Dehn Sora è un artista proteiforme. Dietro la sigla scelta dal francese Vincent Petitjean, c’è l’attività di un grafico, un videomaker e un musicista, che ha cercato in tutte le forme d’espressione sperimentate, di raggiungere una specifica coerenza semantica e creativa. Questo significa che anche i suoi lavori per commissione, tracciano un percorso comune alle sue scelte artistiche più personali. Due sono i progetti musicali di cui è motore principale: Throane, rilettura del lessico black metal secondo coordinate che spingono altrove la ricerca di formazioni come Neurosis e Godflesh e la forma più ambient e sensoriale del progetto Treha Sektori. In entrambi i casi, al controllo totale della parte musicale, si affianca il comparto visual, che Vincent elabora come un prolungamento del suo discorso.
Estetica che rimane costante anche nei progetti realizzati per altri, dove all’animazione digitale viene applicato un approccio multidisciplinare e organico, che mette insieme fotografia, prostetica, scultura, still life, collage e ovviamente disegno, che è fondamentalmente la cellula creativa originaria da cui è partito, sin dalla tenera età di sei anni. Proprio in questo senso, pur lavorando come direttore artistico in una società che si occupa di video mapping, mantiene una relazione tattile con il materiale, che scaturisce direttamente dalle sue mani.
Per Wovenhand, aveva già lavorato due anni fa, realizzando il videoclip per Fab Tool, dove era presente una featuring di David Eugene Edwards. Molte delle sollecitazioni contenute, riemergono nel nuovo “8 of 9“, girato e diretto per il nuovo album di Wovenhand, il progetto di Edwards avviato nel 2001, quando si stava esaurendo l’esperienza 16 Horsepower.
Lanciato sul profilo ufficiale della label Sargent House lo scorso 6 maggio, recupera le atmosfere post-apocalittiche del video per Fab Tool, scegliendo un ambientazione desertica e creando i presupposti per un’inversione dimensionale tra oggetti e scenari. Alle carcasse di grandi animali del precedente video, si sostituiscono cavallette e rane che compaiono come enormi e mostruosi animali da traino, al seguito di un misterioso mietitore che recupera l’immaginario cultuale ancestrale dello strawmen, con tutta la simbologia pre-cristiana annessa. Tutt’intorno macchine estrattrici per risorse fossili e una terra completamente votata all’infertilità.
Su questo mix di messianismo e paganesimo che ben si adatta alle scelte personali e poetiche di David Eugene Edwards, Dehn Sora costruisce una potente architettura visuale che sta a metà tra animazione, arte grafica, steampunk e fantascienza. Sorprende la capacità visuale di sintetizzare concetti e stratificazioni narrative complesse, nello spazio contratto del videoclip. Petitjean sceglie di affrontarlo con la consueta lentezza e narcolessia che caratterizza anche i suoi lavori musicali, consegnandoci un lavoro atipico e meditativo, rispetto all’ipercinetismo corrente.
Tra i lavori più belli del 2022.