La XVI edizione della Festa della Musica di Chianciano Terme si è conclusa ieri con un bilancio molto positivo.
Anche quest’anno i numeri di affluenza si sono rivelati altissimi e si sono contate 12.000 presenze in 5 giorni, 150 artisti e 12 concerti tra ospiti di provenienza internazionale e quelli della scena nazionale; una risonanza che si è potuta verificare anche attraverso i canali ufficiali del collettivo fabrica, il gruppo che organizza il festival da ormai nove anni e che con la prossima edizione festeggerà le nozze di stagno: dieci anni di successi sempre crescente, risultati che “ci rendono orgogliosi – ha detto Carlo Beligni, direttore artistico del festival – quello che era iniziato come un “fare qualcosa perché qua non c’è mai niente”, è diventato uno dei festival indipendenti e ad ingresso libero tra i più riconosciuti in Italia, e non solo tra gli addetti ai lavori”
Festa della Musica di Chianciano Terme, la prima serata
Video a cura di Indie-eye, riprese Bianca Greco
Dopo una prima giornata dedicata alle band a Km Zero tutte provenienti dalla provincia di Siena, la serata del 23 luglio ha visto succedersi sul palco Fabrizio Pocci e Il laboratorio, con il suo cantautorato folk di ottimo livello, che alla nostra tradizione nazionale applica alcuni elementi di musica latina in versione barricadera, con riferimenti al combat folk che si faceva dalle nostre parti a partire dalla seconda metà degli anni ottanta.
Più complessi i C’mon Tigre, band di altissimo livello e dalle origini apolidi; insieme ai Sycamore Age forse una delle formazioni più interessanti degli ultimi anni tra quelle coinvolte, a diverso titolo, con le produzioni del nostro paese. Sul palco del Palamontepaschi qui a Chianciano il combo ha presentato una fusione particolarissima di post rock, folk e influenze no-wave eseguendo la loro setlist senza soluzione di continuità, come se si trattasse di un brano infinito sottoposto a numerosi cambiamenti in corso d’opera, avvicinando la loro esperienza live alla psichedelia Barrettiana.
Hanno chiuso la serata i Balthazar, pop band belga raffinatissima e vicina a quelle formazioni europee che dalla musica anglofona hanno distillato gli aspetti più espressionisti. Tutta la tradizione delle torch songs passa attraverso il loro repertorio, aspetto che gli consente di presentare un live dal forte impatto rock ma anche dalla grande intensità drammatica; oltre al frontman Maarten Devoldere da segnalare la bellissima Patricia Vanneste seconda voce, ma sopratutto violino della band, suonato con quello spirito che ricorda le folk band elettriche degli anni settanta.
Ma è la terza serata che ha cominciato a fare la differenza qui a Chianciano, registrando un’affluenza notevole di pubblico. Dopo il live di Bad Love Experience è salito sul palco Giovanni Truppi, che dal vivo ha dimostrato quanto il nonsense della sua scrittura abbia una marcia in più rispetto ai cantautori degli anni zero. Coadiuvato dalla forza elettrica di Francesco Motta dei Criminal Jokers, perfettamente a suo agio con l’universo delirante di Truppi, il musicista napoletano ha regalato al pubblico chiancianese un live divertentissimo, aspro e angolare, trainato dall’approccio nervoso e schizzato con la chitarra che contraddistingue la sua musica. Ma è con i Gentleman’s Dub Club che l’area pubblico del Palamontepaschi si è riempita completamente regalando ai presenti uno show tra ska, dub e spirito rock’n’roll tra i più intensi in circolazione. Anche chi non amasse il genere, è invitato a raggiungere il concerto più vicino di questo esplosivo gruppo di Leeds che tra ritmi giamaicani e quella coolness tutta britannica, evocano più di una volta l’esplosività tagliente di band come i Redskins in versione sicuramente meno politica e più rileccata, ma con Jonathan Scratchley, front leader della band, posseduto da un vero e proprio spirito rock, sia dal punto di vista performativo, sia da quello attitudinale. Concerto davvero memorabile quello dei Gentleman’s Dub Club qui a Chianciano Terme, per il quale è necessario ringraziare i ragazzi del collettivo fabrica, capaci di intuire i gusti del pubblico e di inserire in una delle serate di punta l’intensità di uno show del genere.
La quarta serata ha replicato la formula legata alla crescita progressiva del groove. Dal pop sofisticato de Il Geometra Mangoni, band nata dalle ceneri dei Muriel e formata da Maurizio Mangoni voce e chitarra, Tommaso Rosati ai live electronics e il drumming davvero potentissimo di Fabrizio Mazzei. Il loro è un pop sofisticato e malinconico, quasi un diario sentimentale della fine, sostenuto da un’energia vicina al rock “classico” dei primi Radiohead, ma con incursioni elettroniche deturnanti affidate all’esperienza di un compositore elettroacustico come Tommaso Rosati, già attivo nel progetto tomme, una delle cose più originali a livello di sperimentazione uscite dalla toscana e non solo negli ultimi anni.
A seguire Omosumo, che si confermano come una delle realtà più valide del nostro paese, capaci di miscelare world music, tradizione popolare, house acidissima e psichedelia ancestrale, nella direzione che era di formazioni come i purtroppo dimenticati O’rang. Durante il live di Omosumo si è passati dall’ossessività dell’elettronica di consumo, alla psichedelia visionaria, fino all’hard rock degli Zeppelin. Notevolissimi e sopratutto in grado di stabilire una connessione elettiva con il pubblico, tanto che qui a Chianciano non volevano farli andar via.
Headliner della serata l’incredibile Crookers. Incredibile per svariati motivi, il primo dei quali la capacità di mettere su da solo (la line-up è costituita dal solo Phra) uno spettacolo ossessivo e divertente, come solo la techno di consumo non allineata può essere. Da “Diavolo in me” di Zucchero fino ai classici house e dance degli anni ’90, Crookers si serve di infiniti frammenti e citazioni triturando il tutto in un’indiavolata corsa techno, tenendo letteralmente sul filo il pubblico e dialogando con tutti con una coinvolgente ed energica simpatia.
C’è da dire che uno show del genere non sarebbe stato lo stesso senza il setting luci che ha accompagnato tutte le serate della Festa della Musica, capace di creare ambiente e scenario di altissimi livelli, assolutamente in linea con i grandi eventi nazionali.
L’ultima serata ha ospitato gli ottimi Mamavegas dopo due band del pisano tra cui segnaliamo gli ottimi The Occasional Band, fautori di uno ska indiavolato alla luce del quale rivedono classici della musica leggera italiana, infondendo al racconto cantautorale energia folklorica e malinconia surreale alla Jannacci, in egual misura. Si diceva dei Mamavegas, davvero originali e sorprendenti nel proporre un rock velvetiano contaminato dal folk meno battuto, quasi fossero una versione accessibile e meno tribale degli Animal Collective, da cui desumono solamente alcuni elementi, per creare uno strano ibrido tra minimalismo elettrico e musica popolare.
La Festa della Musica di Chianciano Terme si conferma quindi come una delle manifestazioni più importanti dedicate alla musica tra quelle allestite in Italia, è bene dirlo per uscire dai confini celebrativi della regione che li ospita, perché di festival come questo, allestito da più di 200 volontari in totale autonomia e che si occupano di tutti gli aspetti logistici e organizzativi, se ne vedono davvero pochi. È importante sottolineare quanto la filosofia del Collettivo Fabrica sia quella di un dispositivo professionalizzante, un vero e proprio sistema di rete che coinvolge ragazzi giovani e meno giovani in una staffetta che di anno in anno cambia i ruoli e le competenze delle persone che ci partecipano, conducendoli per mano lungo la gestione di grandi eventi tout court; “Noi preferiamo che la gente dica sono stato al festival e non al concerto di…” ha aggiunto Carlo Beligni sottolineando l’identità forte dell’intero progetto.
Un sistema dinamico quindi, che oltre alla musica, riesce a proporre cucina di qualità a chilometro zero, da quest’anno con la ritrovata collaborazione insieme ad Arci Caccia, che ha proposto un menù a base di selvaggina, pasta fresca, sughi della tradizione contadina, affettati di ottima qualità, capace di soddisfare tutti i palati. Noi di indie-eye abbiamo provato il Germano in Porchetta, constatando una qualità che è possibile trovare solo nei ristoranti con marchio Slow food, applicata al contesto popolare di una festa, anche in termini di prezzi, davvero abbordabili.
XVI Festa della Musica: la cucina
Video a cura di Indie-eye, riprese Bianca Greco
Tra gli eventi collaterali, da segnalare la collaborazione con No Dump, collettivo fiorentino che ha valorizzato l’area verde con i loro giochi insieme a LaPivot. I primi hanno curato tutta la realizzazione i secondi la progettazione e la comunicazione sociale (proiezione mapping e social media). Per il parco giochi sono stati utilizzati materiali di riciclo seguendo la filosofia del ri-utilizzo; trovando quindi nella Festa Della Musica di Chianciano Terme un ventre accogliente per le loro idee, dimostrando che si può fare molto, con poco.
Last but not least, tutti i ragazzi del Collettivo Fabrica, cuore pulsante dell’intera festa, in grado ogni anno di portare a casa risultati eccellenti offrendo al pubblico un’area di aggregazione che non solo riqualifica l’intera zona, da troppo tempo legata agli aspetti rigeneranti e curativi delle terme, e adesso finalmente per tutti.
XVI Festa della Musica, il trailer:
Trailer a cura di indie-eye. Concept e montaggio, Michele Faggi