Luc Rëso Janin non ha mai messo da parte le sue origini come street artist e anche quando ha trasposto la sua cultura visuale sul piano delle nuove tecnologie, ha spesso inseguito la luce degli acrilici attraverso motion graphics e altre interfacce.
Tra documentazione (Fatboy Slim & Gregor Salto) e performance (Stereophonics), l’esplosione e la combinazione dei colori che invadono l’inquadratura è una costante nel lavoro del regista nato e cresciuto nella suburbia parigina.
Il nuovo video girato per The Lemon Cult con la featuring di Brémond sembra una rilettura di quello realizzato quattro anni fa per Yannick Noah.
In Viens la realtà muta a vista d’occhio grazie ad alla performance action painting che coinvolge una serie di performer. La realtà cambia e acquisisce connotazioni visuali attraverso le astrazioni pittoriche che invadono lo sguardo e favoriscono rapporti immediati tra movimento, colori e suoni. Il mondo è i corpi sono, letteralmente, una tela infinita. L’innesto colorimetrico aumenta ed espande le possibilità di percepirlo e di viverlo insieme ad una comunità estesa.
Il fait Chaud è stato realizzato utilizzando applicazioni di Intelligenza artificiale generativa, con una strategia tanto semplice quanto sorprendente. Al volo, sulla performance di Brémond, cambiano le applicazioni, i risultati e la re-intrerpretazione del reale da parte dell’IA.
Rëso Janin mantiene quindi una qualità empirica e laboratoriale, ma soprattutto improvvisativa. Cambiano i mezzi, ma non il metodo, perché la relazione tra l’azione performativa e la libertà dei mondi creati, è la stessa che uno street artist stabilisce con lo spazio urbano, modellandolo nuovamente e aprendolo ad altre possibilità esperienziali.
La realtà generata e aumentata dall’IA, bilancia la sua autosufficienza con un intervento diretto e ludico dell’artista, il cui interesse è disseminare impressioni, creando un mondo fortunatamente diverso da una scansione alfanumerica del reale.
Rispetto a quelle relazioni tra coscienza e mondo che lo studio delle IA sottende, il regista francese mantiene una relazione materica con lo strumento e lo trasforma in un ponte tra virtuale e reale, perfettamente immerso tra i due mondi. Nel farlo non cede all’equivoco di buona parte dei videoclip realizzati con tecnologie IA Deep Learning, che cercano di ricostruire mondi narrativi tradizionali, puntando semplicemente all’innesto di scenari impossibili. Luc Rëso Janin mantiene una qualità fortemente performativa, cuore della sua arte, ma anche fil rouge dei video musicali che suonano le immagini, senza preoccuparsi di raccontar storie.