lunedì, Dicembre 23, 2024

Ted Bee al XI Pintumpleanno di Verderio: l’intervista

Come da undici anni a questa parte, anche nel 2016 a fine settembre si svolgerà il Pintumpleanno, la festa che porta a Verderio, in provincia di Lecco, alcuni tra i nomi più interessanti della scena musicale italiana. Tra i musicisti che saliranno sul palco della festa in questa edizione, e per la precisione sabato 24 settembre, ci sarà Ted Bee, a testimoniare la voglia della festa di sperimentare con i generi e di andare a proporre nomi magari meno noti rispetto a quelli che impazzano su radio e canali commerciali ma più stimolanti dal punto di vista artistico. Il rapper milanese, attivo ormai da una dozzina di anni, fin dalla collaborazione con la Dogo Gang a metà anni 2000, ha fatto uscire nei mesi scorsi un EP, intitolato Phoenix, in cui non si pone problemi a mescolare l’hip hop con altri generi, dal rock al soul, collaborando con il musicista e DJ Andrea Rock. Abbiamo raggiunto Ted Bee per saperne di più sulle ultime svolte della sua carriera e per capire cosa aspettarci dal suo concerto a Verderio. Ecco cosa ci ha rivelato.

Ciao, benvenuto su Indie-Eye. Inizierei l’intervista con qualche domanda sul tuo ultimo EP, Phoenix, che riesce a essere molto denso ed intenso, concentrando molte idee in sei brani. Innanzitutto ti chiederei perché ti stai dedicando a questo formato discografico negli ultimi anni, infatti prima di Phoenix c’era infatti stato Fuck The Middle Man, anch’esso un EP

La ragione di questa formula è che si tratta di due lavori sperimentali e, in quanto tali, non aveva senso spingersi in qualcosa di  troppo ardito e corposo. Fuck The Middle Man è stato un lavoro completamente anarchico, fatto da me e un polistrumentista, Phoenix è qualcosa di più pensato e costruito, selezionando appositamente band e musicista, ma lo spirito che li ha mossi, ovvero quello di combinare il rap con altri generi è lo stesso.

Già dall’EP precedente hai iniziato una collaborazione con Andrea Rock: cosa vi accomuna, pur venendo da mondi musicali diversi?

La passione di fare musica e abbattere dei muri di fatto inesistenti, un pò come fecero i Run DMC con gli Aerosmith.

L’EP è uscito per Ammonia Records, un’etichetta più legata al punk (vedi Shandon) che al rap. Come sei arrivato a loro?

A loro ci sono arrivato tramite Andrea. E’ vero, non è il mio mondo di provenienza, ma non ti nego che mi ha da sempre affascinato e vi trovo molte affinità con la mia persona e con la mia sensibilità artistica.

Il primo singolo è stato Milano Trema Ancora, che rende omaggio anche nel video alla Milano degli anni ’70, quella raccontata nei libri di Scerbanenco e nei poliziotteschi. Cosa ti affascina di quel periodo storico della città?

Mi piace il fatto che Milano in quegli anni era “tipica”. Se vedi certi film capisci che certe trame e certe storie non potevano che accadere in quelle vie in quegli anni. Milano era caratteristica, come lo sono altre grandi città italiane, penso a Napoli e Roma soprattutto. Era unica. Un’unicità che purtroppo si è persa rincorrendo il mito della “metropoli a tutti i costi”. Io sono affezionato alla Milano delle ringhiere. Non mi interessano i grattacieli.

Ted Bee – Tutti gli altri dietro (il video ufficiale)

E cosa puoi dirci sul video? Come è nato?

La canzone è nata perchè Franz Rotundo, regista del film Milano trema ancora ci ha chiesto una soundtrack. Il video è stato una diretta conseguenza.

L’altro decennio che omaggi è quello degli anni ’90, che descrivi con nostalgia sia dal punto vista musicale (in “Così Mi Tieni”) che sportivo (in “Tutti Gli Altri Dietro”). Ti senti davvero così fuori posto oggi, “L’uomo giusto nel posto sbagliato” citando un altro tuo brano?

Sì, per certi versi sì. Mi sento del tutto fuori dalla logica dei talent e della musica veloce e di facile fruizione in voga oggi, ma è una musica che riflette il proprio tempo. Col tempo e con la maturità ho però trovato la mia dimensione e oggi non rimpiango nulla.

Ted Bee – Così mi tieni [Video ufficiale]

Nell’EP riprendi un tuo brano del 2009, “500 Volt”. Come mai questa scelta?

Volevamo rivisitare un vecchio brano alla luce della sperimentazione musicale che sta contraddistinguendo il mio sound oggi. Era inevitabile farlo andando a riprendere il mio più grande classico. 500 Volt sta a Ted Bee come Alba Chiara sta a Vasco.

Il testo di “500 Volt”, così come quelli di altri tuoi brani fin dall’inizio della carriera (ad esempio “Fuoco e fiamme”), propone una visione della politica e della società forte ed incompromissoria, lontana sia dal disimpegno di molti rapper sia dalle idee delle posse più legate ai centri sociali. Cosa ti spinge a rischiare in questo modo? O meglio, ti interroghi mai su cosa voglia sentirsi dire il pubblico nelle canzoni?

No, e infatti è per questo che non ho mai sfondato (Ah! Ah!). Ti dico la verità, mi piace esprimere le mie idee e mi fa piacere se c’è gente che le condivide, ma non sono mai riuscito a sentirmi parte di un gruppo, questo un po’ forse mi ha penalizzato, perché in alcuni frangenti bastava aggiungere qualche sigla politica oltre a parlare di Carlo Giuliani. Ma va bene così, ci tengo alla mia autonomia di pensiero.

Ormai sei attivo da una dozzina di anni: se dovessi scegliere i 5 tuoi pezzi che più ti rappresentano la scelta su quali cadrebbe?

I 5 che compongono il mio ultimo EP.

Cosa dobbiamo aspettarci dal tuo live al Pintumpleanno?

Fuoco puro.

Fabio Pozzi
Fabio Pozzi
Fabio Pozzi, classe 1984, sopravvive alla Brianza velenosa rifugiandosi nella musica. Già che c'è inizia pure a scrivere di concerti e dischi, dapprima in solitaria nella blogosfera, poi approdando a Indie-Eye e su un paio di altri siti.

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