Se Sin City fosse stato ambientato a Milano, i Calibro 35 ne avrebbero curato la colonna sonora. Ma non è Frank Miller a smuovere la creatività di Enrico Gabrielli e soci, quanto l’assidua frequentazione con Giorgio Scerbanenco. Ancora una volta i Calibro attingono alla penna del milanese di Kiev scegliendo l’omonimo libro per la sceneggiatura di Traditori di Tutti. A muovere le linee del racconto questa volta è la storia Giovanna e del suo amante Silvano, liaison terminata – e come non potrebbe essere diversamente – a colpi d’arma da fuoco. La declinazione musicale della versione cartacea interpreta fino in fondo lo spirito del libro, creando un percorso chiaro e definitivo che attraversa l’iter della faccenda.
Il film si apre coi titoli di testa snocciolati dal battito marcato del basso (Prologue), seguono le soggettive dai richiami zappiani sui personaggi (Giulia Mon Amour), gli inseguimenti rocamboleschi alla Milano calibro 9 (Mescaline 6), il brivido ansimante di Butcher’s Bride, l’incontro adultero e sensuale di You, filthy bastard!, infine gli spari, i corpi freddati sulla riva del Naviglio Pavese (Two Pills in the Pocket). Una fitta maglia di reticoli che attraversano il prog, il funk, la psichedelia, fino ad esplodere e ad essere sparate fuori dalla chitarre sfrigolanti e dalle tastiere bollenti. A dar nuova tinta alla tavolozza di Traditori di Tutti, compaiono strumenti come l’organo Philicorda, il dulcitone e il mellotron che danno nerbo alla struttura complessiva, rafforzando l’immaginario allucinogeno e visionario delle loro ambientazioni.
Traditori di Tutti prosegue degnamente l’avviata trilogia degli album in studio e rende inevitabile una considerazione d’ordine generale; i Calibro hanno permesso al genere per lungo tempo destinato alla quinta cinematografica, di entrare nel giro di ascolti di una più ampia cerchia. Progressivamente, hanno educati gusto e orecchio ad una sensibilità diversa tale per cui ci si può (davvero) appassionare a trenta minuti e più di musica puramente strumentale, dove il testo non solo sparisce, ma diventa superfluo, tanto è assorbito dalla fitta impalcatura sonora di accordi e riff. Ciò che i Calibro fanno, ciò che suonano, è divenuto così caratteristico che rimandare ai sottogeneri che lo formano sembra una sorta di riduzione ai minimi termini. In realtà, i Calibro fisici, gli individui che tanto ci piacciono, si sono fusi col loro genere e ora sono una cosa sola: i Calibro 35 fanno musica calibro.