The Head on The Door è il sesto album dei Cure ed esce il 26 agosto del 1985 ad un anno di distanza dal precedente The Top. Pubblicato durante un biennio discograficamente frenetico, rappresenta la ritrovata conciliazione dopo un periodo di crisi, dove erano comunque emersi una serie di progetti eterogenei. Questi, oltre ad includere la pubblicazione del primo lavoro dal vivo, comprendono l’extended play The Walk e il side project Blue Sunshine, uscito a nome The Glove, formazione che riuniva Robert Smith insieme a Steve Severin dei Siouxsie and the Banshees. Secondo dei cinque album realizzati da Smith insieme al produttore inglese David M. Allen, viene affidato, per quanto riguarda l’artwork al designer Andy Vella, collaboratore di lungo corso della band. Lo scatto realizzato da Porl Thompson, ritrae Janet Smith, sorella minore di Robert e sarà successivamente manipolato utilizzando un cotton fioc, carta fotografica e candeggina per uso domestico.
Oltre a Smith e Lol Tolhurst, la line-up vede il ritorno del bassista Simon Gallup, uscito dopo il tour di Pornography e quello di Porl Thompson, di nuovo a bordo dopo la militanza nelle primissime formazioni che precedevano la fondazione effettiva del progetto The Cure. La batteria è quella di Boris Williams, ex Thompson Twins e già con i Cure nei live del 1984.
L’esperienza di Smith con i Banshees nell’album Kaleidoscope e lo psych pop di Blue Sunshine influenzeranno il risultato dell’album, raccolta eterogenea di tutte le intuizioni che i Cure avevano esplorato sino a quel momento, dove la tendenza più pop viene messa maggiormente a fuoco, per veicolare innesti e contaminazioni più sperimentali.
Per la promozione dell’album vengono realizzati quattro videoclip tra il 1985 e il 1986, tre dei quali vengono diretti dal sodale Tim Pope, mentre il quarto, The Blood, sarà realizzato da Gerard de Thame.
Indie-eye dedica uno speciale dedicato ai quattro videoclip di The Head on the door, con una serie di approfondimenti dedicati a ciascuna clip, raggiungibili attraverso i link preposti.
In Between Days di Tim Pope (1985) – la recensione del video
Close to me di Tim Pope (1985) – la recensione del video
A night like this di Tim Pope (1985) – la recensione del video (UPDATE, il video fu realizzato nel 1986, vedi successione delle note in calce all’articolo, a partire dalla più recente)
The Blood di Gerard de Thame (1986) – la recensione del video
NOTA 2 – UPDATE 25-08-2022
Ci ha scritto Michele Franzinelli, del fan Club The Cure Italia, Out of This World, presente anche su facebook con un gruppo privato, raggiungibile da questa parte. Michele, che svolge un attento lavoro di ricerca e raccolta materiali dedicati all’attività della band di Robert Smith, ha stabilito negli anni contatti diretti con i componenti della band. Ci ha inviato oltre alle sue preziose considerazioni, alcuni documenti e due testimonianze che attestano la produzione di “A Night like this“, come congiunta a quella di “Boys Don’t Cry“, il video girato da Tim Pope per la VHS “Staring at the sea, The Images” nel 1986 e pubblicato nell’aprile dello stesso anno dalla Fiction / Palace Video con distribuzione Elektra.
La prima osservazione che Michele ci ha fatto è relativa al look di Robert Smith nella copertina del singolo di Boys Don’t Cry, scatto realizzato durante la produzione dei due video. Il look è lo stesso che vediamo nella clip di “A Night like this”
Uno dei documenti che Michele ci ha inviato è relativo ad una pagina del volume scritto da Andy Vella nel 2014 e intitolato Obscure: Observing the Cure. Vella, lo ricordiamo, è l’autore della maggior parte degli artwork dei Cure, oltre di una nutrita serie di fotografie che hanno documentato la trasformazione della band a partire dal 1981. Nel volume in questione, che è una summa del suo lavoro con una prefazione di Robert Smith, c’è una pagina che non possiamo agevolare per questioni di copyright, dove accanto ad una serie di scatti realizzati sul set di “A night like this” c’è scritto: “video shoot, a night like this, london 1986“.
Ancora più dettagliata la testimonianza di Mark Heatley, l’attore che nel video di “Boys Don’t Cry” intepreta Robert Smith nella versione infantile. Michele ci ha inviato l’estratto da un’intervista che ha tradotto personalmente e diffuso tra i membri del Fan Club, ma della quale non è rintracciabile al momento la fonte originaria. Nell’intervista Heatley rivela dettagli molto interessanti sulla lavorazione dei due video, che riportiamo nella traduzione di Michele Franzinelli: “Ci sono state nel corso degli anni varie storie sui tre ragazzi nel video così vi fornirò qualche dettaglio. Io ero il ragazzino che interpretava la parte del giovane Robert. Anche gli altri due ragazzi erano iscritti alla stessa classe amatoriale di recitazione e venimmo mandati alle audizioni a cui partecipavano centinaia di ragazzi. Fummo scelti perché non provenivamo dalle scuole più titolate. La versione originale della canzone non aveva un video e loro volevano realizzarne uno così da poterlo inserire nella compilation video che stavano per pubblicare. Le immagini sullo sfondo vennero girate una o due settimane prima e ci furono spedite su una vhs. Solo che la ricevemmo il giorno prima delle riprese, così non abbiamo avuto molto tempo per imparare i movimenti delle nostre ombre – abbiamo fatto il massimo possibile. Avremmo potuto fare molto meglio se avessimo avuto più tempo. Gli strumenti che usavamo erano molto piccoli, quasi delle miniature e questo probabilmente è il motivo per cui non corrispondono esattamente con quelli veri suonati dalla band. Le riprese durarono un giorno e venne usata una camera frontale per proiettare le immagini girate su uno schermo color argento alle nostre spalle e riprendere l’insieme. Nello stesso momento i Cure stavano girando il video di A Night like This nello studio accanto così una volta finito andammo a vederli mentre finivano le riprese. Entrambi diretti da Tim Pope. Avevo 11 o 12 anni al tempo, adesso ne ho 46 e sembra ancora come se fosse ieri. A proposito, se vi chiedete perché in alcune riprese non tocchiamo le corde degli strumenti, il motivo è che l’avevamo fatto per tutto il giorno e le nostre dita erano a pezzi…“
L’update precedente (24-08-2022) viene mantenuto come documentazione del processo di acquisizione delle informazioni e anche come traccia del metodo di lavoro di indie-eye per il confronto e la verifica delle fonti, quando lavoriamo, dal 2005, ad articoli e approfondimenti.
NOTA – UPDATE 24-08-2022
In seguito ad alcune mail giunte in redazione che indicano il video di “A night like this” come produzione realizzata appositamente per la VHS “Staring at the sea – The Images“, insieme ai video di Boys Don’t Cry, Jumping Someone Else’s Train e Killing an Arab che Tim Pope girò per il prodotto della Fiction Video / Palace Video distribuito da Elektra nel 1986, dobbiamo fare alcune precisazioni, nonostante le osservazioni abbiano buonissime ragioni per essere considerate valide. Buona parte delle discografie ufficiali, inclusa la dettagliatissima pagina Discography di Wikipedia UK, indicano “A night like this” nel blocco produttivo del 1985, mentre The Blood, escluso dalla video compilation su VHS viene inserito tra i video realizzati l’anno successivo insieme ai tre citati. Se IMDB riporta la data 1986 senza alcuna nota di produzione (location, studio, data di produzione), numerose altre fonti, tra cui il volume The Cure FAQ: All That’s Left to Know About the Most Heartbreakingly Excellent Rock Band the World Has Ever Known di Christian Gerard inseriscono “A night like this” tra i video prodotti nel 1985. Non abbiamo ancora potuto consultare le annate Billboard 1985 / 1986, pubblicazione molto dettagliata sui video in produzione, né ci sono informazioni specifiche tranne un riferimento ad un presunto comunicato stampa della Elektra pubblicato nel 1986 e riportato su Worldcat che recita: “Their new home video, chronicles the profound success of Staring at the sea, the images. It features thirteen tracks from the album plus four additonal videos and rare anecdotal footage“. Il riferimento a quattro video addizionali includerebbe ovviamente anche “A Night like this”, ma questo attesterebbe la destinazione del video e il contenitore con cui è stato diffuso, non l’anno di produzione che è cosa differente. In mancanza di dati di produzione specifici, abbiamo preferito mantenere l’anno di riferimento al 1985. Va da se che lo stile “visual” del video, esattamente come quello di Jumping someone else’s Train e soprattutto di Boys Don’t Cry, come tra l’altro avevamo già scritto, si riferisce ad un approccio molto simile e allo stesso tempo diverso dall’architettura narrativa e produttiva dei video realizzati per la promozione di The Head on the door (In between Days e Close to me), questo fa pensare ovviamente ad una produzione ravvicinatissima. L’altro aspetto fondamentale che va considerato è la presenza di un singolo dodici pollici promo di “A night like this”, diffuso nel 1985 in vinile 12 pollici, senza artwork (numero di catalogo ED 5130) con sleeve die-cut ed escluso dalla vendita. Questo attesterebbe l’esistenza di un singolo destinato alla programmazione nelle radio durante il 1985 e quindi una corrispettiva e ipotizzabile rotation del video nelle TV tematiche, durante lo stesso anno. L’idea che sia stato girato “insieme” a Boys Don’t Cry, presumibilmente quindi nello stesso studio, non è peregrina quindi, ma dalle fonti in nostro possesso deriverebbe da una data riportata in alcune videografie (Marzo 1986) desunta sia per “Boys Don’t Cry” che per “A night like this” da un’indicazione presente sulle schede corrispondenti pubblicate su Internet Movie Database. In realtà IMDB indica chiaramente Marzo 1986 come date di uscita, non di produzione (sono concetti diversi), per “Boys Don’t Cry” e per “A Night like this”. Per uscita, per quanto IMDB sia spesso molto impreciso per i videoclip, si intende rotazione ovviamente, tempistica probabile per promuovere la pubblicazione della raccolta video VHS, prevista per il novembre successivo, in concomitanza con altre operazioni promozionali come la pubblicazione del nuovo Mix di Boys Don’t Cry, pubblicato su Fiction nell’aprile del 1986.