Dasha Rush val bene una messa, figuriamoci un viaggio al Viper di Firenze il prossimo 5 ottobre dove si esibirà in tutta la sua (notevole) presenza alla consolle nell’ambito di Timetech, uno dei sabati sera con il marchio di Atomic Events, la stessa crew Fiorentina che ha ri-lanciato verso sicuro successo una manifestazione come Nextech insieme al valido supporto di Musicus Concentus, Decibel Eventi e Mdc Events.
Timetech quindi si configura come un ventaglio di proposte techno, con dj set ad alto potenziale ma anche occasione per godersi proposte live che si muovono entro sonorità di matrice marcatamente “wave” per fidelizzare un pubblico ancora più vasto.
L’appuntamento come si diceva è per il 5 ottobre al Viper Theatre di Firenze con alcuni nomi di punta della Techno internazionale e due astri nascenti della nuova dark-wave. Non può passare inosservato il nome di Dasha Rush, Russa, nata a Mosca, di una bellezza perforante che fa pensare a quella mai dimenticata di Ekaterina Golubeva, cittadina apolide tra Parigi, Londra e alcune escursioni Giapponesi. Comincia la sua carriera come producer muovendosi inizialmente in quel territorio di confine tra performance teatrale e installazione, esplorando quindi gli elementi in comune tra queste discipline nel suo particolare approccio alla musica elettronica, tanto che la sua strada è divisa tra Dj set incendiari e la produzione di album di altissimo livello. Due le etichette per la quale lavora ed entrambe di sua proprietà; la Fullpanda records e la Hunger to create, vera e propria sub-label dove accoglie i suoi lavori più sperimentali. Dasha realizza il suo primo successo techno nel 2006, “Shtirlitz” è un vero e proprio tormentone che si piazza all’interno di numerose charts, di li a poco il primo full lenght intitolato “Forms ain’t Formats” dove all’impatto dancefloor di base si aggiunge un’attenzione specifica all’esplorazione di veri e propri paesaggi sonori tanto che all’ascolto risulta come una vera e propria doccia caldo/fredda tra atmosfere plumbee e industrial, una bassline contagiosa e momenti minimal di ascendenza maggiormente meditativa. Tre anni dopo arriva il secondo album per la sub label di sua proprietà; “I run iron I run ironic” sposta ancora l’asse della sperimentazione facendosi contaminare dal pop Fracofono e da sonorità desunte dalla “concrete” music. L’anno successivo per la Sonic Groove incide tre tracce in un breve lavoro intitolato “Sonic State“, dove torna al dancefloor oscuro e coinvolgente allo stesso tempo. Tra le sue numerose release su 12 pollici, l’ultima uscita in ordine di tempo è il devastante Interception of Arts, ep pubblicato lo scorso Marzo 2013; urbano, post apocalittico, ossessivo, quanto di meglio si potrebbe desiderare per il Dj Set che la nostra proporrà al Viper Theatre di Firenze il prossimo 5 ottobre.
Il secondo nome importante di Timetech è Speedy J, il cui nome fa fede alle sue capacità tentacolari dietro la consolle. Classe 1969, nato a rotterdam Jochem George Paap debutta nel ’93 con un full lenght come Ginger pubblicato su Plus 8, l’etichetta del grande Richie Hawtin. Da qui in poi è una continua ascesa grazie anche alla produzione diffusa attraverso l’etichetta di sua proprietà, la Electric Deluxe, vera e propria piattaforma di sperimentazione dove unitamente al suo materiale veicola quello di musicisti come Terence Fixmer, Gary Beck, Echologist, George Issakidis e Tommy Four Seven.
Ad introdurre i due Dj set principali i live di Dva Damas e Tropic of Cancer; il primo è un progetto tra wave e industrial i cui artefici sono inizialmente le sorelle Taylor e Shawna Burch la cui line-up si è arricchita nel tempo con l’aggiunta di Joseph Cocherell, Dillan O’Neal e Patrick Chase. Hanno all’attivo un full lenght di debutto uscito nel 2013 e intitolato “Nightshade”, pubblicato per la Donwards America di Karl O’Connor, è un album scuro e dark ma con un’anima elettrica molto forte tanto che le definizioni e le influenze che sono state citate per definirne il suono, vanno dal rock’n’roll primitivo dei Cramps all’elettronica malata dei Suicide, passando per echi industriali e in alcuni episodi attraverso quella dilatazione tipica delle colonne sonore per gli spaghetti western anni ’70. Tropic of Cancer è invece il progetto di Camella Lobo, prima condiviso con Silent Servant (Juan Mendez) ovvero produttore anche del progetto Dva Damas, l’ultima release è di questo mese, Settembre 2013, e si intitola “Restless Idylls“, pubblicata da Blackest Ever Black.
Tropic of Cancer sono una revisione elettrica e rumorosa di certa dark-wave anni ’80, basta pensare che la diffusione stampa dell’album è stata accompagnata da un verso della poetessa confessionale britannica Stevie Smith che invoca alcune scelte isolazioniste: “in these heavy days I do not ask for release / I do not ask that suffering shall cease“; la stessa Lobo del resto parla del suo album come di un lavoro sulla perdita, sulle persone care; sospeso in una dimensione tra la vita e la morte, il sound di Tropic of Cancer è infatti funereo, sotterraneo, oscuro. Dal vivo Camella si fa accompagnare da Taylor Burch del progetto Dva Damas.
Chiuderà Timetech Teo Naddi, dj resident del Bahn Der Beats dal 2010 ovvero uno dei progetti più attivi in seno al movimento elettronico fiorentino; Teo ha suonato in location prestigiose come il Wood di Bruxelles e il SonarOff di Barcellona, è stato ospite del Club Del Sol Sunshine e di Radio Cigarra fm. Non propone uno stile unico, ma aperto a influenze tra le più disparate, mette insieme set sempre diversi tra loro e fortemente emozionali.
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