venerdì, Dicembre 27, 2024

Videoclip: Let forever be, spazio mentale o digitale?

Busby Berkeley è uno degli sperimentatori più radicali della hollywood tra gli anni ’30 e i ’40. Coreografo e in seguito regista, introduce un approccio anti naturalistico e visionario nell’organizzazione dello spazio dedicato al numero di danza. È una dimensione squisitamente cinematica legata ai fenomeni della percezione.

Footlight Parade di Lloyd Bacon (coreografie e numeri di danza Busby Berkeley) (1933)

Esempio pregnante di quello scambio tra sperimentazione e industria che colloca Berkeley in una posizione complessa, le cui radici affondano nella tradizione surrealista del cinema non narrativo. L’invenzione di uno spazio anti-naturalistico situato tra set e realtà, ma puramente e cinematicamente mentale viene reinventato proprio a partire da qui nel video che Michel Gondry realizza nel 1993 per i Chemical Brothers. “Let forever be” filtra l’associazione tra ritmo dell’immagine e musica mediante una dinamica frattale legata alla simulazione di tempo, spazio e inquadratura, esfoliando immagini dentro altre immagini, come nel cinema di Berkley, ma sostituendo l’arte ottica del coreografo con la moltiplicazione e la scansione di simulacri digitali.

The Chemical Brothers – Let Forever Be

Che lo scopo di Gondry sia del tutto antologico prima ancora che fenomenologico è chiaro dall’operazione di sintesi storica che compie. In “Let Forever be” ci sono almeno 60 anni di interazione tra musica e immagine, l’elettronica che viene utilizzata si riferisce più agli anni 80 che non ai 90 e passa in rassegna di tutto, incluso i promo video degli anni 70, lo scenario televisivo dei primi 80, i telefilm di fantascienza inglese prodotti dalla ATV (Doctor Who, Zaffiro e Acciaio) e naturalmente la televisione performativa di Nam June Paik. C’è tutto il gusto per la nostalgia che Gondry ha sviluppato nel suo cinema, ma anche un potente lavoro di sintesi storico-visiva.
Dobbiamo considerare che nei clip di consumo degli anni ’80, la relazione anche lontana con le avanguardie assume generalmente un valore che non va oltre la decorazione e l’organizzazione del set entro i confini del design, per favorire la frontalità della performance, come nel dècor esplicitamente espressionista di “Temptation” diretto da Steve Barron per gli Heaven 17. 

Heaven 17 – Temptation

Heaven 17 – Temptation

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.

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