“Frammenti di quotidianità per apprezzare la vita. Ogni attimo vissuto è qualcosa che il pensiero non cancella, ma custodisce. Siamo ospiti nella mente di Antonio, dove vediamo riaffiorare in rapida sequenza flash di amori, incontri, vuoti e memorie infantili. Nell’istante prima dell’impatto tutto è evanescente, come il mare ormai inafferrabile”
Sono parole di Antonio Stea, regista nato a Bitonto nel 1991 e sensibile sin dall’età di 16 anni alle sollecitazioni dell’immagine. Dopo aver studiato all’accademia del Cinema Ragazzi Enziteto, si diploma nel 2014 e perfeziona la sua conoscenza del mezzo cinematografico. Mentre studia le tecniche di animazione, realizza una serie di videoclip per alcune band della scena indipendente italiana. Quello realizzato per i Violent Scenes è il primo effettivo per la band se si esclude una clip live realizzata al teatro Rossini nel 2017.
“Il video – racconta Antonio – è girato in soggettiva con un montaggio incalzante, ed è anche composto di immagini recuperate dagli anni passati per dare il senso del trascorso. L’ambientazione non è una in particolare poichè il racconto oscilla fra luoghi diversi come la mia casa, le strade, la natura, i concerti, i dettagli di ciò che mi circonda. È un viaggio introspettivo dove le emozioni del protagonista veicolano lo spettatore nell’intimità del reale”
Nonostante la contenuta videografia di Stea, il video di Grim July sorprende per la capacità del giovane regista pugliese di lavorare con quelli che una volta si sarebbero chiamati i formati a passo ridotto. Nel tempo, l’occhio privilegiato per la documentazione filmata è diventato quello del ricordo e per chi è nato agli inizi degli anni novanta, l’immagine della memoria “vissuta” non è certo il super 8, ma l’hi-8, i video ricordi registrati in VHS-C e le prime immagini in miniDV. Diversamente da alcuni esperimenti di found footage che non fanno reagire il materiale d’archivio con un montaggio creativo, Stea riesce a creare una piccola reverie suggestiva come se fosse il viaggio nella sua formazione sentimentale e affettiva, combinando l’archivio della sua biografia visiva con quella di un vero e proprio personaggio. Ma il taglio non è quello dei dispositivi di condivisione, degli smartphone che tutto livellano oppure dei mezzi legati alle nuove “professionalità” cinematografiche “portabili” che rendono i movimenti tutti uguali, tra Gimbal Ronin e altri mezzi che annientano il linguaggio poetico per favorire quello dell’industria.
Anche quando utilizza la cornice dei dispositivi di massa, Stea si dimostra interessato alle strategie narrative del cinema della memoria, all’incertezza di un riflesso, alla forza della luce filtrata e alle rifrazioni. E in questo senso il video di Grim July supera l’approccio posturale paradossalmente falsificante dell’amatorialità, perché attraverso un vero e proprio processo di rimediazione riesce a combinare tutto questo materiale visivo in un credibile lampo della coscienza.
Attendiamo altri sviluppi con interesse e curiosità
Violent Scenes – Grim July dir: Antonio Stea
Antonio Stea – Videografia
Kinky Atoms – Over way [2013]
Tears of Sirens – The Abyss Ep Video Promo [2014]
Tears of Sirens – Fight [2017]
Violent Scenes – Live at Teatro Rossini [2017]
Violent Scenes – Grim July [2018]
Violent Scenes
Violent Scenes è il nuovo teatro greco. Custode della lezione di Euripide e di Godard, disprezza le rappresentazioni teatrali contemporanee a cui possiamo accedere dal telecomando e riafferma la tragedia come atto non violento. Violent Scenes è una litania nel tentativo di restare umani. Grim July è uno stato d’animo, una “stimmung” – come direbbe Heidegger. Ognuno di noi per sentirsi uomo ed essere considerato tale fa i conti con le proprie tonalità emotive. Esse ci tormentano il più delle volte determinando il nostro carattere, il nostro spirito: malinconia, solitudine, angoscia, felicità, speranza. Grim july (Nov 23, 2018) è il nuovo singolo dei Violent Scenes che anticipa il lavoro prossimo all’uscita Stimmung, a distanza di un anno dall’esordio Know by Heart (Angapp Music – Dec 21, 2017). Tre nuovi brani, tre tonalità emotive; tutte legate dal lavoro come elemento di disturbo nella ricerca dell’amore. La prima analizzata è la solitudine. La casa che Cesare Pavese tanto cercava in Lavorare stanca è fondamentale per la pace interiore e per la coesistenza di qualsiasi stato d’animo. Pavese esorta l’uomo a cercare la propria risposta, l’amore come soluzione finale: «Non è certo attendendo nella piazza deserta che s’incontra qualcuno, ma chi gira le strade si sofferma ogni tanto. Se fossero in due, anche andando per strada, la casa sarebbe dove c’è quella donna e varrebbe la pena».