domenica, Dicembre 22, 2024

Vincenzo Fasano – Fantastico: la recensione

Dopo il felice tour con Il Sangue, l’autore mantovano torna con un disco di inediti dal titolo Fantastico. Anticipato da La Mia Vita al Contrario e da Devono Morire Tutti, primi singoli tratti dall’album, Fantastico appare sin da subito un album di squisito cantautorato solcato in lungo e in largo da suoni e modalità interpretative che hanno riempito le frequenze sonore degli ultimi anni. In particolare c’è la gola squarciante del filone degli “urlanti”, Brunori Sas su tutti (Il presidente dell’universo, Armarmi), il lirismo baroccheggiante alla The Second Grace (Fantastico) sino a toccare il profluvio di prosa alla Vasco Brondi (Devono morire tutti). In mezzo a tutto questo, si può distinguere una chiara influenza  del Battiato sperimentale e più d’avanguardia, specialmente per quel solfeggio cardiaco, quel pulsare caldo  e lattiginoso che avvolge la maggior parte delle backline delle tracce.

Fasano è riuscito a convogliare  queste e molte altre influenze facendone un magma armonioso e gradevole all’ascolto. Per quanto la parte più convincente di Fantastico sia da rintracciarsi nell’originalità dei testi piuttosto che nella profondità delle melodie, Fantastico è un album che azzecca tempi e ritmi e che avrà il proprio banco di prova nell’esecuzione live.

Mezz’ora abbondante in cui Fasano fluttua nei ricordi più o meno romanzati attingendo in primo luogo a sè stesso e al proprio vissuto per trarre materia di racconto. Una ricchezza ma anche un azzardo che in certi punti rischia di far esplodere l’album azzoppandolo nel proprio slancio vitale.

Molto meglio quando Fasano si concede ad echi alla Tom Waits (Titoli di coda) lavorando con la voce e creando interessanti giochi di chiaro/scuro oppure quando scivola in uno spaghetti western/mediterraneo lasciandosi avvolgere da un certo tipo di gelosia partenopea (A pugni chiusi). Attendiamo l’iter dei live per vedere la resa sul palco di un lavoro così intimo e personale come Fantastico.

Giulia Bertuzzi
Giulia Bertuzzi
Giulia vede la luce (al neon) tra le corsie dell'ospedale di Brescia. Studia in città nebbiose, cambia case, letti e comuni. Si laurea, diventa giornalista pubblicista. Da sempre macina chilometri per i concerti e guadagna spesso la prima fila.

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