Firmamento, il video, è un vero e proprio lavoro di squadra. Ideato dalla stessa Valeria Caliandro per veicolare il suo nuovo singolo, è stato sviluppato a partire da un soggetto condiviso con la danzatrice e coreografa Virginia Gradi, che insieme alla musicista pratese firma anche la regia.
La fotografia, il montaggio e tutta la post-produzione sono invece affidati ad Agustin Cornejo di Arte Videomaking, che già avevamo apprezzato per il video di “Dei Due” diretto per Cristallo (N.d.r. ascolta il Podcast con Francesca Pizzo) e che in qualche modo è videomaker ufficiale di BlackCandy produzioni.
La clip ha una qualità performativa predominante, tanto da assegnare al gesto e al movimento un ruolo centrale, per inserirsi a pieno titolo in quel territorio di convergenza che il videoclip contemporaneo sta occupando, basta pensare in questo senso a Sufjan Stevens che collabora con un coreografo dal grande talento come Ezra Hurwitz.
L’esperienza dell’assenza come mutazione estrema della psiche, investe il corpo nella sua relazione con ciò che si situa fuori dai suoi confini. Senza poter stabilire connessioni tattili, cerca l’essenza del gesto per specchiare l’origine dell’immagine interiore. Il video si muove intorno a questi concetti plasmando l’idea del doppio come forma indicibile, perché costituito da pezzi ormai mancanti eppure così vicini alla mappatura del nostro vero volto.
In termini visuali, Firmamento sceglie la strada in mezzo a un bosco, un’abitazione dismessa, e soprattutto un tracciato matrilineare per definire i margini di questa cosmogonia intima.
Valeria partorisce Valeria in un gioco performativo con Virginia Gradi e si dirige verso quell’inciso Zen che sollecita a mostrare la faccia indossata prima di venire al mondo.
Da questo rituale emergono le immagini di un video misterioso, che interroga costantemente l’andamento tensivo di un brano che sembra non trovare requie.
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