Errori, approssimazioni, scarti e sopratutto improvvisazione, erano grandi propellenti creativi e consentivano una formidabile unicità.
Gli Stolen Apple hanno pubblicato con questo nome un primo album sulla lunga distanza intitolato “Trenches” alla fine dell’anno scorso, attualmente distribuito da Audioglobe per l’Italia e dalla prestigiosa Clear Spot per quanto riguarda il mercato internazionale.
Il loro non è un debutto, ma il nuovo capitolo di una delle storie più longeve nel panorama della musica alternativa italiana. Attiva dal 1992 con alcune variazioni nella formazione, la band fiorentina si è chiamata Malastrana, Buzz On, Nest.
Come Nest ha realizzato due album di altissima qualità pubblicati rispettivamente per Urtovox e Zhar/Black Candy oltre a prestare la propria musica ad Antonio Bellia per “Ore d’aria”, il suo documentario sulla vita di Silvia Baraldini dove figuravano tracce di PGR, CSI e GoodMorningboy. Da quell’esperienza, il nucleo originario costituito da Riccardo Dugini (Voce, chitarra) e Luca Petrarchi (voce, chitarra) si è arricchito della presenza di Massimiliano Zatini (basso), che aveva gravitato nelle numerose incarnazioni della band, ed Alessandro Pagani, batterista, già nei Malastrana, attivo negli storici Subterraneans e una delle menti dietro la seminale Valvola/Shado Records, etichetta indipendente attiva dal 1994 al 2005.
“Trenches” è un album che trova i suoi punti di riferimento nella prassi e non nell’imitazione della musica alternativa dei novanta. È una differenza sostanziale basata sulla profonda conoscenza del periodo, una questione di cultura, profondamente anti-nozionistica. Quello che gli Stolen Apple hanno assimilato naturalmente è il senso di libertà che alterna scrittura a Jam e che era comune rintracciare nelle produzioni di artisti come Karate, Sonic Youth, Low, Gun Club, Thin White Rope, Flying Saucer Attack, solo per citarne alcuni.
Il loro contributo non è fuori tempo massimo, ma recupera strategie e libertà compositive tragicamente perdute nel panorama attuale, con una maestria che non riesce ai vintagisti contemporanei. Basta solo pensare che l’album è stato missato in “Mono” per ottenere un sound capace di rispettare la verità della presa diretta.
Le 12 tracce di “Trenches” sono tutte diverse, ma dimostrano una coesione miracolosa, trainata da un songtelling che alterna un secco documentarismo sociale a momenti onirici e visionari. Attitudinalmente punk e allo stesso tempo psichedelici, gli Stolen Apple attraversano venticinque anni di musica con una vitalità e una freschezza invidiabili.
Il video prodotto da Indie-eye in collaborazione Michele Faggi è stato registrato presso il Circus Club di Scandicci per quanto riguarda la parte live, mentre l’intervista è stata girata nel giardino antistante alla sala prove dove gli Stolen Apple danno vita alla loro musica.
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