domenica, Settembre 8, 2024

Toomaj Salehi, condannato a morte dal totalitarismo islamico iraniano

Il regime islamico-fascista iraniano ha condannato a morte il rapper Toomaj Salehi per "corruzione sulla terra", una sentenza tonitruante che fa il paio con quella contro Saman Yasin di "guerra contro Dio", recentemente ridotta. I reati sono ovviamente quelli di opinione. Vi parliamo dei video e della musica di questo straordinario artista-attivista

Toomaj Salehi è solo uno degli artisti ad esser stato colpito dalle crescenti misure repressive iraniane, ma è quello che più di altri caratterizza tutto il movimento nato intorno alla generazione Z del paese.
La coesione glocale che i giovani iraniani hanno ritrovato all’indomani del brutale assassinio della curda Mahsa Amini per mano della polizia morale, ha definito i confini di una rivolta che tra le altre cose grida a gran voce la fine dell’apartheid di genere. Una prospettiva inaccettabile per il regime islamico, che ha inasprito le misure repressive contro i propri figli, gettando un’ombra scurissima sul futuro del paese e delle nuove generazioni.
Una tendenza che non si è affatto placata e che nelle ultime settimane ha nuovamente mostrato il volto di una ferocissima violenza fascista.
L’attivismo sociale di Toomaj Salehi si è espresso in questi anni attraverso musica e videoclip.
Sin da “Mouse Hole” il rapper trentatreenne dialoga direttamente con il popolo e indirizza una sfida diretta alla Repubblica Islamica, rivelando una precisa consapevolezza rivoluzionaria contro il regime.

Toomaj Salehi, “Mouse Hole” il videoclip

Con il lessico di un video street urgente e senza fronzoli, Salehi pronuncia, tra le altre cose, uno statement chiarissimo “Siamo i redentori del nostro tempo, il nostro stesso Imam nascosto“.
Un messaggio di incredibile potenza laica, talvolta sconosciuto anche nel mondo occidentale, e che scardina qualsiasi intermediazione politico-religiosa che non sia quella legata ad una possibile scelta privata e personale. Ma nel suo speech se la prende con tutte le forme di realpolitik e in particolare con il NIAC, il National Iranian American Council, accusato più volte per le sue posizioni allineate con il regime, mentre avverte che sull’Oscar di alcuni registi che hanno potuto lavorare grazie all’establishment, ci si può tranquillamente pisciare sopra.
Il riferimento, tra l’altro esplicito nella canzone, è ad Asghar Farhadi, il cui sostegno al movimento Woman, life, Freedom è arrivato quando non era più possibile tacere.

Figura di punta tra i musicisti più attivi politicamente, Toomaj ha pagato a caro prezzo la sua tenacia e la sua onestà, con una serie di accuse pesantissime comminate dal Tribunale rivoluzionario iraniano, che sono il riflesso diretto e inequivocabile delle posizioni assunte dal governo del paese contro qualsiasi forma di dissenso.
Incitamento alla rivolta e alla violenza, propaganda contro la Repubblica Islamica, sostegno a forme associative illegali e pericolose per l’ordine pubblico e l’intera stabilità del paese, diffusione di notizie false. Tutte declinazioni di un solo concetto: la repressione del libero pensiero e di qualsiasi forma dissidente.

Dopo l’ultimo arresto e più di un anno e mezzo di carcere, la sezione 1 del Tribunale Rivoluzionario di Ifahan lo condanna a morte con l’accusa di “corruzione sulla Terra“. La notizia è arrivata recentemente attraverso Amir Raisian, avvocato dell’artista, e segue l’arresto di Toomaj avvenuto nell’ottobre del 2022, dopo la grande ondata di manifestazioni che hanno incendiato le strade iraniane per la morte di Mahsa Amini.
Una sentenza che oltrepassa l’autorità di appello della Corte Suprema e che rappresenta un segno ancora più tetro, se ce ne fosse stato il bisogno, dei brutali arbitri di potere di un regime fascista.

La condanna a morte di un altro rapper, Saman Yasin anch’esso arrestato nello stesso periodo, è stata ridotta a 5 anni di carcere proprio in questi giorni, ridimensionando quindi la sentenza di “Guerra Contro Dio“, ma non eliminando affatto il clima di terrore e tortura che il ventinovenne Curdo ha subito durante la detenzione.
Toomaj invece rischia l’impiccagione e i giorni per l’appello sono solo 15.
Nel frattempo il suo canale Youtube viene popolato di contenuti visual che rilanciano i brani dell’ultimo album inciso, mentre i due videoclip ufficiali più recenti risalgono all’ottobre del 2022.
Tra questi, il più potente è Meydoone Jang, dove passano in rassegna le immagini della rivolta collettiva contro il fascismo islamico (N.D.A. per le restrizioni legate all’età anagrafica, il video si può vedere solo se loggati su YouTube)

Arabi, Assiri, Armeni, Turkmeni, Mazni, Sistani, Beluci, Talesh, Tat, Azeri, Curdi, Gilak, Lur, Persiani, Gashqai e Baha’í. Siamo una cosa sola, siamo l’unione di più fiumi, siamo il mare. (Toomaj Salehi)

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è un videomaker, un Giornalista iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana e un Critico Cinematografico iscritto a SNCCI. Si occupa da anni di formazione e content management. È un esperto di storia del videoclip e del mondo Podcast, che ha affrontato in varie forme e format. Scrive anche di musica e colonne sonore. Ha pubblicato volumi su cinema e new media.

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