lunedì, Novembre 25, 2024

The Experimental Tropic Blues Band – The Belgians: la recensione

Per il precedente disco datato 2012, Liquid Love, i belgi The Experimental Tropic Blues Band avevano cercato di farsi un nome anche sui mercati esteri puntando sulla collaborazione con Jon Spencer, che produsse il disco e partecipò a diversi brani coinvolgendo anche i sodali e compagni di varie avventure Matt Verta-Ray e Hollis Queens.
Dopo soli due anni il trio belga cambia completamente prospettiva, facendo tutto in autonomia e tornando a farsi vivo con un concept album, The Belgians, che ha come tema proprio il Belgio, o meglio i suoi abitanti, un argomento non propriamente eccitante o in grado di attirare l’attenzione di chi vive lontano da Bruxelles o dai canali di Bruges, cosa che invece poteva fare il buon Spencer.

Al di là del tema, che come detto può interessare fino a un certo punto, e sospendendo il giudizio sulla descrizione non proprio benevola, come abbastanza prevedibile, dei loro compatrioti che emerge dai testi, cosa si può dire di The Belgians e della Experimental Tropic Blues Band? Che sono un buon disco e un’ottima band, con l’imprinting del già citato Jon Spencer che si fa sentire forte e chiaro ma senza per questo dare l’impressione di essere una cover band della Explosion.

I tre belgi riescono infatti a dare una certa varietà al canovaccio noise-rock’n’roll, plasmandolo a loro piacimento e tirandone fuori brani molto ben riusciti e belli carichi (ad esempio Belgian State of Frustration, Weird e Satisfy Me) accanto ad altri più ironici, quelli dove tra l’altro la critica sociale si fa più aspra (come nello svacco lo-fi di She Could Be My Daughter o nell’atmosfera molto anni Ottanta da discoteca di provincia di Belgians Don’t Cry), con la virtù che come da proverbio si trova soprattutto nel mezzo, cioè nei brani un po’ meno rumorosi ma comunque tirati, in particolare Disobey, Brabanconne Part 2 e Belgian Hero, che dimostrano che Fiandre e Vallonia possono anche essere terre di rock’n’roll.
Non solo cioccolata, ciclismo e patatine fritte dunque, e non solo dEUS o Soulwax per restare in ambito musicale: fate un giro in Belgio (e in The Belgians), le sorprese non mancheranno.

Fabio Pozzi
Fabio Pozzi
Fabio Pozzi, classe 1984, sopravvive alla Brianza velenosa rifugiandosi nella musica. Già che c'è inizia pure a scrivere di concerti e dischi, dapprima in solitaria nella blogosfera, poi approdando a Indie-Eye e su un paio di altri siti.

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