venerdì, Novembre 22, 2024

Todo Modo, l’intervista a Paolo Saporiti

Paolo Saporiti, Xabier Iriondo e Giorgio Prette, questi i nomi che si celano dietro Todo Modo, neonato progetto di stanza milanese al debutto col primo album dall’omonimo titolo. Un titolo che strizza l’occhio al film di Elio Petri e ovviamente allo Sciascia dell’omonimo romanzo e che suona come un nuovo incipit per tutti e tre i personaggi coinvolti. Saporiti che dopo sei album da solista si trova in prima linea con un progetto che sposta il tracciato sulla qualità più rock e noise, Prette storico batterista degli Afterhours dalla recentissima fuoriuscita e Xabier, già produttore di alcuni album di Saporiti e effettivo collegamento fra i due. Dopo l’anticipazione con Soffocare in occasione del Carroponte di Sesto San Giovanni, ottobre ha visto la pubblicazione ufficiale dell’intero album. Un lavoro in cui risuona un rock sporco e annerito dove compaiono in controluce dei rimandi al paesaggio milanese (non c’è forse qualcosa di Porta Ticinese nei suoni de L’attentato?), al quotidiano e ai temi sociali. Suoni ridotti all’osso, diretti e imperfetti dove la registrazione delle chitarre è stata fatta interamente in presa diretta.

L’intervista a Paolo Saporiti

Come, quando e dove nascono i Todo Modo?

Todo Modo è un progetto che tira le somme rispetto anni di conoscenza e collaborazione con Xabier. L’album nasce sulla lunga distanza di questa amicizia iniziata anni fa nel negozio di musica di Xabier, un posto dove brulicava un sottobosco musicale underground. Il lavoro di quest’anno è teso ad una ricerca che unisce quanto avevo già fatto e scritto nel mio periodo agli influssi condivisi con Giorgio e Xabier. Possiamo dire che siamo partiti dal piano personale per costruire poi questo progetto.

I tempi quindi sono stati abbastanza agili…

Sì assolutamente. Ci siamo messi subito al lavoro e gran parte dei pezzi contenuti sono nati sulla base di improvvisazioni fornite da Xabier e Giorgio. Giorgio ha proposto il nome del gruppo rifacendosi sia a Sciascia sia a il film di Petri. In tre settimane di lavori è nato il disco. Abbiamo scritto i testi a partire dalle basi improvvisate da Xabier e quello che è uscito è un lavoro eterogeneo. L’atmosfera che abbiamo creato è meno cantautorale rispetto al mio percorso e più rock noise. Se si escludono pezzi come L’attentato, che ha una forma da ballata, c’è una certa omogeneità. Le nostre idee seguono l’improvvisazione: Xabier sente e traduce immediatamente in musica quello che fino ad un secondo prima è solo un’intuizione. La sua capacità di creare riff che colpiscono subito in modo diretto è una dote esclusiva. Insieme abbiamo cercato un punto di unione.

Todo Modo – Teaser #3

Considerando il passato dei tuoi compagni di viaggio, non ti senti in una sorta di competizione retroattiva con Manuel Agnelli?

Io non conosco bene gli Afterhours, ho ascoltato poco di loro negli anni storici. Mi piace il taglio degli ultimi lavori. Apprezzo molto la loro volontà di provare nuove vie e uscire dal tracciato abituale e conosciuto. Si sono avvicinati ad una commistione di mondi e ritengo che per un artista questo sia sempre positivo. Poi, ovviamente, il fatto che i Todo Modo siano per due terzi ex membri degli Afterhours si sente; il drumming di Giorgio è molto marcato e riconoscibile così i suoni di Xabier sono caratteristici del mondo After. Per quanto mi riguarda, faccio fatica a capire se il mio cantato sia o meno simile a quello di Manuel, dal momento che non sono un loro conoscitore. Le mie influenze musicali sono da ricercare altrove, oltreoceano.

Per esempio?

Ascolto molta musica non italiana, soprattutto americana. I miei ascolti di musica contemporanea sono molto limitati, il mio bacino d’elezione è la musica made in USA degli anni ’60. Da lì derivano le mie influenze e anche il modo di cantare, un approccio che io considero molto americano, molto di pancia.

Cosa non ti colpisce dalla musica italiana?

A parte De Andrè e qualche altro nome noto, non ne resto colpito, credo che sia qualcosa legato anche al modo di cantare. Battisti per esempio aveva la capacità di cantare in modo internazionale e rappresentava per me un’eccezione. I miei pilastri restano altri; Neil Young, Tom Waits, Leonard Cohen. Poi se andiamo sul contemporaneo direi Eddie Vedder e Thom Yorke. Ad un certo punto della mia esplorazione musicale ho cercato di far convivere la musica di Nick Drake al grunge degli anni ’90. Credo che il grunge abbia espresso un momento molto forte e di cruciale passaggio, sono anni che mi hanno contaminato e ancora adesso mi attirano parecchio.

Todo Modo – Soffocare – streaming soundcloud

Quindi se dovessi scegliere fra Nirvana, Pearl Jam e Alice in Chains su chi punteresti?

A posteriori direi Alice In Chains in versione unplugged. Mi piacevano molto i Blind Melon, ma purtroppo sono venuti a mancare molto presto.

Tornando ai Todo Modo, come vi state muovendo per la presentazione del disco?

Abbiamo le prime tappe a Milano a partire da settimana prossima e poi un’intervista a Radio Popolare seguita da un live acustico. Per il momento ci stiamo muovendo in autonomia, non ci siamo appoggiati ad un booking e cerchiamo di mantenere quanto più possibile il controllo sul progetto. La verità è che anche se nei Todo Modo ci sono due nomi che possono essere conosciuti nel panorama attuale, di fatto siamo neonati e dobbiamo farci conoscere. Non possiamo dare niente per scontato.

Giulia Bertuzzi
Giulia Bertuzzi
Giulia vede la luce (al neon) tra le corsie dell'ospedale di Brescia. Studia in città nebbiose, cambia case, letti e comuni. Si laurea, diventa giornalista pubblicista. Da sempre macina chilometri per i concerti e guadagna spesso la prima fila.

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