Dopo un paio di brillantissimi 7” usciti sulla prestigiosa label americana Slovenly Records, una delle migliori etichette in ambito garage e lo-fi, l’italianissimo trio dei Sultan Bathery (Giovanni Ongaro, Federico Zotta e Matteo Muser) arriva finalmente all’esordio lungo.
Registrato da Emanuele Baratto nei “soliti” Outside Inside Studio di Montebelluna, l’esordio omonimo di questi tre garagers colpisce subito per il buon impatto: il Garage Psych dei nostri prende le distanze dai soliti clichè del genere grazie ad una buona capacità di variare registro, pur mantenendo una impronta sonora ben definita: si passa in maniera piuttosto disinvolta dalle schegge garage punk con buon appeal melodico memori di certi Demon’s Claws (Satellite, Spring Of Youth), alle marcette Sixties (Blue), alle infognature in certi abissi Psych Wave poco rassicuranti (Talk With You). Nel brano Where Lights Are Low troviamo forse il compendio finale di tutte le anime della band vicentina.
Insomma, nulla da invidiare alla scena Weird Garage di San Francisco, anzi, qui ci sono delle frecce nell’arco in più rispetto a tanti protagonisti osannati di quella scena (volete un nome? Ok, l’ormai mosciarello Ty Segall); innanzitutto un songwriting cazzuto e versatile, potente e tossico che sa alternare registri più duri a momenti più lisergici e nebulosi; poi una chiara idea di suono che, pur avendo riferimenti ben precisi nei generi citati sopra, non ricorre ai soliti trucchetti (uno su tutti: coprire di una patina lo-fi tutte le composizioni) per andare incontro ai gusti degli estimatori del Garage.
Non è un caso quindi che questi ragazzi escano su Slovenly; questo è un esordio che gli consegna lo scettro di miglior band Garage italiana, ma li qualifica direttamente per giocare nella lega dei campioni internazionali.