mercoledì, Dicembre 18, 2024

Technoir, Haters Hate: il making del videoclip e l’intervista

Essere musicisti e artisti nel 2020, vuol dire sapersi evolvere ed essere multimediali nel vero senso della parola. Si esprimono così i Technoir che per promuovere il loro nuovo album hanno realizzato lo splendido video d'animazione per il singolo di "Haters Hate". Abbiamo approfondito tecniche e scelte con Alexandros Finizio e Jennifer Villa

L’animazione consente di aprire mondi infiniti. Soprattutto quando si è sottoposti a grandi limitazioni logistiche e tecniche, lo abbiamo scritto molte volte in questo periodo. I Technoir, duo electro/soul attivo dal 2015 sta per pubblicare il nuovo album. “Never Trust The Algorithm” uscirà il prossimo 30 ottobre per Kengah Records e per veicolarlo si sono serviti di un videoclip d’animazione realizzato per il brano “Haters Hate”.

Technoir – Haters Hate – Dir: Alexandros Finizio e Jennifer Villa, aka Technoir

Haters hate è un brano che parla del costante clima di odio che dilaga sui social network in questo momento storico – raccontano Alexandros Finizio e Jennifer Villae di quanto questo influisca sulle nostre vite a nostra insaputa. Musicalmente è un pezzo fortemente influenzato dal Future-Soul di Thundercat e D’Angelo e dal Funk di Prince

Per la prima volta il duo si è cimentato con il videomaking d’animazione, servendosi di tecniche miste anche avanzate, tra cui il rotoscoping, l’utilizzo di fotografie, disegno a mano libera e blob di inchiostro multicolore. Il risultato è davvero sorprendente e si candida senza se e senza ma come uno dei video d’animazione più belli dell’anno.
Per conoscere da vicino metodi e scelte espressive adottate da Alexandros Finizio e Jennifer Villa, li abbiamo intervistati.

Quale tecnica di realizzazione avete adottato per l’animazione di “Haters Hate”, sembra un mix tra disegno animato tradizionale e interventi digitali.

Alexandros: L’idea alla base del videoclip è proprio quella del mix di tecniche visive differenti, volte a creare un effetto ibrido. Questo è lo stesso approccio che utilizziamo anche quando componiamo la nostra musica, che mescola elettronica e soul, impiegando beat elettronici assieme a strumenti tradizionali come chitarra, piano e voce. Le tecniche che abbiamo impiegato nel video sono disegno animato, rotoscoping e disegno su fotografie, il software che abbiamo utilizzato per la parte grafica è Adobe Photoshop.

Il rotoscope come è stato impiegato?

Jennifer: Il rotoscoping, realizzato principalmente da me, è stato impiegato per le scene più “recitate” come quelle della bocca in primo piano o quelle in cui io canto e Alex suona la chitarra. Abbiamo utilizzato un approccio a layer a quattro mani, dove io ho realizzato i ricalchi delle silhouette su cui poi Alex ha steso le parti più pittoriche e le colorazioni. Abbiamo utilizzato un IPhone per le riprese poi importate in Photoshop. Il rotoscope è una tecnica molto affascinante che abbiamo sempre voluto approfondire e Haters Hate si è rivelata la giusta occasione.

E i disegni a mano?

A: Sono sempre stato appassionato di arti visive, disegno e di fumettisti come Alan Moore, Andrea Pazienza e Frank Miller, omaggiati infatti nella copertina che ho disegnato per il disco. Il concept intero dell’album infatti è ispirato a quel tipo di estetica, che abbiamo ripreso anche nelle parti a mano libera del video, come ad esempio i richiami alla copertina, i blob di colore che costantemente interagiscono coi personaggi o il pesce/mostro abissale che appare nell’intermezzo strumentale a metà brano.

Technoir, Never trust the Algorithm – artwork dell’album di Alexandros Finizio

Come siete intervenuti invece con le motion graphics?

A: Era importante per noi creare graficamente un’atmosfera cupa ma allo stesso tempo onirica e surreale che un pò ricordasse l’animazione su carta dei vecchi film Disney o di Don Bluth. Tutti i disegni e le animazioni sono stati realizzati a mano libera frame by frame.

Alex ha realizzato i disegni. Come sono stati pensati?

J: I disegni a mano libera sono realizzati da Alex come dicevamo, come anche tutte le grafiche del disco su un concept pensato da entrambi, riguardante il mondo odierno governato dagli algoritmi e dai social network rappresentato dalle due bocche che si mangiano a vicenda o dall’uomo che affoga nel “mare digitale”. Il titolo del disco è infatti “Never trust The Algorithm”.

Al di là della vostra attività come musicisti, avete una formazione in Arti visuali?

A: Entrambi abbiamo sempre avuto fin da piccoli una passione per le arti visive, i film d’animazione e i fumetti ma non abbiamo mai intrapreso un percorso di studi in quel senso. Il nostro campo è la musica e il recente lockdown ci ha ovviamente lasciato il tempo di riprendere varie attività al di fuori di essa, così è nata l’idea del video. Essere musicisti e artisti nel 2020, vuol dire sapersi evolvere ed essere multimediali nel vero senso della parola.

Siete partiti da uno storyboard prima di avviare il lavoro e come era strutturato?

J: Sì, dopo aver deciso le linee guida sullo stile generale io ho realizzato uno storyboard che abbiamo utilizzato come traccia. L’idea era di avere un video in cui apparissero le nostre figure ma il cui vero protagonista fosse il blob di colore che appare lungo tutta la sequenza, assumendo forme svariate, che incarna, potremmo dire, il male, l’odio, le nostre più profonde paure e il concetto di haters, che da il titolo al brano. Il finale è volutamente lasciato aperto, non si capisce chi ha la meglio tra noi e lui.

Alexandros Finizio e Jennifer Villa, aka Technoir

Il video ricorda certe animazioni anni ottanta come quelle della Jenkel per Donald Fagen. Vi siete ispirati in qualche modo a quel tipo di animazione “jazz” tra astrazione e tecniche figurative che traduceva i suoni e il groove in colore, movimento e tratto?

A: Indubbiamente il lavoro della Jankel e Fagen è stato un riferimento, come anche Dots di Norman McLaren, che ho conosciuto durante le lezioni in Conservatorio, la stessa idea del blob multiforme e multicolore è nata improvvisando graficamente ascoltando il brano e cercando di tradurre il suono in figura astratta e raffigurazione materica. Alcune influenze più moderne sono i videoclip di Ruffmercy, artista che seguiamo da anni e i bellissimi video di Gianluigi Toccafondo come quello per Underground Lovers dei C’Mon Tigre.

Ne realizzerete altri in futuro ?

J: Questo è per noi un primo esperimento e presto ci rimetteremo all’opera. Abbiamo in progetto un altro video per uno degli altri brani del nuovo disco, in cui magari esploreremo uno stile diverso e i visual animati per il nostro nuovo live set, che speriamo di poter portare di nuovo su un palco al più presto!

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Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.

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