Nel 2014 i negozi del franchising Rough Trade assegnano alla compilation Too slow to disco il prestigioso riconoscimento di raccolta dell’anno. Il teutonico Dj Supermarkt, dopo aver scavato nei meandri della discografia americana degli anni settanta alla ricerca degli episodi negletti di Fm pop tutti nati alla vigilia dell’esplosione disco dance ci riprova con un secondo capitolo, conscio del fatto che la sua intuizione storica ha brevemente innescato un recupero di quel mood su vasta scala, basta pensare alla colonna sonora de I guardiani della galassia quasi completamente incentrata su quelle sonorità.
Il secondo capitolo, pur non mutando l’approccio di fondo orientato a combinare episodi misconosciuti della musica ad alto potenziale radiofonico, privilegia tutti quei brani che in ambito soft-pop strizzavano l’occhio al groove della musica soul.
E mentre l’opening track viene dedicata a due pezzi da novanta come Daryl Hall & John Oates quasi a introdurre l’intenzionalità “blue eyed soul” dell’intera raccolta, i nomi successivi ci consentono di entrare dentro l’immaginario di questo stesso soul bianco, da prospettive più o meno “plastic”, ma del tutto sconosciute dalla massa, sopratutto quella abituata con la retorica delle playlist oldies.
I 34 album di Ben Sidran pubblicati per la Verve non hanno consentito a questo straordinario groover di arrivare alla massa nonostante le sue partecipazioni con artisti del calibro di Eric Clapton, The Rolling Stones, Peter Frampton e Steve Miller. Hey hey baby è una traccia del ’74 tratta dall’album Don’t let go. Arriva un anno prima della sbornia Bowiana di plastic soul. Gli elementi che confluiranno in alcuni brani del duca bianco come Right e Fascination ci sono già tutti oltre ad un’attitudine che Paul Weller recupererà molti anni dopo.
Molto meno influente Jimmy Gray Hall che con Be that way smette di incidere per problemi di droga. Nonostante la collocazione marginale, il brano è una vera e propria killer-hit ed una delle più genuinamente soul di tutto il lotto.
Destino molto simile quello di Eric Kaz che nei settanta realizza due album per poi finire nel dimenticatoio. Un vero peccato perchè Come with me dimostra il talento di un vero e proprio soulman i cui brani sono stati portati al successo sempre da altri.
È invece proveniente dagli ottanta una traccia come Never gonna stop lovin’ you di Robert Byrne, notissimo produttore, tra le altre, anche delle Pointer Sisters, qui in duo con Brandon Barnes. Il brano sembra un distillato di quel periodo, tra rock fm, soul e quell’aura jazzy che emerge con suoni molto simili dagli album coevi di Donald Fagen.
Non è possibile evitare di segnalare Step on you di Joe Vitale, batterista e session man per musicisti come The Eagles, Crosby, Stills & Nash, Joe Walsh, Dan Fogelberg, Peter Frampton, John Entwistle e co autore di canzoni tra cui “Pretty Maids All in a Row” composta per Hotel California degli Eagles. Il brano incluso nella raccolta è un estratto dai tre album solisti incisi da Vitale; pop-soul sintetico e keyboard driven suggestivo e contagioso.
A completare il quadro, in termini di stili e generi attraversati, la bellissima Fat City di Michael Omartian, noto produttore che ha attraversato le sonorità tra easy listening, country, soul e disco realizzando album con Whitney Houston, The Jacksons, Cliff Richard e Christopher Cross, il cui primo album è praticamente quasi tutto suo.
Infine Capsule, traccia di chiusura scritta da Michael Nesmith, visionario funk soul firmato dall’uomo che aveva militato nei Monkees e con le sue intuizioni anticipato il format di Mtv, in termini di idee e di quello spirito inventivo legato alla promozione della musica mediante audiovisivo.
Too Slow to disco vol 2 è un ennesimo must have sospeso tra spirito festaiolo e sensualità torrida. In tutte le tracce c’è uno strano spleen decadente e malinconico che in quest’estate amara per molti potrebbe rappresentare la colonna sonora ideale.
Too slow to disco vol 2 – audio sampler e teaser