Per gli amanti nostrani del Garage, quando si pronuncia il nome dei torinesi Sick Rose gli occhi si illuminano ed il cuore si gonfia d’orgoglio. Una delle bands più longeve, brillanti e degne di considerazione a livello internazionale di tutta la penisola; un gruppo che suona insieme dal 1984 e che proprio quest’anno festeggia quindi i 30 anni di carriera.
Nel corso degli anni la formazione iniziale si è notevolmente modificata, tanto che gli unici membri originali rimasti sono il cantante Luca Re e il chitarrista Diego Mese, il quale peraltro nel 1992 lasciò momentaneamente la band, costringendola ad uno iato durato circa 7 anni. Anche il sound ha subito importanti evoluzioni, coincidenti soprattutto con i due periodi di vita del gruppo : i Sick Rose sono passati dal revival Garage Sixties degli anni 80 che ne contraddistinse gli esordi (gli albums Faces e Shaking Street, entrambi pubblicati per la mitologica Electric Eye dell’ex direttore di Rumore, Claudio Sorge) al Power Pop cristallino della seconda parte di carriera.
Proprio Blastin Out fu il disco della svolta; pubblicato nel 2006 e prodotto da Dom Mariani, leader degli australiani Stems (quale miglior certificazione per la credibilità cui accennavamo poc’anzi?) il disco segna il ritorno sulle scene della band e mette in fila 11 brani in cui l’appeal melodico e l’energia chitarristica sostituiscono in parte le sfumature psichedeliche presenti nei lavori della prima parte di carriera.
La label pisana Area Pirata Records lo ristampa in una versione doppio cd che nel secondo dischetto presenta un’antologia compilata dalla bands stessa, un vero e proprio “best of” del periodo che va dal 1986 al 1992; troverete qui le celeberrime Get Along Girl e Shaking Street ed altre innumerevoli perle estratte dagli albums citati sopra e potrete apprezzare il sound degli esordi, che si andava ad inserire efficacemente in quel revival Garage Sixties degli anni ’80 che, accanto a molta fuffa, partorì a livello internazionale anche molte buone bands, Chesterfield Kings, Miracle Workers e Morlocks su tutti; proprio ai primi i Sick Rose si richiamavano con maggior forza.
Con la svolta di Blastin Out il sound, affrancandosi in parte da alcune soluzioni tipiche di quel periodo, acquisisce una personalità che esplode letteralmente in bombe zuccherose come l’iniziale Love, Can’t Get Enough, Wait Until Next Summer e la Title Track, brani dove la potenza e l’impatto melodico li fa sembrare un mostro di zucchero filato a metà tra i Flamin Groovies di Shake Some Action e i Nerves della triade Case/Lee/Collins. La produzione di Mariani dona al sound dei torinesi un’ampiezza di respiro considerevole, unita ad una potenza ed una brillantezza che riporta magicamente in auge quell’ Aussie Rock degli anni ’80 in bilico tra solitarie highways e fumosi locali di cui erano fondamentali interpreti bands come i Saints (quelli della seconda parte di carriera) e gli Hoodoo Gurus; l’epica rock dei Sick Rose di Blastin Out è la stessa.
Le armi saranno poi ulteriormente affilate nell’ottimo No Need For Speed del 2011. I Sick Rose sono una band che merita tutte le celebrazioni del caso; l’acquisto, come avrete capito, è d’obbligo.