Echo and the Bunnymen, la storica band di Will Sergeant e Ian McCulloch a Rimini per l’unica data live italiana
Gli Echo & The Bunnymen tornano dal vivo in Italia per una imperdibile data unica. La band di Liverpool formatasi nel 1978 e artefice di una neopsichedelia riletta attraverso le suggestioni post punk e new wave, arriverà a Rimini l’8 luglio prossimo presso la corte degli agostiniani. Occasione unica per ammirare nuovamente sul palco il chitarrista Will Sergeant e il frontman Ian McCulloch. Risale al 1980 il primo lp della band, intitolato “Crocodiles”, seguito da altri capolavori come “Heaven Un Here”, “Porcupine” e “Ocean Rain”, uscito nel 1984 e pilotato dal singolo “The Killing Moon”, il cui videoclip fu diretto da Brian Griffin, autore che ha collaborato a lungo anche con i Depeche Mode.
Dopo Ocean Rain è un lento declino per la band di Sergeant e McCulloch. Nel 1985 esce infatti la raccolta intitolata “Songs to Learn and Sing”, all’interno un solo inedito registrato per la colonna sonora di “Pretty in pink” e intitolato “Bring On the Dancing Horses“, un buon brano che ancora conserva i migliori guizzi creativi della band, totalmente perduti con “Echo & The Bunnymen“, album attraversato da un’elettronica opaca uscito nel 1987 e in seguito al quale McCulloch lascerà la band per dedicarsi ad una poco convincente carriera solista. Pete De Freitas, indimenticabile batterista della band, perderà la vita nel 1989 a causa di un incidente stradale.
La band pubblica un solo album senza McCulloch intitolato “Reverberation” per poi tornare insieme allo storico frontman nel 1997 con “Evegreen“, un buon album pilotato dal bel singolo “Nothing Lasts Forever “, che riporta in un certo senso la band dalle parti di “Seven Seas” e alcune tracce tra orchestra e dimensione acustica di “Ocean Rain.
Nel mezzo l’avventura Electrafixion, che sancisce nuovamente la collaborazione tra McCulloch e Sergeant con un album intitolato “Burned”, pubblicato nel 1994 insieme a Leon de Sylva e Tony McGuigan. Le sonorità sono molto più dure rispetto al repertorio dei Bunnymen, ma il songwriting è quello.
Seguono gli album “Flowers” e “Siberia” e nel 2008 esce “The Fountain“, a celebrare trent’anni di carriera.
Il penultimo album esce nel 2014 e si intitola “Meteorites“, introdotto dal singolo “Market Town”
“The Stars, The Ocean & The Moon” è il nuovo lavoro degli Echo & The Bunnymen, pubblicato l’ottobre di un anno fa, costituito per lo più da vecchi classici rivisitati con un nuovo arrangiamento orchestrale, a cui si aggiungono due soli inediti. Un tentativo, del tutto onesto, di riscrivere la propria storia e riportarla nuovamente dal vivo.
Echo and The Bunnymen, i migliori videoclip, da “Porcupine, An Atlas Adventure” a Lovers On The Run
La prima avventura rimarchevole degli Echo & The Bunnymen nel contesto dei video musicali arriva con “Porcupine“, il terzo album della band di McCulloch/Sergeant. Mentre la Wea premeva per almeno tre clip e ovviamente il coordinamento dell’artwork per il nuovo album, Bill Butt, già tecnico delle luci per gli show dei Bunnymen, pilota il progetto insieme a Brian Griffin che si era occupato delle fotografie per i due dischi precedenti della band. Il progetto iniziale si espande da tre clip ad un video di 30 minuti che include sei tracce da “Porcupine” e che verrà distribuito in versione VHS come un vero e proprio Visual Album con il titolo di “Porcupine – An Atlas Adventure“. Le tracce contenute sono: “In Bluer Skies“, “The Cutter“, “My White Devil“, “Porcupine“, “Heads Will Roll” e “The Back of Love“. Filmato quasi interamente in Islanda, taglia l’ambiente fuori e lo riproietta sulle pareti di un interno dove suonano i Bunnymen. Tra proiezioni in 16mm, qualche acquerello psichedelico sparato sui volti e le immagini de “L’uomo con la macchina da presa”, il capolavoro di Dziga Vertov, Butt/Griffin recuperano lo spirito dell’Exploding Plastic Inevitable Wharoliano e gettano le basi per una serie di video-performance future, che caratterizzeranno l’immaginario di molte band degli anni ottanta tra new wave e psichedelia.
Se si esclude “The Killing Moon“, il 1984 segna l’inizio della collaborazione dei Bunnymen con un giovane Anton Corbijn, che nello stesso anno aveva diretto alcuni capolavori tra cui il bellissimo Dr. Mabuse per i Propaganda. Il fotografo/regista olandese dirige il video di “Seven Seas“, in linea con il lavoro di rilettura che stava sperimentando sull’immaginario del cinema delle origini, applicato alla dimensione performativa. Nel 1985 recupera gli stessi stimoli per la clip di “Bring on The Dancing Horses“, andando decisamente oltre nella definizione di uno spazio di transito tra set e performance, artwork e finestre che si aprono oltre la cornice di riferimento.
Echo and the Bunnymen – Bring on The Dancing Horses – Dir: Anton Corbijn
Tutte le clip di “Echo and The Bunnymen“, l’ultimo album della band pubblicato prima dello scioglimento nel 1988, saranno dirette da Anton Corbijn. Mentre “Bedbugs and ballyhoo” colleziona alcune immagini dal vivo, filmate con quel bianconero sgranatissimo che diventerà uno dei marchi di fabbrica di Corbijn, “The Game” recupera la frontalità dei video girati nel periodo “Ocean Rain”, semplificando il set e scegliendo un approccio maggiormente fotografico, nella direzione che mette insieme home movies, passo ridotto e nuove onde del cinema anni sessanta. Il video di “Lips Like Sugar” fonde l’espressionismo fotografico di “Bedbugs and ballyhoo” con l’ossesione di Corbijn per schermi, finestre, cornici e sovrimpressioni, cercando di mantenere al centro l’identità iconica della band e rileggendo in modo creativo i video islandesi di Porcupine.
Decisamente poco memorabili i video diretti da Norman Watson per la promozione di “Evergreen”; “I Want To Be There (When You Come)” e “Nothing lasts forever“, sono due video di maniera che fanno il verso ad alcune intuizioni disseminate nella videografia precedente dei Bunnymen.
Bisogna arrivare a “Meteorites” per ritrovare quel guizzo tra intimità e libertà visiva che contraddistingue i primi Bunnymen nella loro lunga relazione con i video. L’acclamato fotografo Roger Sargent, dirige un EPK di 16 minuti che promuove l’intero album, a conferma della vocazione fotografica di una band radicata spiritualmente negli anni ottanta, quando gli artwork avevano un senso e dialogavano trans-medialmente con altre forme e cornici. Sempre di Sargent il video ufficiale di “Lovers On The Run“, solo apparentemente una nuova variante sui video di “Porcupine”, perché la dimensione personale e intima di McCulloch, filmato in solitaria dentro una stanza, viene elaborata secondo una prospettiva visual che cerca di connettere la visione psichedelica rielaborata negli ottanta, con quella della nuova cultura “sintetica”.