Quando nel 1980 Michael Lindsay-Hogg contatta Jane Rose, l’attuale manager di Keith Richards che allora gestiva l’ufficio degli Stones, il noto regista che aveva collaborato con i Glimmer Twins dai tempi del seminale Child of the Moon è in una fase difficile. “Emotional Rescue” era in promozione e il probabile figlio biologico di Orson Welles vuol sapere se qualcosa bolle in pentola per la realizzazione di un possibile video. “Certamente, qualcosa bolle – gli risponde la Rose – Lo girano oggi stesso e a dirigerlo è David Mallet. Ho pensato che non ti sarebbe piaciuto”
Lindsay-Hogg descrive chiaramente i suoi sentimenti in “Luck and Circumstance: A Coming of Age in Hollywood, New York, and Points Beyond“, la sua autobiografia pubblicata nel 2011; incapace di portare avanti un lavoro, depresso e rifiutato dagli amici. Uno stato di autocommiserazione, come lo definisce lui stesso, che non decreta certamente la fine della sua carriera, ma individua una mutazione, anche generazionale, nell’arte del videomaking.
Hogg, fine narratore e artista in grado di catturare con rara potenza l’intensità di una performance ancora sospesa tra cinema e televisione, tornerà a lavorare con gli Stones per i cinque video diretti tra l’81 e l’82 durante la promozione di Tatoo You, ma abbandonerà la videomusica per dedicarsi al cinema e alla televisione, ad eccezione dell’aspetto live e di alcuni inediti tra cui “The Rolling Stones Rock and Roll Circus” che vede la luce nel 1996 in formato home video.
David Mallet è un autore diverso, legato all’evoluzione catodica dei primi anni ottanta, proprio nel passaggio tra performance, messinscena televisiva e sperimentazione elettronica. I suoi esordi, se si escludono i “video ritratti” per Olivia Newton John, sono legati alle prime escursioni Bowiane con queste intersezioni (paintbox, video pittura, chroma e spazi virtuali) e il lavoro per gli Stones viene realizzato appena un mese prima delle riprese sulla spiaggia di Hastings per “Ashes to Ashes”.
Come annuncia Billboard del 13 settembre 1980, a produrre i due video per gli Stones legati alla promozione di Emotional Rescue è la Gowers, Fields & Flattery. Oltre alla title track c’è anche il video di “She’s so cold“. Entrambi vengono girati agli Astoria Studios di NY, mentre la post produzione viene completata a Los Angeles.
The Rolling Stones – She’s so cold – Dir: David Mallet
“Dopo aver diretto “Emotional Rescue” e “She’s So cold” – racconta Mallet in una delle brevi e numerose testimonianze raccolte da Rob Tannenbaum e Craig Marks nel loro “I Want My MTV: The Uncensored Story of the Music Video Revolution” – ricevetti un fax da Keith Richards che ho incorniciato e che è tutt’ora appeso sul muro del mio ufficio. A un certo punto Keith scrive: “Quello tra televisione e Rock’n’Roll è sempre stato un matrimonio folle”. E aveva ragione, perchè una delle cose più difficili da filmare è il Rock’n’Roll. Le persone si annoiano e preferiscono tornarsene a casa, perché dal momento in cui hai già filmato questa fottuta cosa, tutto il Rock’n’Roll è giù uscito fuori, andato”
Di Emotional Rescue esistono in realtà due versioni, più una terza che ricombina le prime due per la raccolta “Video Rewind” pubblicata quattro anni dopo e che include un digest-video Stonesiano dal 72 all’84.
La seconda versione (Luglio 1980) viene diretta da Mallet e sostanzialmente è dello stesso filone di “She’s so Cold”, in linea con i primi video del regista britannico con un piede nella fine degli anni 70, dove gli studi “limbo” vengono modificati elettronicamente, ricostruiti in linea con le intuizioni grafiche e gli artwork dei dischi ed infine riempiti di colori saturi e contrastanti (Hanging on the telephone dei Blondie è praticamente identico ai video girati per gli Stones ed è del 1978).
Chissà a cosa si riferiva Keith Richards nel suo fax indirizzato a Mallet, forse alla termografia che traccia la performance degli Stones a partire dal calore corporeo, costruendo un’immagine del tutto astratta, più in linea con le propaggini sperimentali del videomaking e ideata da Adam Friedman per la prima versione video di “Emotional Rescue”? (Maggio 1980)
Difficile da dire, certamente quel motto di spirito, tanto elusivo quanto geniale, anche per la fonte indiretta, individua una terra di mezzo nella storia internazionale del videoclip, legata alla perdita di prossimità della performance e all’emergere di una dimensione coloristica, sensoriale, video-pittorica e più astratta che cerchi di tradurne lo spirito.
Mentre Mallet si limita a chiudere gli Stones in studio, usando un prodromo dei set virtuali in modo rovesciato (tra interno ed esterno) rispetto a quello che farà David Fincher nel geniale promo di Love is Strong, Friedman usa il catodo come una tela, sfruttando una delle lezioni più suggestive di Nam June Paik, bissata nel video di “Where the boys go” dove sostanzialmente vengono “movimentate” le intuizioni di Roy Adzak, le cui foto realizzate con termocamera, oltre che della serie “Anthropometric man”, fanno parte dell’artwork di “Emotional Rescue” messo insieme da Peter Corriston per il packaging completo dell’album.
The Rolling Stones – Where the Boys go – Dir: Adam Friedman
Le immagini termografiche riassumono la relazione tra movimento e fotografia, visibile e invisibile, sollevando ancora una volta tutti gli interrogativi sulla possibilità dell’immagine di catturare la superficie e l’interno di un corpo. Adzak e Friedman, più di Mallet, sette anni prima di John McTiernan con il suo Predator, utilizzano uno strumento di diffusione di massa per sondare il “calore” e l’intensità di una performance attraverso il suo spettro elettromagnetico, che è anche “spettro” stesso dell’immagine televisiva a venire, nell’illusione di essere totalmente dentro le cose e irrimediabilmente asincroni, dislocati, altrove.
La versione “Video Rewind” di “Emotional Rescue” cerca allora di conciliare la Video “Arena” di Mallet con l’immagine tra scienza ed empirismo di Friedman “incorniciando”, letteralmente, i due aspetti, forse nell’illusione di cogliere tutte le angolature del Rock’n’Roll mediato dai confini dello spazio televisivo, tra distanza e presenza. Un “matrimonio folle“.
The Rolling Stones sono sui palchi di tutta Europa con il loro “No Filter Tour”, queste le prossime date
30 settembre 2017
Amsterdam – Amsterdam Arena (gruppo di apertura “De Staat”)
3 ottobre 2017
Copenaghen – Parken Stadium (gruppo di apertura: Rivals Sons)
9 ottobre 2017
Düsseldorf – Esprit Arena
12 ottobre 2017
Stoccolma – Svezia – Friends Arena (gruppo di apertura: The Hellacopters)
15 ottobre 2017
Arnhem – Gelredome (gruppo di apertura: Leon Bridges)
19,22,25 ottobre 2017
Parigi – Francia – U Arena (gruppo di apertura: Cage The Elephant)