Simone Serafini, videomaker romano, negli ultimi tre anni ha realizzato un buon numero di video musicali, alcuni dei quali contaminano la performance in studio con un approccio maggiormente visual e inventivo. La clip realizzata per Zephiro, terzo singolo che anticipa l’album “Baikonur“, in uscita nel 2022, si intitola Cosmorandagio, dove si affronta il rapporto complesso tra tecnologia, sperimentazione ed esseri viventi, mettendo al centro l’avventura di Laika nello spazio, la cagnetta spedita dai sovietici a bordo dello Sputnik.
Che Laika e il suo sacrificio per il sol dell’avvenir abbia influenzato e ispirato numerose opere dell’ingegno, anche videomusicali, è un fatto; ricordiamo a questo proposito Moan, il video di Niels Gråbøl and Ulrik Crone realizzato per Trentemøller, Sputnik 2 la cagnetta Laika bel video d’animazione diretto da Valeria Belloro per Kali, e andando ancora più indietro, sempre in ambito videomusicale, Neighborhood #2 (Laika) diretto da Josh Deu per gli Arcade Fire, fino al recente “we’ve got to try” dei Chemical Brothers, diretto dal notevolissimo Ninian Doff (leggi l’intervista su indie-eye), dove non si parla nè ci si riferisce a Laika, ma l’influenza di quella triste storia dell’avventura aerospaziale è facilmente rintracciabile, attraverso una riflessione più sottile sui limiti fisici e psichici di un essere vivente collocato al di fuori della propria cornice di riferimento.
Simone Serafini sceglie una via tutta visuale, in linea con il suo sentire e il suo modo di fare videomaking, facendo una sintesi dell’arte grafica di propaganda che guardava alla conquista dello spazio e che alla fine degli anni cinquanta recuperava le istanze dell’avanguardia degli anni venti per trasformarle in qualcosa di completamente diverso. Di quell’estetica ispirata al cosmo Serafini sintetizza con grande talento gli aspetti principali e anche quelli di un certo messianismo di regime, sfruttando immagini d’archivio e rielaborando una narrazione astratta intorno ad un concetto, tanto da recuperare anche elementi costruttivisti di qualche decennio precedenti alla Space Age sovietica, per farli interagire con una serie di riferimenti più ampi in termini storici.
Il risultato è quello di un bel lavoro combinatorio tra motion graphics e found footage.